IAI
Un'indagine IAI-Laps

Gli italiani e la difesa: consenso inatteso su minacce e sicurezza

11 Apr 2019 - Karolina Muti, Alessandro Marrone - Karolina Muti, Alessandro Marrone

Nonostante la polarizzazione tra le principali forze politiche e nel dibattito pubblico, su alcuni temi nell’ambito della difesa tra gli elettori italiani sembra esserci una certa convergenza. Questo vale per alcuni aspetti chiave dei quali si è dibattuto recentemente, come le nuove iniziative di cooperazione nell’ambito della difesa europea, il ruolo della Nato alla vigilia del suo 70° anniversario, e l’impiego delle forze armate.

E’ questo uno dei principali risultati dell’indagine ‘Gli italiani e la difesa’ condotta dal Laboratorio Analisi Politiche e sociali (Laps) dell’Università di Siena in collaborazione con lo IAI, che mette sotto la lente d’ingrandimento sia la percezione delle minacce che le preferenze degli italiani su sicurezza nazionale e alleanze nella scacchiera internazionale. I risultati dell’indagine verranno presentati e discussi da un panel di esperti e rappresentanti politici, istituzionali e del mondo imprenditoriale e dell’informazione il 16 aprile presso il Senato.

Le minacce che preoccupano i cittadini
La minaccia che più preoccupa gli intervistati è il terrorismo di matrice islamica (82%). Subito dopo, i cittadini si sentono minacciati dalla situazione in Libia (74%), dagli attacchi cyber e dall’incertezza degli approvvigionamenti energetici (entrambi al 72%), mentre i flussi migratori rappresentano una minaccia per il 69% del campione. Destano relativamente meno preoccupazioni le tensioni tra Russia e Occidente, la situazione in Afghanistan, o l’ascesa della Cina come potenza globale, avvertiti comunque come minacce dalla maggioranza assoluta degli intervistati.

Da un lato, il primato del terrorismo può essere dovuto agli attentati che hanno avuto luogo negli ultimi anni in Europa. Eppure, l’Italia non ne ha subito alcuno, a differenza dei vicini d’oltralpe, della Germania, del Belgio o del Regno Unito. Si potrebbe dunque pensare a una sorta di effetto psicosi, vista anche la grande copertura mediatica che ricevono questi eventi.

Più comprensibile la preoccupazione per la situazione in Libia, che rappresenta il focolaio di instabilità più vicino all’Italia ed è in preda all’anarchia dal 2011. Con le truppe del generale Haftar che si sono mosse verso Tripoli e il governo al Sarraj, appoggiato dall’Italia, in allarme, il caos sembra ancora avere la meglio a otto anni dalla caduta di Gheddafi. La vicinanza geografica e il nesso tra la stabilità libica e i flussi migratori probabilmente rendono questo tema molto sentito dai cittadini.

Il dominio cibernetico è privo di connotazione geografica, eppure onnipresente. La vita di ogni cittadino 2.0 e il funzionamento stesso del ‘sistema Paese’ sono dipendenti da infrastrutture telematiche e tecnologie che stanno profondamente cambiando la società. Un’interruzione del corretto funzionamento di questi sistemi, come anche degli approvvigionamenti energetici, potrebbero provocare danni e reazioni a catena difficilmente controllabili, specialmente se il bersaglio dovessero essere infrastrutture critiche per il Paese. E’ forse anche per questo che gli ambiti cyber e energetico sono percepiti dai cittadini come preoccupazioni molto tangibili.

Secondo l’indagine, preoccupa molto meno il revanscismo russo alla frontiera orientale dell’Ue e della Nato, incubo ricorrente per gli alleati dell’Europa settentrionale e orientale, percepito forse dai cittadini italiani come una minaccia lontana che non può intaccare direttamente la sicurezza (e il territorio) nazionale. Su questo, gli elettori sembrano in linea con il governo, che più che essere preoccupato della Russia sembra auspicare una ripresa del negoziato diplomatico e delle relazioni commerciali.

