Usa 2020: democratici, un tentativo di frenare a sinistra
Il secondo dibattito televisivo fra gli aspiranti alla nomination democratica per Usa 2020 non ha riservato grandi sorprese e ha sostanzialmente confermato le dinamiche emerse nel precedente dibattito, a cominciare da uno sbilanciamento a sinistra che non ha eguale nella storia del Partito democratico. Nel contempo, il nuovo incontro si è distinto per un tentativo, tanto visibile quanto inefficace, di frenare tale svolta.
Sul palco di Detroit, il Partito democratico si è rivelato diviso come non mai tra una maggioranza di progressisti che discutono un radicale cambiamento di sistema e una minoranza di moderati che giudicano insufficiente anche quanto realizzato da Barak Obama, sebbene quest’ultimo sia l’unico presidente democratico ad avere vinto per due volte la maggioranza del voto popolare negli ultimi settant’anni.
I centristi già all’ultima chance
In questo quadro, contendenti quali l’ex deputato del Maryland John Delaney, l’ex governatore del Colorado John Hickenlooper e il governatore del Montana Steve Bullock hanno individuato in una maggiore visibilità l’ultima chance per non dovere rinunciare alle proprie ambizioni presidenziali e, abbandonato ogni tatticismo, hanno fatto il possibile per cercare di riportare da sinistra al centro l’asse del partito.
Temi di sinistra quali la lotta al cambiamento climatico, il libero accesso all’istruzione universitaria e un approccio nei confronti dell’immigrazione che arrivi a depenalizzarne la clandestinità hanno ricevuto l’ormai consueta attenzione. La questione che in maggior misura ha acceso gli animi è stata l’assistenza sanitaria. I moderati, primo tra tutti l’ex vicepresidente Joe Biden, hanno difeso quello che potrebbe essere definito come un approccio incrementale volto a consentire la scelta tra una copertura assicurativa sanitaria pubblica e una privata.
Il senatore del Vermont Bernie Sanders, la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren e in qualche misura anche la senatrice della California Kamala Harris hanno respinto tale approccio, giudicandolo troppo debole per garantire un’effettiva assistenza sanitaria universale e per generare quella forte affluenza elettorale necessaria per conquistare la Casa Bianca.
La questione della riforma della giustizia penale
In uno sviluppo che ha offerto al senatore del New Jersey Cory Booker la visibilità di cui aveva bisogno per continuare nella sua avventura elettorale, un rilievo insolito è stato poi attribuito a un tema in genere lontano dalle priorità del Partito democratico: la riforma della giustizia penale. Questo mentre di quello che dovrebbe essere il futuro assetto degli Stati Uniti nei confronti del resto del Mondo si è parlato davvero molto poco, per quanto la politica estera costituisca uno dei pochi settori in cui il Congresso svolge un ruolo relativamente limitato e la presidenza gode di un’autorità quasi senza limiti.
Sotto ogni punto di vista, Sanders e la Warren si sono distinti per una buona prestazione, ma, più dell’energia con la quale hanno riproposto le proprie idee, a colpire l’attenzione del pubblico, e degli addetti ai lavori, è stato il modo con il quale si sono sostenuti l’uno con l’altro, evitando uno scontro da molti giudicato come inevitabile visto che si dividono lo stesso elettorato.
Chi sale e chi scende
Nell’insieme, l’evento non ha solo avuto l’effetto di consolidare le candidature di sinistra di Sanders e della Warren, ma ha raggiunto anche il risultato di presentare al grande pubblico la candidatura di Bullock come l’unica vera alternativa a quella di un Biden che, a differenza di quanto avvenuto poche settimane fa, si è difeso bene dagli attacchi lanciati nei suoi confronti da Booker e dalla Harris. Lo stesso non si può dire per quest’ultima, che molto ha sofferto i colpi infertile per il suo passato da procuratore dalla deputata delle Hawaii Tulsi Gabbard.
Quanto agli altri, ad iniziare dall’ex rappresentante del Texas Beto O’Rourke e con l’eccezione dell’autrice e attivista Marianne Williamson che ha insistito sull’esigenza di pagare delle riparazioni agli afroamericani i cui antenati sono stati ridotti in schiavitù, l’impressione è che abbiano preferito prendere tempo, optando per un basso profilo.