Ucraina: verso il ballottaggio, scenari e ricette
A giudizio dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, il primo turno delle elezioni presidenziali in Ucraina del 31 marzo scorso si è svolto in un contesto competitivo in cui, nonostante alcune irregolarità rilevate (voto di scambio o gestione impropria delle risorse pubbliche), le libertà fondamentali relative alla campagna elettorale sono state nel complesso garantite.
Il Paese è arrivato alla vigilia della consultazione con un quadro normativo non pienamente conforme alle raccomandazioni di riforma dell’Osce. Tuttavia, si è rilevato un miglioramento nella lotta alla corruzione in tema di finanziamento alla campagna elettorale, come la vigilanza da parte dell’agenzia nazionale anticorruzione, Nacp, di recente istituzione.
La massiccia attività di monitoraggio da parte di rappresentanti di organizzazioni della società civile locale nonché di organizzazioni internazionali quali l’Osce, il Parlamento europeo e le Assemblee parlamentari di Osce, Nato e Consiglio hanno contribuito a rafforzare la fiducia degli elettori nel corretto svolgimento del processo di voto e a incentivare la corretta organizzazione delle elezioni da parte delle amministrazioni centrale e locali.
Transizione democratica o deriva populista?
Il quarantunenne Volodymyr Zelensky, attore protagonista della serie TV Sluga Narodu (“Il servitore del popolo”) arriva al ballottaggio del prossimo 21 aprile come candidato favorito alla vittoria (avendo ottenuto il 30,24% dei voti al primo turno) contro il presidente uscente Petro Poroshenko (15,95%), magnate dell’industria del cioccolato, classificatosi secondo con circa la metà dei voti dell’attore comico.
Zelensky è originario di Kryvyi Rih, città della regione centrale di Dnipropetrovsk di cui è stato governatore l’oligarca ucraino Igor Kolomoysky, proprietario del canale televisivo 1+1 su cui è trasmessa la serie Sluga Narodu. Il noto legame tra i due inserisce il ballottaggio nella cornice oligarchica del sistema-Paese, affermatasi nell’area post-sovietica dopo il collasso dell’Unione sovietica. Kolomoysky è stato a capo di un impero fondato prevalentemente sulla proprietà della più grande banca ucraina PrivatBank, sull’industria aeronautica e su quella mediatica. Nel 2016, durante la presidenza di Poroshenko, l’oligarca, insieme a suoi associati, fu accusato di aver defraudato PrivatBank di circa 5,5 miliardi di dollari; a seguito di tali accuse la banca fu nazionalizzata. Il caso fu portato all’attenzione dell’Alta Corte di Londra ma, nel dicembre 2018, i giudici si sono dichiarati a favore di Kolomoysky, definendo il caso una montatura e l’impossibilità a procedere per difetto di giurisdizione.
I risultati del primo turno, legittimati da una notevole affluenza alle urne pari al 62,8%, rivelano un segno di protesta contro l’establishment, percepito come corrotto e legato a centri di potere che ostacolano la transizione democratica e rallentano la crescita economica dell’Ucraina. Quest’ondata di malcontento diffuso è stata cavalcata con successo da Zelensky, che se n’è fatto portavoce.
La generale preoccupazione per le sorti del Paese, sul piano della sicurezza e delle condizioni di vita della popolazione, hanno avuto il sopravvento sulla tradizionale sfiducia nelle istituzioni e il senso d’impotenza.
Sembrerebbe che questa emotività sia stata accompagnato da un senso di coscienza da parte della società civile, che avrebbe innescato un circolo virtuoso di democratizzazione; l’attuale trend della comunità internazionale suggerirebbe, invece, di fare attenzione a derive populiste.
Scenari per il ballottaggio, fra Tymoshenko e i filorussi
I risultati del primo turno non lasciano molti dubbi su chi sarà il vincitore al ballottaggio. I voti della terza classificata Yulia Tymoshenko (13,4%), verosimilmente, non si aggiungeranno a quelli di Poroshenko. L’ex primo ministro ha condotto una campagna elettorale in netta contrapposizione rispetto al presidente Poroshenko, con toni duri e accuse di disonestà, come quella di aver sponsorizzato la candidatura di un comune cittadino, Yuryi Tymoshenko (0,6%), il cui nominativo sulla scheda elettorale (ossia Y. Tymoshenko) appariva identico a quello della candidata Yulia Tymoshenko, al solo fine di confondere gli elettori. Più improbabile ancora è lo scenario che vedrebbe i voti di Yuriy Boyko (11,67%) e Vilkul Oleksander (4,15%) – apertamente favorevoli a un dialogo con il Cremlino per una riconciliazione -, confluire a supporto di Poroshenko, sostenitore di una posizione dura e intransigente verso Mosca.
È interessante notare che Boyko e Vilkul hanno ottenuto congiuntamente il 15,82% dei voti. Ciò indica due cose: la prima è che, sebbene prima delle elezioni alcuni analisti avessero definito la soglia del 10% dei voti la più rosea aspettativa per Boyko, gli esiti mostrano che è necessario prendere atto della presenza di una significativa componente filorussa, nonostante non partecipassero al voto le regioni tradizionalmente filorusse della Crimea e, in parte, Donetsk e Lugansk. La seconda è l’opportunità mancata da parte della fazione filorussa: se avesse schierato infatti un solo rappresentante, avrebbe potuto sorpassare Poroshenko al primo turno, andando al ballottaggio con Zelensky.
Ricette politiche a confronto
La pars destruens della sua dialettica politica è valsa a Zelensky il successo al primo turno; al secondo, la pars construens, ossia il programma politico, assumerà un peso più rilevante.
La linea conservatrice di Poroshenko, ben nota agli elettori, si fonda sul senso identitario nazionale del popolo ucraino, in particolare tramite un forte sostegno all’esercito schierato al confine con i separatisti filorussi, l’autonomia della Chiesa ortodossa ucraina da quella di Mosca e da riforme tese a promuovere la lingua ucraina come unica lingua ufficiale dello Stato. Sul piano internazionale, Poroshenko rappresenta un buon interlocutore per l’Occidente e un fermo oppositore di Putin.
Zelensky, invece, sebbene sia filo-occidentale, non esclude il dialogo diretto con Vladimir Putin per la risoluzione della situazione in Crimea e del conflitto nel Donbass. Sul piano politico interno, mira a eliminare le immunità del presidente, dei parlamentari e dei giudici, istituire una democrazia diretta e un’economia di mercato che tenga conto delle esigenze degli strati meno agiati della popolazione.
In stile da grande schermo, Zelensky ha sfidato con un video Poroshenko a un dibattito presso lo stadio olimpico di Kiev, dandogli 24 ore di tempo per rispondere. Proprio come in note serie televisive e videogiochi in cui ci si trova davanti allo schermo a scegliere lo svolgersi della trama, così il prossimo 21 aprile gli ucraini avranno il potere di decidere se la sitcom Sluga Narodu dovrà continuare a narrare la storia di un insegnante che diventa inaspettatamente presidente dell’Ucraina o concludersi, trasformando la serie in realtà.
Foto di copertina © Danil Shamkin/Ukrinform via ZUMA Wire