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Al voto fino al 19 maggio

India: elezioni, verso l’esito l’incerta sfida tra Modi e Gandhi

14 Mag 2019 - Nello del Gatto - Nello del Gatto

È ormai prossima al termine la lunghissima tornata elettorale in India che ha visto impegnati nel voto circa 900 milioni di cittadini, in aumento di nove milioni rispetto alle passate elezioni del 2014. Le elezioni, iniziate lo scorso 11 aprile, termineranno il 19 maggio con i risultati che si conosceranno, per tutti i 29 Stati indiani e i 7 territori dell’Unione, il 23 maggio.

Si tratta delle elezioni più lunghe al mondo che dovranno portare all’elezione dei 543 membri della Lok Sabha, la Camera bassa del Parlamento indiano, mentre due saranno nominati dal presidente indiano. Più di ottomila i candidati, appartenenti a 2000 partiti, che sperano di ottenere un posto nel Parlamento a New Delhi.

L’India adopera un sistema uninominale secco di derivazione inglese ed utilizza macchinette elettroniche per il voto, mentre la certificazione del voto avviene tramite un segno con inchiostro indelebile sull’indice dell’elettore votante. In ogni circoscrizione (sono 543 come il numero dei seggi da assegnare in Parlamento) va a New Delhi il candidato che prende il maggior numero di voti.

Ovviamente vi sono Stati che, per estensione e numero di abitanti, hanno un maggior numero di circoscrizioni rispetto ad altri per cui hanno un peso politico maggiore, come l’Uttar Pradesh, il Maharashtra e il Bengala occidentale.

La scelta tra l’uomo forte e il rampollo
Grandissima l’attesa per capire in che direzione andrà il Paese nei prossimi anni. La tornata elettorale, infatti, sin dal principio, si è incentrata sulla sfida tra i due candidati più forti, il premier uscente Narendra Modi, leader del Bjp (Bahratiya Janata Party, il Partito del Popolo indiano), e Rahul Gandhi, presidente dell’Inc (Indian National Congress), figlio di Sonia Gandhi, storica leader del partito, vedova di Rajiv e nuora di Indira Gandhi.

Potrebbe dunque essere il giovane rampollo dei Gandhi la vera sorpresa, la novità. Tutto è però ancora da vedersi, anche perché Modi, pur molto discusso e contestato in alcuni ambienti, ha tuttora un suo vasto seguito. Nelle scorse elezioni, Modi aveva conquistato 282 seggi e ora vorrebbe bissare. In quella occasione, lui che era stato primo ministro dello stato del Gujarat, riuscì a sconfiggere il regno decennale del partito del Congresso.

Ha condotto una campagna elettorale decisa, che ha avuto come slogan “un’India determinata, un’India più potente”. Modi punta su temi nazionalisti come la lotta al terrorismo, la crescita economica, migliori condizioni di vita per agricoltori e contadini, la riforma del sistema delle pensioni, infrastrutture e la cancellazione dell’articolo 35A della Costituzione indiana che garantisce a Jammu e Kashmir lo statuto di regione speciale.

Modi è indubbiamente un premier forte ma certo non tutti lo amano. I suoi detrattori non apprezzano il suo nazionalismo indù accentuato. La base elettorale di Modi è chiaramente basata sulla popolazione induista. Il premier uscente non è invece amato dalle minoranze, in primo luogo quella musulmana: ha promesso tra l’altro la ricostruzione del tempio di Rama ad Ayodya, dove è stato soppiantato da una moschea ancora funzionante; la disputa ha portato a scontri cruenti tra musulmani e hindu con alcuni massacri.

Alcune sue mosse sono state inoltre fortemente contestate, come ad esempio la messa fuori corso a sorpresa delle banconote da 500 e 1000 rupie per lottare contro l’evasione fiscale, la cosiddetta ‘demonetizzazione’ che il premier annunciò dall’oggi al domani nel novembre del 2016.

Promesse elettorali e scontro con il Pakistan
Dal lato opposto vi è il suo principale contendente, Rahul Gandhi, che spera di riportare alla ribalta il suo partito dopo il risultato fallimentare del 2014 quando il partito del Congresso ottenne solo 44 seggi. Rahul, da molti non considerato carismatico e forte come i suoi genitori, promette nuovi posti di lavoro, reddito minimo garantito per le fasce più povere della popolazione, la modifica della legislazione che regola il lavoro femminile, la cancellazione dei debiti dei contadini, una maggior tutela dei diritti dei minori, lotta alla corruzione e quote rosa nel Governo.

I risultati finali del voto, anche secondo gli analisti, sono al momento difficili da prevedere. Le quotazioni di Modi, calate nella prima parte dell’anno, sono invece risalite nell’ultimo periodo, specie dopo gli ultimi eventi della crisi indo-pakistana, con l’India che ha mostrato il suo carattere forte, su un tema molto sensibile per gli indiani. Lo scorso 14 febbraio un attacco kamikaze nel Kashmir fece 42 vittime tra le forze di sicurezza indiane. New Delhi reagì bombardando il villaggio pakistano di Kotli. Una mossa che ha fatto riguadagnare consensi a Modi.