Per la sicurezza nazionale servono alleanze internazionali
Nonostante la retorica spesso sovranista delle forze di governo, quando si tratta di garantire la sicurezza nazionale gli elettori si rivelano favorevoli alla collaborazione con gli alleati di vecchia data. Un approccio cooperativo verso entrambi l’Ue e gli Stati Uniti è infatti l’opzione preferita dal 39% del campione, mentre il restante 42% preferisce cooperare con uno piuttosto che con l’altro, con una forte preferenza verso l’Unione (31%). Solo il 12% degli intervistati ritiene che una posizione autonoma da entrambi garantisca nel migliore dei modi la sicurezza nazionale.

Curiosamente, ‘spacchettando’ i risultati in base alle preferenze politiche del campione si apprende che gli elettori di tutti gli schieramenti preferiscono, trasversalmente, la cooperazione nella difesa all’isolazionismo sovranista. In particolare, sono gli elettori del Movimento 5 Stelle a essere relativamente più sovranisti, con il 20% degli intervistati che sostiene una posizione autonoma da entrambi i partner americano ed Ue, contro il 15% dei leghisti.

Alleanze internazionali per sicurezza nazionale

Fonte: LAPS, indagine Difesa Iai 2018. I dati percentuali sono stati riportati approssimando i decimali <5 per difetto e ≥5 per eccesso.

L’Alleanza Atlantica è vista di buon occhio dal 70% degli intervistati, secondo cui l’Italia deve continuare a farne parte. Anche in questo caso la preferenza è abbastanza trasversale e interessa tutti gli schieramenti, seppur con sfumature diverse: si va dal 64% degli elettori del Movimento 5 Stelle al 72% di quelli della Lega, a percentuali oltre l’80% nelle opposizioni di centrodestra e centrosinistra. Inoltre, la maggioranza assoluta del campione (per l’esattezza il 54%) ritiene anche che all’interno della Nato debba essere rafforzato il pilastro europeo.

Difesa europea: cogliere la palla al balzo
L’attitudine degli italiani alla cooperazione nel campo della difesa viene confermato dal favore con il quale la maggioranza assoluta vede le recenti iniziative per una Europa della difesa, un ambito tradizionalmente molto sensibile e baluardo della sovranità degli stati-nazione. I favorevoli a una maggiore cooperazione e/o integrazione dei Paesi Ue nel campo militare e dell’industria della difesa ammontano al  60% del campione, a fronte del 19% di contrari.

Una preferenza anche qui trasversale che va oltre le divisioni partitiche, pur con sfumature significative: la percentuale dei favorevoli oscilla infatti tra il 53% del Movimento 5 Stelle e oltre il 70% delle opposizioni, con la Lega in una posizione mediana.

Cooperazione e integrazione militare tra paesi Ue

Q: In generale, lei è molto favorevole, abbastanza favorevole, abbastanza contrario o molto contrario alle recenti iniziative per approfondire la cooperazione e/o integrazione dei Paesi UE nel campo militare e dell’industria della difesa? Fonte: LAPS, indagine Difesa Iai 2018 Fonte: LAPS, indagine Difesa Iai 2018

Nel complesso gli italiani, nonostante il diffuso malcontento verso Bruxelles su altri dossier, sembrano rimanere piuttosto europeisti, atlantisti e aperti alla cooperazione con Stati Uniti e partner europei quando si tratta di sicurezza nazionale. Questo non dovrebbe sfuggire a un policy maker attento, che abbia a cuore la difesa del Paese e il ruolo dell’Italia a livello europeo e internazionale. La difesa non è certo tra le priorità dei cittadini, ma la modesta convergenza che si è andata a creare in tempi di grande polarizzazione politica potrebbe essere la base per un consenso più solido. Che la costruzione di una difesa europea e di forze armate moderne, sostenibili e integrate con i nostri partner europei e con gli alleati Nato sia l’unico modo per garantire nel lungo termine l’interesse nazionale dell’Italia, non dovrebbe sfuggire a chi ha a cuore la sicurezza degli italiani. Ma la palla va colta al balzo.