Elezioni europee: dall’Estonia allarme sull’ingerenza russa
Francia, Germania e Italia sarebbero i principali obiettivi della Russia nella sua sottile strategia d’influenza in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. L’alert, diretto all’Unione europea, proviene dal Servizio di intelligence estera dell’Estonia (Efis), da anni il più attivo sulle dinamiche sia esterne sia interne che governano il neo-revanscismo russo pro-sovranista e pro-populista. In sostanza, scorrendo il rapporto dei servizi estoni, l’obiettivo russo sarebbe quello di trasformare la prossima Assemblea di Strasburgo in una sorta di amplificatore, o megafono, della sua propaganda anti-Ue di Mosca.
Peraltro, mettono in guardia le “spie” baltiche, l’ingerenza nella campagna elettorale già avviata arriva nel bel mezzo d’un potenziale scontro militare con la Nato, che potrebbe essere innescato da un’inclinazione eccessivamente filo-occidentale che sembrerebbe prevalere in Bielorussia. Per questa ragione, chiarisce il rapporto dell’intelligence, “il Cremlino probabilmente si concentrerà sugli Stati membri più grandi – Germania, Francia e Italia – dove può sperare di ottenere il maggior numero di eletti [amichevoli] … e dove alcuni dei maggiori partiti politici hanno chiaramente espresso il loro sostegno alle attuali politiche del Cremlino”. In particolare, come chiarito nello stesso rapporto, Mosca guarderebbe soprattutto ai partiti populisti e/o di estrema destra: l’AfD in Germania, il Rassemblement National in Francia e la Lega in Italia.
Stessi metodi d’influenza per due mondi diversi
Secondo i servizi estoni, Mosca ha finora fallito nel creare “un’efficace organizzazione-ombrello nell’Ue” o “un populismo di destra internazionale” che guardasse ad est piuttosto che a Steve Bannon o alle scorie del trumpismo duro e puro. Ma questo potrebbe cambiare se i risultati elettorali della prossima tornata europea risultassero favorevoli ai partiti appoggiati dalla Russia.
Strategie e strumenti che Mosca si prepara a mettere in campo sarebbero gli stessi già utilizzati per orientare in modo “abusivo” l’esito delle elezioni negli Stati Uniti, in Francia e in Germania. I tre Paesi hanno costituito per l’intelligence russa un laboratorio che ha visto Mosca sostenere i suoi alleati attraverso i media controllati dal Cremlino, organizzare riunioni e visite ad alto livello per attirare l’attenzione dei mezzi d’informazione, offrire assistenza finanziaria segreta e riservata se necessario, discreditare gli avversari – ad esempio sottraendo e divulgando informazioni interne non destinate ad essere diffuse -, oppure diffondendo intenzionalmente fake news tramite l’autostrada pressoché incontrollata dei social media.
Peraltro, aggiungono i servizi estoni, il voto per il Parlamento europeo è più vulnerabile ed esposto delle elezioni nazionali, perché il “sistema elettorale proporzionale (…) favorisce l’inclusione di partiti politici piccoli e marginali” e perché “la scarsa partecipazione tradizionalmente rende più probabile che forze politiche più motivate e riescano a portare i loro sostenitori alle urne rispetto a quelle più moderate”.
Le finalità dell’intervento di Mosca
Il primo obiettivo di Mosca guarda ad un blocco politico di partiti europei favorevoli alla Russia. Una sorta di nuova internazionale formato puzzle, nient’affatto schiacciata su temi ideologici, piuttosto orientata su criticità economiche e strettamente geopolitiche. Un tale blocco contribuirebbe a “minare l’unità dell’Ue seminando disordine e discredito” nel progetto europeo. Al contempo, agirebbe anche come “una piattaforma di propaganda” per denigrare e smontare le sanzioni dell’Unione contro la Russia e per “convincere gli stessi cittadini russi che Mosca non è sola e ha alleati considerevoli nell’arena politica europea”.
L’ultimo simposio del Forum russo-europeo – promosso da una fondazione russa e tenutosi a Bruxelles nel novembre scorso – ha mostrato come funzionerebbe questa strategia nella pratica. L’evento è stato ospitato da Miroslavs Mitrofanovs, eurodeputato pro-russo della Lettonia, ma “coordinato con personaggi con stretti legami con i servizi segreti direttamente controllati dall’amministrazione presidenziale della Russia”; cioè, un ufficio ad hoc a stretto contatto con il circolo di persone che gestisce azioni, dinamiche e politiche della presidenza di Putin. Un punto, questo, su cui l’Efis non sembra avere dubbi.
In particolare, il messaggio del Forum era che “se l’Europa non rispetta i giustificati interessi della Russia nei confronti dei Paesi vicini” – sua zona d’influenza storica – “allora Mosca sarà pronta a contemplare anche l’ipotesi di andare in guerra”. Comunque, l’evento ha avuto “un impatto trascurabile”, ha osservato l’Efis, ma le prospettive funeste evocate sono state sostenute da minacciosi sviluppi negli schieramenti militari russi. Esercitazioni, movimenti di truppe, segnali diretti a Bruxelles, visto che gli Stati Uniti sono oramai fermi nella loro politica di neo-isolazionismo.
Punto di svolta bielorusso?
Un secondo punto di frazione ad alto rischio riguarda la concentrazione di forze militari russe ai confini occidentali della Bielorussia, così come le recenti esercitazioni militari con cui Mosca ha dimostrato che si sta “preparando per una possibile guerra su di un lungo e ampio fronte (…), quasi evocando un conflitto militare con la Nato stessa”, come sottolineato nel rapporto estone. In sostanza, se la Russia si sentisse minacciata da uno scisma con il suo vecchio alleato, la Bielorussia, potrebbe usare la forza militare come ha già fatto in Ucraina nel 2014 e in Georgia nel 2008.
“La nostra valutazione è che, se dovesse succedere qualcosa di inaspettato al presidente [bielorusso] Aleksandr Lukashenko personalmente o al suo regime, ci sarà un grande rischio di una rapida azione militare da parte della Russia per impedire alla Bielorussia di diventare una democrazia filo-occidentale”, su questo punto critico i servizi estoni non ammettono ambiguità. Inoltre, aggiungono, “un conflitto tra Nato e Russia non si limiterebbe ad azioni militari nell’Europa orientale o nei Paesi baltici, ma comporterebbe anche attacchi russi a obiettivi dell’Europa occidentale”; come dire, lo spettro d’una guerra non più osservata da Bruxelles, ma vissuta nel cuore d’Europa.
E come sarebbe possibile colpire il cuore dell’Occidente europeo? Semplice: il nuovo sistema missilistico russo Kalibr, che Mosca ha recentemente testato in Siria e che sta posizionando su navi da guerra nel Mar Baltico, nel Mare di Barents, nel Mar Caspio e nel Mar Nero “può colpire obiettivi su quasi tutta l’Europa continentale”, spiega l’Efis.
Foto di copertina © Katerina Sulova/CTK via ZUMA Press