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Cautele di Helsinki e timori di Mosca

Finlandia: la neutralità Nato secondo il nuovo governo

28 Giu 2019 - Rodolfo Bastianelli - Rodolfo Bastianelli

Mentre la Finlandia si appresta a cominciare dal 1° luglio il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione europea (mesi in cui dovrà gestire la complessa partita delle euro-nomine), la nuova coalizione di centro-sinistra guidata da Antti Rinne formatasi nel Paese scandinavo dopo le elezioni del 14 aprile scorso e composta da socialdemocratici, Partito di centro, Verdi, Alleanza di sinistra e Partito popolare svedese di Finlandia non sembra distanziarsi molto, sul piano della politica estera, dalla linea seguita dal precedente esecutivo di centro-destra di Juha Sipilä.

E questo nonostante la presenza al governo dell’Alleanza di sinistra, da sempre fortemente critica verso l’abbandono della politica di neutralità e la possibile adesione di Helsinki alla Nato e la contemporanea assenza dei conservatori della Coalizione nazionale, che in questi ultimi anni avevano sostenuto una partecipazione a pieno titolo della Finlandia nelle struttura dell’Alleanza Atlantica.

Margini di cooperazione con la Svezia e preoccupazione russa
Nel programma presentato dalla coalizione al Parlamento, se da una parte si ribadisce che la Finlandia rimarrà al di fuori di ogni schieramento di carattere militare, dall’altro però si afferma che Helsinki continuerà a collaborare con la Nato, tanto che la possibilità di entrarvi a far parte resta tuttora sul tavolo delle opzioni. Il nuovo esecutivo intende anche rafforzare la cooperazione con la Svezia, aggiungendo inoltre che, essendo la Finlandia membro dell’Unione europea, questa non potrebbe rimanere neutrale se si presentasse un concreto pericolo per la sicurezza in prossimità dei suoi confini nazionali o in qualsiasi altra parte del continente. Tuttavia, ad una più attenta analisi, la linea del nuovo esecutivo di centro–sinistra presenta però alcune sfumature che la differenziano da quella seguita dalla precedente alleanza di centro–destra.

Infatti, nel programma viene dichiarato come non sarà permesso l’uso del territorio nazionale per attuare azioni offensive nei confronti di un altro Paese, un riferimento assente nelle linee programmatiche tracciate dal precedente governo ed inserito anche allo scopo di riassicurare la Russia, la quale aveva più volte espresso il timore che, nell’eventualità di un conflitto, la Nato avrebbe potuto disporre delle installazioni militari finlandesi. Inoltre, lo stesso potenziale pericolo rappresentato da Mosca viene meno enfatizzato rispetto al passato, dato che la Russia viene indicata solo come uno dei Paesi che stanno cercando di conquistare una più significativa presenza sulla scena politica internazionale, mentre non vi è più alcun riferimento alla crisi ucraina ed al suo possibile effetto destabilizzante sulla sicurezza europea.

La porta semi-aperta dell’adesione
Va comunque ricordato come nelle relazioni internazionali della Finlandia un ruolo significativo sia attribuito al presidente della Repubblica, al quale, secondo la Costituzione, spetta la prerogativa di dirigere la politica estera in collaborazione con il governo. Fin dal momento della sua elezione avvenuta nel 2012, l’attuale capo dello Stato Sauli Niinistö ha infatti sostenuto una linea di più stretta cooperazione con la Nato, arrivando anche ad ipotizzare nell’estate scorsa come l’adesione all’Alleanza fosse una possibilità, pur riaffermando che il punto chiave della politica estera di Helsinki restava che la Finlandia non si sarebbe impegnata in nessun conflitto armato.

Ed in un’intervista rilasciata lo scorso 12 giugno a Bloomberg, lo stesso Niinistö ha dichiarato come, in merito all’adesione all’Alleanza Atlantica, la posizione ufficiale di Helsinki è che questa possibilità continua a restare sul tavolo, ma che nel contesto attuale una partecipazione finlandese alla Nato porterebbe solo ad un aumento delle tensioni nella regione. Infine, pur dichiarando come la Finlandia non intenda provocare la Russia, il presidente finlandese ha affermato che il governo non permetterebbe a Mosca di usare il territorio finlandese per un’eventuale offensiva contro i Paesi baltici e che la difesa è pronta per contrastare ogni attacco al territorio nazionale, anche se lo stesso Niinistö ha poi dichiarato di non ritenere realistica l’eventualità di un’azione militare russa contro la Finlandia e le altre nazioni del Baltico.

Le posizioni di opinione pubblica e forze politiche 
L’opinione pubblica rimane però contraria ad un ingresso nella Nato, visto che, stando ad un sondaggio diffuso lo scorso anno dalla televisione nazionale Yle, solo il 30% della popolazione appoggerebbe l’adesione di Helsinki all’Alleanza Atlantica; una percentuale tuttavia in rialzo rispetto al 20% registrato nella precedente rilevazione. Tra le forze politiche, sono apertamente favorevoli ad una partecipazione a pieno titolo della Finlandia nella Nato i conservatori della Coalizione nazionale ed i liberali del Partito popolare svedese della Finlandia.

Si oppone invece all’ingresso, dichiarandosi tuttavia pronto a valutare un’eventuale adesione ed a riconsiderare la neutralità finlandese nel caso in cui la Svezia decidesse di aderire alla Nato, il Partito di centro che nel nuovo esecutivo disporrà proprio del dicastero della Difesa, mentre il Partito socialdemocratico è contrario alla partecipazione all’Alleanza Atlantica ma, al pari dei centristi, è favorevole ad una maggiore cooperazione militare con la Svezia dicendosi disposto anche a rivedere la sua posizione in merito all’adesione della Finlandia qualora Stoccolma entrasse nella Nato. Si oppongono alla partecipazione pure i Verdi, i quali sostengono però nello stesso tempo l’aumento del budget annuale per la Difesa ed una più stretta cooperazione militare con la Svezia.

È fermamente contraria ad un ingresso della Finlandia nella Nato l’Alleanza di sinistra che si oppone anche un incremento delle spese militari, pur appoggiando comunque la collaborazione con la Svezia ed è infine fortemente critico verso la prospettiva di un ingresso nell’Alleanza Atlantica il Partito dei finlandesi (già partito dei Veri finlandesi), la formazione della destra nazionalista ed euroscettica che alle ultime legislative, con il 17,4% dei voti, si è piazzata seconda appena dietro i socialdemocratici.

Foto di copertina © Nicolas Landemard/Le Pictorium Agency via ZUMA Press