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Le elezioni politiche del 28 aprile

Spagna: vincono Sanchez e Psoe, governo ora cercasi

30 Apr 2019 - Elena Marisol Brandolini - Elena Marisol Brandolini

In Spagna, hanno vinto i socialisti del Psoe, come avevano pronosticato i sondaggi, hanno vinto in voti e seggi in quest’ultima domenica di aprile, nelle elezioni convocate da Pedro Sánchez lo scorso febbraio. E ha perso la destra tutta, con il drammatico crollo del Partido Popular, la crescita contenuta di Ciudadanos e il mancato sfondamento dell’estrema destra di Vox. Straordinaria la partecipazione al voto arrivata al 75,8%, cresciuta di poco meno di 10 punti rispetto alle generali del 2016, trainata soprattutto dalla mobilitazione democratica dell’elettorato catalano che ha riempito le urne di schede per i partiti indipendentisti e per le sinistre: un voto per arginare la destra e per contare.

I risultati spagnoli e un focus catalano
Nel nuovo Congresso che s’insedierà cinque giorni prima del prossimo appuntamento elettorale di maggio, il Psoe ottiene 123 seggi, contro gli 85 che aveva realizzato nel 2016; il Pp dimezza la sua rappresentanza passando da 137 deputati agli attuali 66, in Catalogna ha eletto una sola deputata. Il travaso del voto popolare affluisce alle destre di Ciudadanos e Vox: il primo passa dai 32 seggi del 2016 ai 57 attuali, retrocedendo però in Catalogna alla quinta postazione rispetto alla prima conquistata nelle elezioni catalane del dicembre 2017; Vox entra per la prima volta nel parlamento spagnolo ma solo come quinta forza, in maniera assai meno spettacolare rispetto alle sue aspettative, con non più di 24 deputati. A sinistra, Podemos perde peso, ma recupera rispetto ai primi sondaggi e oggi occupa 42 seggi rispetto ai 71 che aveva.

In Catalogna, Esquerra Republicana de Catalunya conquista il primo posto per la prima volta in elezioni spagnole, passando da nove a 15 seggi, vincendo così la contesa per il primato nell’indipendentismo, giacché Junts per Catalunya ne totalizza appena 7, uno in meno di quelli precedentemente ottenuti dal PDeCat. Nei Paesi Baschi crescono le forze nazionaliste e indipendentiste: il Pnv, partito nazionalista basco, ottiene sei seggi, uno in più rispetto al 2016; mentre Bildu, la formazione della sinistra indipendentista, raddoppia l’esito del 2016, passando a quattro deputati.

Il significato del voto…
Una risposta chiara quella dell’elettorato spagnolo che frena l’avanzata dell’estrema destra e fa tirare un sospiro di sollievo alle cancellerie europee, offre una nuova opportunità a Sánchez per continuare al governo, scommettendo su una nuova stagione di diritti sociali e sul dialogo per la soluzione del conflitto catalano. Il successo di Sánchez riporta la vittoria in casa socialista dopo 11 anni e il suo partito al governo dopo otto: è stato conseguito con una certa temerarietà, con il rischio corso nell’anticipare le elezioni politiche in  piena ascesa di Vox. E’ stata una sconfitta per José María Aznar e per quello che ancora rappresenta: Pablo Casado è stato il suo candidato alla presidenza del Pp, dopo l’uscita di Mariano Rajoy, e Santiago Abascal proviene da quella parte del Partido popular a lui più legata. Una vittoria per l’indipendentismo catalano e per il partito che ne incarna la tradizione socialdemocratica e repubblicana, che ha dimostrato non solo la tenuta di consensi per rivendicare il diritto all’autodeterminazione, ma anche il suo saper essere barriera contro l’avanzata del fascismo.

… e gli scenari post-elettorali
Cambiano così gli scenari post-elettorali che consideravano la possibilità di un successo dell’estrema destra con il raggiungimento della maggioranza assoluta da parte del cosiddetto trifachito, il patto a tre tra Pp, Ciudadanos e Vox che governa in Andalusia. Resta ancora possibile un patto tra Psoe e Ciudadanos, ma è difficile da realizzarsi politicamente: perché i militanti socialisti accorsi a festeggiare alla sede del partito di Madrid domenica sera hanno scandito chiaro a Sánchez “Con Rivera no, con Rivera no”, in riferimento al leader della formazione arancione e soprattutto perché Ciudadanos conferma la sua indisponibilità.

Dal voto nazionale a quello europeo
Il Psoe ha riunito lunedì pomeriggio il suo Esecutivo, confermando quanto già andavano annunciando da alcune ore i suoi leader nazionali: per i socialisti la prima opzione è quella di un governo di minoranza alla portoghese, con le altre sinistre a dargli il sostegno dall’esterno, ma non escludono possano darsi altre soluzioni. Riconoscono che Podemos ha manifestato al loro segretario l’ambizione di un governo di coalizione di sinistra, ipotesi possibile anche senza il coinvolgimento più impegnativo dei partiti indipendentisti oltre una loro astensione, nella seconda sessione d’investitura, quando dalla maggioranza assoluta di 176 voti si passerà al solo conteggio della maggioranza semplice. Per il momento, tutti prendono tempo, nessun partito e quello vincitore in particolare è disponibile a scoprire le carte prima della celebrazione dei prossimi comizi europei di maggio. Che in Spagna sono anche per il rinnovo dei consigli municipali e della gran parte delle Comunità Autonome.

La Giunta Elettorale ha deciso di impedire a Carles Puigdemont, Toni Comín e Clara Ponsatí in esilio a Bruxelles di presentarsi alle elezioni europee, per le quali erano candidati nella lista di Junts per Catalunya. Il processo ai leader dell’indipendentismo catalano continua, senza posa, presso il Tribunal Supremo di Madrid.