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Primo turno delle presidenziali

Ucraina: Zelensky e Poroshenko al ballottaggio, Tymoshenko fuori

2 Apr 2019 - Eleonora Febbe - Eleonora Febbe

L’attore Volodymir Zelensky è stabilmente al primo posto delle elezioni presidenziali in Ucraina, con il 30,26% dei voti, il doppio di quelli ottenuti dal presidente in carica Petro Poroshenko (15,92%). I due si affronteranno al ballottaggio del 21 aprile, da cui è rimasta esclusa a sorpresa Yulia Tymoshenko (13,38%) , già primo ministro e candidata alle presidenziali per la seconda volta. Tymoshenko non ha accettato immediatamente la sconfitta, chiedendo al pubblico di non fidarsi degli exit poll, a suo dire facilmente manipolabili.

Eppure, per ora le irregolarità registrate nelle elezioni sono state minime: Opora, gruppo di osservatori elettorali della società civile, ha rilasciato un comunicato in cui afferma che le poche violazioni registrate nelle attività di voto sono da considerarsi casi isolati e non violazioni sistematiche. Un parere condiviso dall’Osce – l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa -, che ha dato un giudizio positivo allo svolgimento del voto nel 99% dei seggi elettorali. Nonostante i cinque anni di guerra nella regione orientale del Donbass, l’Ucraina resta uno dei Paesi post-sovietici che riescono ad assicurare un processo elettorale democratico.

Tuttavia, suscita qualche preoccupazione il modo in cui i candidati hanno condotto la campagna elettorale. Poroshenko ha viaggiato in tutto il Paese, e secondo l’Osce avrebbe approfittato del suo ruolo di presidente in carica per fare campagna elettorale. La campagna di Zelensky, al contrario, non ha avuto nulla di tradizionale: era fortemente basata su spettacoli e apparizioni televisive in qualità di attore e presentatore, non di candidato, oltre che su un uso massiccio dei social media.

In particolare, durante il silenzio elettorale del giorno precedente le elezioni, il canale televisivo 1+1 ha dedicato quasi sei ore di programmazione a trasmissioni e film in cui era presente Zelensky, sfruttando una falla nella legge elettorale. E il 27 marzo è andata in onda la prima puntata della nuova serie di “Servo della Nazione”, il telefilm che vede Zelensky nel ruolo di insegnante diventato all’improvviso presidente dell’Ucraina.

La geografia del voto: divisioni vecchie e nuove
Storicamente le elezioni in Ucraina mostrano una netta divisione geografica del voto, con l’est e il sud del Paese che si orientano su candidati filorussi, mentre il centro e l’ovest tendono a preferire candidati europeisti – Yushchenko nel 2004, Tymoshenko nel 2010 -. Il trend si era interrotto nel 2014, quando le elezioni avevano visto Poroshenko trionfare in quasi tutti gli oblast ucraini, aiutato dall’impennata del sentimento antirusso in seguito all’annessione della Crimea e dal netto calo di votanti negli oblast di Donetsk e Luhansk coinvolti dalla guerra.

L’influenza delle tradizionali divisioni geografiche si è fatta sentire anche il 31 marzo: Poroshenko e Tymoshenko hanno vinto rispettivamente nelle regioni occidentali di Lviv e Ivano-Frankivsk, mentre il candidato pro-Russia Yury Boyko è al primo posto negli oblast orientali del Donbass – almeno nelle aree in cui è stato possibile votare -.

Tuttavia, Zelensky è riuscito ancora una volta a rompere la tradizione, raccogliendo un’ampia percentuale di consensi in tutte le regioni del Paese, vincendo anche a Kiev, dove è popolare soprattutto tra i meno abbienti. Forse è il segno che la tradizionale divisione est-ovest sta lasciando spazio ad altri tipi di contrasti; primo tra tutti, come in molti Paesi europei, a quello tra populismo ed establishment.

Il populismo “pigliatutto” di Zelensky
Il populismo di Zelensky è stato in grado di raccogliere consensi in ogni strato della popolazione. Sebbene il programma politico dello showman sia piuttosto vago, le sue promesse di democrazia diretta e lotta alla corruzione sono molto allettanti per un Paese in cui soltanto il 9% ha fiducia nel proprio governo, una percentuale tra le più basse al mondo.

Zelensky ha promesso maggiore integrazione con Nato e Unione europea, che gli ha guadagnato l’approvazione dei filoccidentali, ma si è anche mostrato favorevole alla tutela della lingua russa e al rispetto degli accordi di Minsk per arrivare a una riconciliazione nel Donbass, attirandosi così il voto delle regioni orientali. Un populismo che mette tutti d’accordo e che è riuscito a mobilitare molti tra coloro che non avevano intenzione di votare.

Soprattutto, un populismo che – al contrario di altri movimenti in Europa – ha evitato di fare appelli al nazionalismo etnico o linguistico, una decisione saggia in un Paese ancora in guerra, in cui le forze di estrema destra hanno spesso assunto un’importanza politica eccessiva rispetto ai consensi elettorali che raccolgono. È infatti da segnalare positivamente come, nonostante le recenti manifestazioni di gruppi di estrema destra contro il governo, Roman Koshulynskyi, candidato del partito estremista Svoboda, abbia ottenuto soltanto l’1,65% dei voti.

Poroshenko: verso la fine della presidenza?
Il voto del 31 marzo ha generato sentimenti contrastanti nel presidente uscente Poroshenko: da un lato ha vinto la sfida con la Tymoshenko per arrivare al ballottaggio, dopo un testa a testa nei sondaggi durato mesi e nonostante lo scandalo di contrabbando di armi con la Russia che ha recentemente coinvolto Ihor Hladkovskyy, uno dei suoi collaboratori. Poroshenko ha presentato il suo passaggio al secondo turno in chiave antirussa, affermando di essere il candidato che Mosca non avrebbe mai voluto alla presidenza.

Dall’altro lato, però, i ballottaggi in Ucraina hanno storicamente confermato la vittoria di chi si classifica in testa al primo turno, e questo anche quando la distanza tra i due candidati era inferiore a quella tra Poroshenko e Zelensky. La strada è tutta in salita per il “re del cioccolato”, ma lo sarà anche per il comico, se dovesse vincere le elezioni: l’Ucraina ha voglia di pace, stabilità e crescita economica, e il prossimo presidente – chiunque esso sia – avrà il compito di implementare cambiamenti radicali per evitare il malcontento nel Paese.

Foto di copertina © Serg Glovny/ZUMA Wire