Israele: Bibi lascia, alternative a terze elezioni anticipate
Compleanno amaro per Benjamin Bibi Netanyahu. Nel giorno dei suoi 70 anni, 48 ore prima che scadesse il mandato ricevuto dal presidente Reuven Rivlin, il premier più longevo della storia di Israele ha rimesso l’incarico ricevuto un mese fa, dopo le seconde elezioni anticipate – le prime si erano svolte ad aprile 2019 -. Allora, Netanyahu aveva ricevuto l’incarico e, impossibilitato a formare un governo per mancanza di numeri, aveva fatto sciogliere le Camere, portando il Paese di nuovo al voto lo scorso settembre. Stavolta, tenendo fede a una promessa sua e del suo partito, il Likud, Bibi ha rimesso il mandato, concedendo di fatto il campo al suo ex sodale ora rivale, Benny Gantz, leader del partito di centro Blu e Bianco.
Alla ricerca della fiducia
Tra oggi e domani, tra il 23 e 24 ottobre, Gantz dovrebbe ricevere da Rivlin l’incarico di formare un nuovo governo. Se non dovesse riuscirci nei 28 giorni concessigli, prima di rassegnarsi all’ipotesi di tornare alle urne per la terza volta di seguito, la legge israeliana prevede che uno qualsiasi dei parlamentari della Knesset potrebbe cercare di aggregarne altri 60 in 21 giorni per formare un governo.
L’ipotesi elezioni, tuttavia, è quella più accreditata, a meno di un clamoroso colpo di scena: il definitivo passo indietro di Benjamin Bibi Netanyahu. Già, perché il punto è proprio questo: il suo ruolo. Se Avigdor Lieberman, il leader di Israel Beytenu, è ancora l’ago della bilancia – perché con i suoi parlamentare può determinare o meno la nascita di un governo -, sarà la presenza o meno di Bibi a garantire il successo del tentativo.
Sin dai primi risultati ufficiali e dalle prime consultazioni dopo le elezioni di aprile, il presidente Rivlin è stato chiaro: il Paese necessita di stabilità. Ha subito allontanato l’ipotesi elezioni, chiedendo a tutti, invece, durante gli incontri pubblici con i due grandi partiti vincitori della tornata, di lavorare per un governo unitario di coalizione. Ipotesi che, se da un lato ha trovato favore in entrambi i movimenti, dall’altro ha comunque visto l’opposizione di Blu e Bianco alla presenza nell’esecutivo di Netanyahu.
Il tentativo fallito
Sul tavolo c’era la proposta di un governo con Netanyahu al timone per due anni, per poi essere sostituito da Gantz. Una modalità già utilizzata nella storia di Israele. E l’idea era che Bibi si prendesse una sorta di periodo sabbatico, se il procuratore generale, entro la fine di quest’anno, dovesse procedere contro di lui nei tre casi penali che lo riguardano.
Nel suo messaggio sui social di ieri, Netanyahu ha ribadito di avere lavorato a questa ipotesi, ma di aver trovato l’ostruzionismo da parte di Blu e Bianco. Gantz e i suoi, infatti, sarebbero e sono disposti ad un governo di coalizione, ma senza di lui, magari puntando su altro esponente del Likud.
Rebus sic stantibus, fiutando al situazione, il premier uscente negli ultimi giorni prima ha blindato i suoi, dopo che un paio avevano provato una fuga in avanti, e poi ha blindato l’alleanza con l’estrema destra, ma gli sono mancati sei voti. Lieberman, infatti, che con il suo Israel Beytenu di parlamentari ne ha otto, non vuole governare con l’estrema destra: ha proposto un governo di coalizione con Blu e bianco e Likud, ma ha trovato l’opposizione di Bibi sull’alienazione degli ortodossi e quella di Benny su Netanyahu.
Un governo senza Bibi
Quando Rivlin darà il mandato a Gantz, questi sarà il primo candidato diverso da Netanyahu a cercare di formare un governo dal 2008, quando Tzipi Livni non riuscì a costruire una coalizione. L’ipotesi più accreditata è, come detto anche da Netanyahu nel suo discorso di lunedì 21 ottobre, quella di un governo di minoranza a guida Gantz.
Questi in teoria ha il sostegno di 54 parlamentari dal centro, dalla sinistra e dai partiti arabi (Blu e bianco 33; Labour-Gesher sei; Democratic Camp cinque; e 10 parlamentari dalla lista araba unita, visto che tre già da tempo hanno dichiarato la loro opposizione). Ma i 10 arabi di quel gruppo non si unirebbero a una coalizione a guida del capo di Blu e bianco anche perché, non dimentichiamolo, Benny Gantz era il capo dell’esercito durante l’ultima sanguinosa operazione di guerra israeliana su Gaza nel 2014, per la quale è anche incriminato all’Aia.
Un appoggio esterno potrebbe dargli una base per tentare di convincere qualcuno del Likud a sostenerlo, perché difficilmente Israel Beitenu potrebbe entrare in una coalizione sostenuta dagli arabi. Una soluzione, oltre al passo indietro di Netanyahu, ci sarebbe: un governo di coalizione a rotazione, ma con Gantz al timone per primo. Ciò verrebbe incontro alle richieste di Rivlin e assicurerebbe una guida al Paese. Ma c’è un problema: in questo modo Bibi, chiamato a giudizio dal procuratore generale, non andrebbe a giudizio da premier, e non potrebbe quindi crearsi un eventuale paracadute legislativo. A meno che non riceva garanzie in merito, è difficile accetti. E lo spettro delle terze elezioni anticipate di fila si fa sempre più vivo.