Cibo e città: sindaci uniti per una vera rivoluzione alimentare
Nel giorno in cui si celebra la Giornata mondiale dell’alimentazione, il tema della sostenibilità del cibo torna a giocare un ruolo di primo piano. Da anni, infatti, in molti denunciano il fatto che il sistema alimentare globale sia ormai fortemente compromesso. Dopo i miglioramenti registrati nel corso degli ultimi anni, ormai dal 2017 il numero di persone che soffrono di varie forme di malnutrizione (dalla malnutrizione cronica all’obesità) è tornato ad aumentare. Il sistema alimentare attuale si contraddistingue per una serie di gravi paradossi che producono ripercussioni importanti per la salute delle persone, degli animali e del pianeta.
Nel corso dei decenni, il cibo si è purtroppo progressivamente trasformato in una vera e propria merce, forse la più globalizzata di tutte, e occorre un cambio di paradigma decisivo per assicurare la sostenibilità della filiera alimentare. In questo contesto, le città stanno tornando a giocare un ruolo sempre più decisivo come nuovi importanti attori della sicurezza alimentare globale e locale. Il cibo pone infatti una serie di sfide e interrogativi importanti che se non affrontati in modo adeguato rischiano di provocare delle conseguenze drammatiche soprattutto nei centri urbani di piccole, medie o grandi dimensioni.
I centri urbani nuovi attori globali
Oggi più di metà della popolazione mondiale risiede in centri urbani i quali, pur occupando circa il 3% della superficie della Terra consumano quasi l’80% del cibo prodotto, l’80% del fabbisogno energetico e producono il 60% di diossido di carbonio. Senza cambiamenti sostanziali, le emissioni di gas serra legate al sistema alimentare sono destinate ad aumentare del 40%. Nelle grandi città del mondo, il 13% delle emissioni è legata al cibo, anche e soprattutto a causa di diete sempre più ricche di proteine animali e cibi processati.
Nei prossimi 30 anni, più di 2 miliardi e mezzo di persone – quasi tutte in Africa o in Asia – si trasferiranno in centri urbani più o meno grandi, con il rischio di andare ad aumentare il numero di persone (oggi più di 900 milioni) che già oggi vivono in periferie degradate e prive di servizi e soffrono di insicurezza alimentare. Le città sono pertanto il luogo in cui nei prossimi anni i cittadini sperimenteranno sempre più i problemi legati alla insostenibilità del mondo in cui viviamo, dal cambiamento climatico, agli impatti sulla salute alla polarizzazione economica e sociale, con gravi rischi per la stabilità politica e l’equilibrio delle nostre comunità.
Il ruolo delle food policies
Negli ultimi anni gli sforzi delle città per realizzare un sistema alimentare più sostenibile si sono moltiplicati, anche grazie alla nascita di importanti network tra cui il Milan Urban Food Policy Pact (Mufpp) e il C40. Diverse città hanno iniziato a guidare questa transizione, lanciando delle vere e proprie politiche alimentari urbane (urban food policies) che gestissero in modo integrato ed efficace tutte quelle politiche che sono in grado in maniera diretta o indiretta di incidere fortemente sull’alimentazione urbana, metropolitana e rurale. I sindaci hanno avviato quindi una vera e propria rivoluzione alimentare basata sui principi della filiera corta, una gestione più verde degli appalti pubblici e la riduzione degli sprechi alimentari all’interno di tutta la filiera.
La scorsa settimana, centinaia di primi cittadini di tutto il mondo si sono riuniti tra Montpellier e Copenhagen, per ribadire con forza la necessità di fare delle città dei veri e propri laboratori di sostenibilità per promuovere una transizione decisa verso un sistema alimentare più sostenibile, per esempio dimezzando sprechi e perdite alimentari, ma anche favorendo la transizione verso diete più sostenibili e con un minore impatto sull’ambiente e la salute dei cittadini.

Un’economia circolare del cibo
Una gestione sostenibile e circolare del sistema alimentare è pertanto fondamentale non solo per creare un sistema alimentare più equo e salubre, ma anche per dare piena attuazione agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) presenti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il cibo è infatti estremamente legato a tutti gli SDGs. Un sistema alimentare veramente sostenibile permetterebbe infatti di combattere la povertà, ma anche di preservare la salute, tutelare le risorse naturali, creare un sistema agricolo innovativo e meno impattante dal punto di vista energetico, ridurre le disuguaglianze di genere ed economiche, dare a tutti la possibilità di avere un grado di istruzione e un’occupazione adeguata, mantenere la pace e la stabilità politica e garantire uno sviluppo rurale e urbano sostenibile, ad esempio rafforzando le partnership a vari livelli. Le città svolgono e svolgeranno un ruolo fondamentale in questa battaglia per realizzare una profonda rivoluzione alimentare.
I sindaci di tutto il mondo si stanno gradualmente imponendo come nuovi attori della sicurezza alimentare mondiale e locale, colmando il vuoto lasciato dagli Stati e lanciando delle politiche volte finalmente a restituire al cibo e alle persone che lo producono il valore che merita.
Foto di copertina © Monika Skolimowska/DPA via ZUMA Press