Ucraina: Zelensky, un presidente dalla tv alla realtà
Alla fine è successo davvero, come nella sua serie tv. Al ballottaggio del 21 aprile, Volodymyr Zelensky, comico, attore e presentatore, è stato eletto presidente dell’Ucraina con il 73% dei voti. Una percentuale più alta persino del 67% con cui viene eletto Vasyl Holoborodko, l’insegnante inaspettatamente catapultato dai banchi di scuola alla presidenza interpretato da Zelensky in ‘Servitore della Nazione’. La realtà supera la finzione, e il presidente uscente Petro Poroshenko si è dovuto accontentare del 23% dei voti.
Zelensky, dal piccolo schermo alla politica
Prima di raggiungere la fama, la vita di Zelensky era stata piuttosto ordinaria: nato nel 1978 a Kryvyi Rih, cittadina industriale nel sud-est del Paese, da madre ingegnere e padre professore di cibernetica, Zelensky vive per quattro anni in Mongolia durante l’infanzia, per il lavoro dei genitori. Ritornato in Ucraina, si iscrive alla Facoltà di Legge della Kiev National Economic University.
Tuttavia, non lavorerà mai in campo giuridico: prima ancora di terminare le superiori, partecipa al programma comico Kvn con un gruppo di amici che in seguito diventeranno, insieme a lui, i fondatori della società di produzione televisiva Kvartal95. Da lì, il successo è stato travolgente: Zelensky diventa famoso sia in Ucraina che negli altri Paesi dell’ex Unione Sovietica, accumulando una fortuna grazie all’attività di attore e di produttore.
La decisione di candidarsi alla presidenza è stata resa pubblica con un discorso andato in onda la notte di Capodanno, dopo mesi di gag in cui gli altri comici del suo programma Vecherny Kvartal lo proponevano come candidato e lui rifiutava imbarazzato. Da allora, Zelensky si è piazzato stabilmente in testa ai sondaggi, per poi vincere il primo turno delle elezioni con il doppio dei voti di Poroshenko e quindi il ballottaggio con una percentuale schiacciante.
Di madrelingua russa, come molti nel sud-est dell’Ucraina, e famiglia ebraica, Zelensky è stato abile a non calcare la mano su questi due elementi della sua identità, ma a proporsi come un candidato per l’Ucraina unita: un vero ‘Servitore della Nazione’.
Un candidato antisistema e anti-divisioni
E la Nazione è stata compatta nel votarlo: Zelensky ha vinto in tutti gli oblast ucraini, a eccezione di quello di Lviv. La retorica di un Paese spaccato in due tra ovest europeista ed est russofilo sembra essere superata; e forse è proprio per questo che Poroshenko e il suo slogan nazionalista “Esercito Lingua Fede” non sono riusciti a far breccia nel cuore degli elettori. Ma soprattutto, cinque anni dopo Euromaidan, Poroshenko non è riuscito né a mettere fine alla guerra nel Donbas, né a fare progressi significativi nella lotta alla corruzione.
L’Ucraina è uno dei Paesi più poveri d’Europa, ma la sua classe politica è sempre più ricca; per questo, tra un Poroshenko ‘re del cioccolato’ e una Yulia Tymoshenko che ha fatto fortuna nell’industria del gas, persino un milionario come Zelensky non ha avuto problemi a presentarsi come un candidato outsider e anti-sistema. E questo nonostante i stretti rapporti con Ihor Kolomoisky, l’oligarca proprietario della rete tv su cui vanno in onda i suoi programmi, scappato in Israele per sfuggire alle accuse di appropriazione indebita in Ucraina.
Una campagna elettorale tra Facebook e lo stadio
Zelensky ha evitato accuratamente di partecipare a dibattiti con altri candidati e di rispondere alle domande dei giornalisti, tanto che venti testate ucraine gli hanno scritto una lettera aperta per chiedergli di non evitare la stampa. La motivazione ufficiale di Zelensky è che i dibattiti televisivi sono un’arma dei candidati di quel sistema che intende smantellare; la vera ragione, probabilmente, è che discutere con gli altri candidati, politici di professione, avrebbe potuto mettere in luce l’inesperienza di Zelensky e l’inconsistenza del suo programma elettorale.
Invece, Zelensky ha giocato la campagna su canali a lui più congeniali: i social network, che utilizza da attore consumato, anche in video apparentemente casalinghi e girati con il telefonino. Invece di essere aggressivo e di puntare il dito contro non meglio precisati nemici, come fanno altri politici populisti, ha adottato uno stile comunicativo familiare, quasi seducente, che punta a fare sorridere e a proporlo come il candidato che più ha a cuore il bene del Paese.
D’altra parte, però, non sono mancati i toni accesi contro il rivale: quando Poroshenko gli ha intimato di rendersi disponibile per un confronto prima del ballottaggio, Zelensky ha risposto con un video , girato nello stadio Olimpiyskiy di Kiev, in cui lo invitava a un dibattito proprio lì, dentro lo stadio.
Il duello all’Olimpiyskiy
La situazione è presto diventata così surreale che nemmeno gli sceneggiatori di ‘Servitore della Nazione’ avrebbero potuto immaginarla: dapprima i due candidati si sono sottoposti a test antidoping in diretta tv; poi Poroshenko ha prenotato lo stadio il 14 aprile, ma Zelensky non si è presentato. L’evento si è trasformato in un raduno di sostenitori di Poroshenko, che ne ha approfittato per attaccare duramente il rivale.
Alla fine il dibattito si è svolto il 19 aprile: i due avrebbero dovuto affrontarsi da due palchi separati, ognuno nella propria metà campo. Alla fine, però, hanno parlato fianco a fianco, con toni molto aspri: Poroshenko ha chiamato Zelensky “carta di caramella”, insinuando che ci fosse molta poca sostanza all’interno; Zelensky ha replicato duramente, “Non sono il tuo rivale, ma la tua condanna”.
Nonostante la teatralità eccessiva, un dibattito del genere rappresenta una vittoria per la democrazia ucraina, soprattutto se paragonata alla situazione di altri Paesi post-sovietici – primo tra tutti la Russia – dove elezioni libere e con un confronto così esplicito tra i candidati sono impensabili. E anche Zelensky ne è consapevole: nel suo discorso di ringraziamento, oltre a promettere al popolo ucraino che non li deluderà durante la presidenza, si è anche rivolto agli altri Paesi dell’ex Unione Sovietica, “Guardateci, tutto è possibile”.