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Sulla politica dell'immigrazione

Diritti dell’uomo: rilievi Onu a Italia e risposte inadeguate

30 Mag 2019 - Natalino Ronzitti - Natalino Ronzitti

Il 15 maggio, l’ufficio delle procedure speciali dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite dei diritti dell’uomo ha spedito una lunga lettera (11 pagine!) al Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, tramite il nostro rappresentante presso la sede di Ginevra dell’Onu, in cui si denuncia la politica italiana in materia di contrasto all’immigrazione come una violazione grave dei diritti dell’uomo.

La lettera ha suscitato la reazione stizzita del ministro dell’ Interno Matteo Salvini, che ha invitato le Nazioni Unite ad occuparsi della situazione umanitaria in Venezuela e ha ricordato come l’organizzazione mondiale abbia tra i propri membri la Turchia e la Corea del Nord, che non sono certamente dei campioni in materia di protezione dei diritti dell’uomo.

Stando alle notizie della stampa quotidiana, il ministro degli Esteri Enzo Moavero si è limitato a girare la protesta a quello dell’ interno, dal momento che questi governa il fenomeno migratorio e prende le misure per prevenire gli sbarchi illegali. La questione non ha attratto più di tanto i responsabili governativi e dell’opposizione, poiché l’attenzione era rivolta alla campagna elettorale per le elezioni europee.

Da ricordare che non si tratta della prima volta in cui organismi delle Nazioni Unite denunciano la politica migratoria del governo italiano. Il 10 settembre 2018, l’Alto Commissario  delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, Michelle Bachelet, intervenendo dinanzi al Consiglio dei diritti umani aveva qualificato le misure  prese dal nostro governo per contrastare i flussi migratori provenienti dalla Libia come una flagrante violazione  dei diritti dell’uomo. Le proteste italiane non si fecero attendere e quella volta il ministro degli Esteri prese una decisa posizione.

La protezione dei diritti umani e gli organismi con sede a Ginevra
L’Italia ha ratificato le principali convenzioni di protezione dei diritti umani ed ha costantemente votato a favore delle risoluzioni delle Nazioni Unite in materia. Solo recentemente si è verificato un affievolimento con l’astensione in occasione del voto, in Assemblea generale delle Nazioni Unite, del Global Compact sulle migrazioni e con l’assenza alla Conferenza di Marrakesh che lo ha adottato.

Gli strumenti a protezione dei diritti umani delle Nazioni Unite sono soggetti a meccanismi di controllo, quali il Consiglio dei diritti umani e l’Alto Commissario dei diritti umani, che ha soprattutto compiti operativi e di coordinamento delle Nazioni Unite nel campo dei diritti umani.

All’ufficio dell’Alto Commissario fa capo il meccanismo delle procedure speciali. Esse sono gestite da relatori  (rapporteurs) indipendenti, che agiscono a titolo individuale. Ogni relatore si occupa di un settore particolare e le sue conclusioni sono trasmesse al Consiglio dei diritti umani e all’Assemblea generale. I rapporti sono pubblici, a disposizione di chiunque voglia consultarli. Non è quindi consigliabile  liquidare i rapporti critici che vengono indirizzati a uno Stato con una battuta. Occorre, invece, contestare punto per punto i rilievi e prendere, se necessario, provvedimenti adeguati.

Le accuse nei confronti dell’Italia
Come si è detto, al nostro Paese è stata indirizzata una lettera (comunicazione) di ben 11 pagine. Non è assolutamente vero che la comunicazione riguardi quasi esclusivamente il progetto (poi ritirato) del Decreto sicurezza bis e la comminazione di sanzioni pecuniarie per ogni emigrante illegale trasportato. Alla questione sono dedicate solo poche righe.

Ben più circostanziate e gravi sono le altre accuse. In particolare:

  1. Il divieto di accesso ai porti e acque territoriali italiani di navi private che abbiano salvato persone  in acque internazionali a nord della Libia pregiudica i diritti umani dei migranti come persone che nel Paese di origine o nel luogo da cui provengono sono oggetto di gravi violazioni;
  2. La criminalizzazione delle Ong che operano nel campo della ricerca e salvataggio, senza che ci sia stata una specifica decisione dell’autorità giudiziaria, costituisce un ulteriore tentativo di impedire l’attività di ricerca e salvataggio;
  3. La violazione delle norme della Convenzione del diritto del mare delle Nazioni Unite e di altre convenzioni internazionali, quali quelle su ricerca e salvataggio (Convenzione Sar) e sulla salvaguardia delle vita umana in mare (Convenzione Solas), con conseguente mancata considerazione delle norme che nel Patto delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici e in altre convenzioni internazionali proteggono il diritto alla vita;
  4. La pratica negazione del diritto d’asilo, o meglio della possibilità di chiederlo;
  5. La violazione del principio di non respingimento verso un luogo dove l’individuo può essere sottoposto a un trattamento inumano e degradante.

Le accuse non finiscono qui. Tra l’altro, si lamenta che  l’Italia non abbia risposto a precedenti lettere che le erano state inviate e, ciò che è più grave, si precisa come la violazione del divieto di non respingimento possa addirittura configurare una violazione del divieto di tortura.

Una possibile via d’uscita
Come si vede, si tratta di accuse non di poco conto. Le Nazioni Unite, a differenza di altri organismi come l’Unione europea, attraggono raramente l’attenzione dell’opinione pubblica e dei nostri governanti. Spesso, quando vengono formulate delle critiche, come in questa occasione, si reagisce in modo sbagliato, senza contestarne il merito. L’apertura del Paese agli organismi internazionali è importante e sarebbe miope una politica isolazionista che non  condurrebbe da nessuna parte.

L’apertura dell’Italia agli organismi internazionali è dimostrata dal fatto che noi siamo parte di quasi tutti questi organismi ed abbiamo ratificato le principali convenzioni internazionali che disciplinano la convivenza tra gli Stati e, nello stesso tempo, pongono una precisa normativa a salvaguardia dei diritti dell’uomo.

Occorre fare qualcosa di più, investendo nel multilateralismo con azioni concrete. Una di queste riguarda il tema dell’immigrazione via mare e delle azioni di soccorso. La normativa in materia è inadeguata, poiché è stata formulata per fare fronte ad eventi episodici ed occasionali (ad es. un naufragio), che non riguardano le migrazioni di massa.  Occorre invece contemperare le esigenze umanitarie con quelle di sicurezza. Anche il principio del non respingimento merita la dovuta attenzione, altrimenti si mettono a rischio gli accordi di riammissione e quelli di collaborazione al contrasto dell’immigrazione illegale stipulati non solo da questo, ma anche dai precedenti governi. La via maestra è quindi quella di una maggiore iniziativa diplomatica nelle sedi appropriate.