Conte bis: i primi passi e le prove generali di governo
La politica estera ebbe un ruolo marginale nel contratto di governo della precedente maggioranza giallo-verde. Altrettanto, si può dire per le ‘linee programmatiche’ del governo Giuseppe Conte bis, sostenuto da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali. Escludendo i riferimenti alla politica comunitaria, un solo paragrafo su 29 del nuovo programma è dedicato alla politica estera di sicurezza e difesa del nostro Paese.
Il nuovo indirizzo
Vi si afferma anzitutto che “il governo persegue la tutela degli interessi nazionali, promuovendo un nuovo equilibrio globale basato sulla cooperazione e la pace e rafforzando il sistema della cooperazione allo sviluppo”. Il termine “nuovo” appare una presa di distanza dalla linea della precedente Amministrazione che pure era guidata dallo stesso Conte. Anche l’accento sulla “cooperazione”, sull’equilibrio globale e la pace, che non figuravano affatto nel precedente contratto, sono indicativi di un nuovo indirizzo.
Altrettanto si può dire per il linguaggio che segue, in cui si afferma che questo nuovo corso deve avvenire “nel quadro di un multilateralismo efficace, basato sul pilastro dell’alleanza euro-atlantica, con riferimento all’opera delle Nazioni Unite, e sul pilastro dell’integrazione europea”.
Nulla di più ortodosso del ritorno a questa concezione della politica estera italiana del Conte bis, ulteriormente corroborato dal “multilateralismo efficace”, appartenente al lessico delle prime strategie comuni sulla sicurezza dell’Unione europea e il cui significato attuale è stato approfondito dal presidente del Consiglio nel suo ultimo discorso a New York.
Si tratta di un concetto che, per quanto vago, si distanzia nettamente dal sovranismo e dalla “centralità dell’interesse nazionale e del principio di non ingerenza negli affari interni dei singoli Stati” promosso dal precedente governo.
Africa, giovani, forze armate
Mentre per il contratto giallo verde l’area di principale interesse strategico era quella del Mediterraneo – con un riferimento implicito alla questione degli sbarchi -, per l’attuale governo è prioritaria l’Africa. Il Conte bis si impegna infatti a “rafforzare – anche all’interno dell’Unione europea – una politica di investimenti mirata al continente africano, secondo un modello di partenariato tra pari”.
Si tratta quindi di rilanciare il concetto di “aiutare a casa loro” i Paesi cui appartiene il popolo degli sbarchi. Vi è da augurarsi che questa linea, proclamata da vari decenni, possa condurre anche a una gestione meno traumatica del fenomeno migratorio africano. Essa non può che avere, come si dice nel documento, una dimensione europea.
Un passaggio del paragrafo è dedicato agli italiani all’estero e alla necessità di tutelarli: un’esigenza incontestabile visto anche l’aumento del numero dei giovani costretti a cercare un lavoro fuori dai patrii confini, un fenomeno che la nuova compagine vuole affrontare in via prioritaria.
Brevissimo anche il paragrafo dedicato dal Conte bis alle Forze armate, mentre il ruolo della diplomazia non è menzionato. Vi è un significativo riferimento all’esportazione delle armi e della componentistica oltreché all’esigenza di rendere più stringente la normativa, evitando l’esportazione che possa “colpire la popolazione civile”.
Una preoccupazione umanitaria quest’ultima che, se applicata alla lettera, limiterà il nostro export in questo settore. Anche qui ci si allontana dalla posizione della coalizione giallo-verde sull’argomento, che proclamava “l’imprescindibile tutela dell’industria italiana del comparto difesa” mentre la Lega nord promuoveva nel suo programma di partito la reintroduzione del servizio militare e il perseguimento di una “strategia aggressiva” nel campo della produzione ed esportazione degli armamenti.
Che cosa manca
Vista la ristrettezza dei tempi per la formazione del nuovo governo è comprensibile che non tutto lo scibile internazionale sia stato incluso nel programma del Conte bis. Vale comunque la la pena gettare uno sguardo agli aspetti mancanti.
Campeggia anzitutto la mancanza di qualsiasi riferimento ai rapporti con la Russia, che invece costituiva un elemento centrale del precedente contratto. Vi si parlava di una rimozione immediata delle sanzioni nei confronti della Federazione russa, un Paese “da percepirsi non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale”. Gli eventi successivi alla stipula del contratto, sebbene non ancora chiariti, propongono una possibile nuova lettura delle ragioni di tale particolare attenzione.
Il programma non fa giustizia alle questioni sicurezza, difesa e controllo degli armamenti e, in generale, i temi strategici non trovano spazio alcuno. Tale lacuna è stata in parte colmata dall’intervento del premier Conte alle Nazioni Unite, nel quale ha fatto riferimento a temi strategici e alle principali situazioni di tensione internazionale quali la Libia, la Corea del Nord e in particolare l’Iran.
Nel ribadire il perdurante impegno a favore del mantenimento dell’accordo sul nucleare iraniano, il premier ha lanciato un appello a Teheran “affinché ritorni al pieno adempimento dei suoi obblighi ai sensi del Jcpoa”. Si è però astenuto dal chiedere che altrettanto facciano gli americani ovvero quelli che, avendo mandato all’aria l’accordo, impediscono al resto del mondo di applicarlo.
Doveri e responsabilità
Nel complesso ciò che qualifica la posizione del nuovo governo è la volontà di rassicurare, attraverso un’iniziale prudenza, l’opinione nazionale, quella internazionale e i mercati. Un rinnovato impegno europeo, il sostegno alla nomina della nuova presidente della Commissione europea, la designazione di un credibile commissario italiano appaiono passi concreti nella giusta direzione
Spetta ora alla diplomazia italiana dare attuazione alle nuove linee programmatiche, riempire le casella mancanti e trovare il modo di profilare maggiormente il Paese sul fronte internazionale sperando che la Farnesina sia dotata dei mezzi necessari per farlo.