IAI
Sistema elettorale insoddisfacente

Nigeria: Buhari confermato, ma i problemi restano

17 Giu 2019 - Jesse Colzani - Jesse Colzani

“Gravi carenze organizzative, procedure poco trasparenti, generale mancanza di sicurezza, e affluenza molto bassa”: non è affatto positivo il bilancio fatto dall’Osservatorio elettorale dell’Ue in Nigeria circa le elezioni presidenziali che si sono tenute nel Paese africano il 23 febbraio e che hanno visto la riconferma di Muhammadu Buhari.

Nel complesso – si legge nella relazione appena pubblicata dalla missione di osservazione elettorale dell’Unione europea– vi è stato un certo livello di competizione tra le forze politiche e la società civile è stata maggiormente coinvolta nella campagna elettorale. Un lieve miglioramento, che però pare tutt’altro che soddisfacente per la Nigeria, che risulta essere ancora uno dei Paesi con il più alto tasso di corruzione al mondo.

Buhari rieletto, Abubakar battuto
Le elezioni hanno visto il presidente Buhari – 76 anni – uscire vincitore con il suo All Progressive Congress, con cui governerà il Paese per altri quattro anni. Forte dell’appoggio del 56% dei votanti nigeriani, Buhari ha sconfitto il principale candidato dell’opposizione Atiku Abubakar, il cui partito People’s Democratic Party si è invece fermato al 41%.

La reazione del presidente Buhari al report dell’Ue è stata positiva: ha espresso soddisfazione per il riconoscimento dei risultati e ha accolto le critiche e le raccomandazioni in modo molto diplomatico.

Come si poteva immaginare, data la complessità della regione, queste elezioni sono state caratterizzate da episodi controversi e poco chiari. Molte critiche, per esempio, sono state mosse contro la decisione di posticipare il voto di una settimana, essendo stata comunicata solamente cinque ore prima dell’apertura dei seggi e poi giustificata da un mero ritardo nel trasporto del materiale elettorale.

Le violenze non sedate e la partecipazione della società civile
Uno dei dati più impressionante riguarda la quantità di violenze a cui si è assistito nelle settimane precedenti al voto: sarebbero circa 150 le persone morte per motivi riconducibili alle elezioni. Sono stati riportati diversi casi di attacchi, rapimenti, e omicidi diretti agli ufficiali della Commissione elettorale nazionale – a questi ultimi peraltro viene attribuito il merito di avere reso queste elezioni più democratiche -. Molto poco è stato fatto dalle autorità facenti capo al governo di Buhari per prevenire e sedare le violenze commesse dai suoi sostenitori contro le opposizioni ed altri funzionari governativi.

Le elezioni in Nigeria hanno visto una partecipazione molto alta della società civile nella campagna elettorale e, più in generale, nella vita politica del Paese. Un esempio è dato dalla campagna #NotTooYoungToRun, con cui l’anno scorso si è ottenuta la riduzione dell’età minima per essere eletti presidente da 40 a 30 anni – in Nigeria l’età media si attesta intorno ai 18 anni -. Vi è stata poi una notevole mobilitazione da parte dei cittadini che si sono improvvisati osservatori elettorali per ovviare alle visibili carenze a livello governativo.

Nonostante l’attiva partecipazione dei cittadini, e nonostante la popolazione nigeriana sia cresciuta di oltre 20 milioni di persone dalle scorse elezioni, l’affluenza alle urne ha subito un deciso calo, attestandosi al 34%, con un milione di votanti in meno rispetto alle presidenziali del 2015.

I tre punti programmatici del presidente confermato
Nel discorso di insediamento pronunciato in occasione del Democracy Day, il rieletto presidente Buhari ha riaffermato l’importanza dei tre punti programmatici grazie a cui era stato eletto la prima volta: sicurezza, economia e lotta alla corruzione. Paragonando il “gigante d’Africa” ai successi economici di Cina, Indonesia, e India (ma tenendo a precisare che solo l’ultimo è un esempio politico da seguire), Buhari è parso ottimista in relazione all’ambizioso obiettivo di far uscire oltre 100 milioni di cittadini nigeriani dalla povertà entro dieci anni. Il presidente di etnia fulani ha poi sottolineato come continui ad esserci una forte necessità per la Nigeria di attrarre investimenti per potere proseguire nella creazione di una rete infrastrutturale che possa includere le zone rurali nel ciclo economico del Paese.

Buhari si è anche espresso riguardo la politica estera, soffermandosi sul ruolo di leader che il Paese ricopre per la stabilità del Sahel – regione colpita da desertificazione, carestie e conflitti civili. Sebbene la minaccia di Boko Haram sia stata fortemente ridimensionata durante il primo mandato del presidente Buhari, i gruppi terroristici di matrice islamica continuano a sfruttare la mancanza di controllo governativo su alcune regioni settentrionali del paese per reclutare nuovi giovani soldati e per spostarsi liberamente attraverso i confini di Niger, Mali e Ciad.

Milizie islamiche e tensioni etniche
Sconfiggere le milizie islamiche non sarà sufficiente per garantire sicurezza e stabilità alla regione, considerata la recente escalation di violenze causata delle tensioni etniche tra popolazioni locali. Un conflitto su cui molti accusano Buhari di non aver agito abbastanza e che vede contrapposti i contadini cristiani nel sud industrializzato e pastori musulmani di un nord sempre meno vivibile a causa dell’avanzata del Sahara.

Nel complesso, si può notare come la rielezione del presidente Buhari non sembra aver scosso gli equilibri più visibili della prima economia africana. Difficilmente si assisterà ad un significativo cambio di direzione rispetto alla strategia economica impostata da Buhari. Tuttavia, dietro questa apparente stabilità politica che non sempre si incontra nel continente africano, è ben visibile una situazione socio-economica abbastanza preoccupante, con tassi di inflazione e disoccupazione allarmanti, conflitti civili sul territorio, e un forte divario economico tra territori ed etnie. Buhari viene visto da molti come inadatto a gestire una situazione così complessa, a causa della sua età e dei problemi di salute che lo hanno costretto a lasciare il territorio per oltre cinque mesi.

Nel suo discorso di insediamento, il presidente Buhari ha affermato di aver “rimesso in piedi il Paese”. Ora, non resta che vedere se il gigante d’Africa sarà in grado di camminare.