Migranti: Spagna, il tema nella campagna per le elezioni
Secondo i dati dell’Unhcr, al 31 marzo del 2019, a bordo di oltre 160 imbarcazioni, sono giunte in Spagna oltre 5.600 persone che hanno utilizzato la rotta del Mediterraneo occidentale. Dato ragguardevole, che registra un incremento degli arrivi via mare pari al 68% rispetto allo scorso anno. Ciò che sta accadendo all’inizio del 2019 risulta in continuità con quanto accaduto nel 2018: al 31 dicembre erano oltre 58.500 i migranti sbarcati in Spagna, a fronte dei 22.000 del 2017, registrando un aumento pari al 165%. Leggendo i titoli dei quotidiani balza agli occhi l’evidenza di quanto sta accadendo: è infatti chiaro che la nazione e il governo stiano vivendo quella che per l’Italia è stata la crisi europea dei rifugiati e dei migranti del 2015/2016.
Aumento degli sbarchi e riflessi politici
La continuità con quanto accaduto nel nostro Paese ha trasceso il mero andamento degli sbarchi e ha finito per riversarsi sul panorama politico spagnolo. All’inizio di dicembre 2018 si sono svolte le elezioni regionali in Andalusia che hanno consegnato un 11% senza precedenti al partito di estrema destra Vox, guidato da Santiago Abascal, che si era presentato alla tornata elettorale con un programma politico incentrato proprio sulla limitazione della migrazione.
L’ascesa inaspettata di Vox, che nei sondaggi del 2016 aveva ottenuto appena uno 0,2%, è giunta in una fase assai delicata per l’attuale governo socialista di Pedro Sánchez. Stando alla Costituzione spagnola, il suo è un cosiddetto governo di minoranza, insediatosi il 7 giugno 2018 a seguito della crisi del governo sfiduciato di Mariano Rajoy, travolto dallo scandalo di corruzione. Lo scorso febbraio il governo socialista ha subito una bruciante sconfitta, essendo mancata l’approvazione della legge di bilancio, e dunque la maggioranza al governo, che ha fatto entrare in crisi l’establishment alla guida del Paese. Sánchez ha quindi convocato delle elezioni anticipate, che sono state indette per il prossimo 28 aprile e che erano state previste, originariamente, per il mese di maggio, in concomitanza con le elezioni europee.
Dall’Italia alla Spagna, l’effetto domino
Secondo un sondaggio di El País sono due gli scenari che si potrebbero presentare a seguito della tornata elettorale post-pasquale. La principale è quella che vede la vittoria di una maggioranza di centro-destra con il Partito popolare (21%), Ciudadanos (18%) e l’estrema destra nazionalista di Vox (11%), i quali otterrebbero 177 seggi su 350. Il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) di Sánchez soccomberebbe poiché, pur essendo il primo partito con oltre il 24% dei voti, non riuscirebbe ad ottenere la maggioranza alleandosi solo con Podemos, cui il sondaggio assegnerebbe appena un 15%.
Il secondo scenario, sostenuto da quanti sottolineano l’estrema fragilità degli esiti del sondaggio, è invece quello di un governo di centro-sinistra, puntando sulla capacità del Psoe di guadagnare più voti. Tuttavia, in questo caso il rischio corso sarebbe di nuovo una maggioranza molto debole, costituita da Psoe e Podemos con l’aggiunta di piccoli partiti regionali, che renderebbero comunque incerto il mantenimento della maggioranza al governo.
Le premesse per un effetto domino, che, dopo l’Italia, vedrebbe una virata a destra anche per la Spagna, sono eloquenti. Un governo di centro-destra con una forte presenza dei nazionalisti non è solamente la chance più papabile, ma anche quella meno conciliante per il futuro dell’Unione europea. Segno evidente è stato il voto negativo dell’ambasciatore spagnolo, insieme a quelli italiano e sloveno, all’accordo informale tra le istituzioni dell’Unione per il rafforzamento di Frontex con 10.000 agenti entro il 2027.
Ne fanno le spese i migranti
Tuttavia, quanto più rileva è che nel pieno fermento delle tensioni politiche pre-elettorali, a farne le spese sono nuovamente i migranti che si imbarcano lungo la rotta del Mediterraneo occidentale. Notizia di inizio aprile è la revisione delle operazioni di Search and Rescue da parte del governo spagnolo in acque marocchine. Le nuove procedure prevedono il trasferimento di quattro navi di salvataggio dal Mare di Alboran, dove si è svolta la maggioranza dei soccorsi in mare la scorsa estate, in aree meno esposte al flusso (Isole Baleari, Cartagena, Isole Canarie).
Solamente una nave, la Clara Campoamor, vigilerà le acque dell’Alboran. La strategia che il governo intende adottare consiste nell’impiegare piccole imbarcazioni di soccorso che effettuerebbero direttamente i salvataggi per poi trasferire i soccorsi alla nave principale, rendendo molto più insidiosa e complessa l’intera operazione di salvataggio: anzitutto, per la difficoltà per una sola nave di sorvegliare un’area che le scorsa estate era monitorata da quattro imbarcazioni; in secondo luogo, per il sovraccarico fisico e psicologico a cui la mole delle operazioni esporrebbe l’intero equipaggio.
Desta non poche perplessità la scelta compiuta dal governo di Sánchez, che appare, a quanti la criticano, esclusivamente indotta dal tentativo di intercettare il sentiment della popolazione, la quale sta evidentemente abbracciando le linea dura e di chiusura sbandierata dai partiti di centro-destra sulla gestione dei flussi migratori.