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Verso le elezioni europee

Austria: Kurz/Strache, prima incrinatura fra destra e ultra-destra

8 Apr 2019 - Francesco Bascone - Francesco Bascone

Una prima incrinatura è apparsa in questi giorni nell’intesa in Austria fra il cancelliere Sebastian Kurz e il suo vice Heinz-Christian Strache, sinora alquanto solida, cementata com’è da convergenze sull’immigrazione illegale e su tagli allo stato sociale.

Sdoganamento dell’Fpoe
Sul piano internazionale, Sebastian Kurz non teme ostracismi a causa dell’alleanza con l’Fpoe; in seno al Ppe, cerca di mediare con Viktor Orban, ma non è certo un suo alleato. Nel Paese, la coalizione con la destra nazionalista continua a suscitare manifestazioni di protesta di una piccola minoranza, soprattutto di giovani, ma sembra essere stata digerita da quella parte del partito cattolico che fino al 2017 vi era contraria.

Persino nel campo socialista l’ipotesi di una futura coalizione con l’Fpoe è approvata da oltre il 30% degli elettori. Il capofila di questa ala destra dell’Spoe è l’ex ministro della Difesa Hans Peter Doskozil, ora passato a guidare il governo regionale del Burgenland, dove per l’appunto una simile coalizione è al potere da diversi anni. Gli si attribuisce l’ ambizione di conquistare un giorno la guida del partito e, chissà, il cancellierato.

Moderati ed estremisti
Heinz-Christian Strache, soddisfatto di aver spedito all’opposizione i socialisti e di aver ottenuto talune concessioni nel patto di governo  con Kurz, si astiene – a differenza del ministro dell’Interno Herbert Kickl e del suo omologo Salvini – dal prendere iniziative estremiste o atteggiamenti provocatorii, preferendo mostrarsi leale e rassicurante; altrettanto fa il ministro dei Trasporti Norbert Hofer, già candidato alla presidenza della repubblica (e sconfitto per un soffio).

L’Fpoe rischia, però, di allarmare l’opinione pubblica moderata e di entrare in rotta di collisione con il senior partner quando vengono alla luce casi eclatanti di protezione data ad elementi di estrema destra. Offrire un tetto ai nostalgici del pangermanesimo è del resto il ruolo storico di questo partito, anche se oggi la stragrande maggioranza dei suoi elettori non condivide quella nostalgia. In mancanza di altri meccanismi per la selezione dei quadri del partito, esponenti delle Burschenschaften, associazioni studentesche nazionaliste, riescono ad assicurarsi una quota sproporzionata di seggi nel gruppo parlamentare e nelle assemblee locali, nonché nelle segreterie degli esponenti politici.

Il servizio segreto nel mirino del Ministro Kickl
L’episodio più inquietante, anche se non del tutto chiarito, è quello della ‘razzia’ (questo il termine usato in tedesco) compiuta il 28 febbraio 2018 da una unità anti-crimine della polizia (capeggiata da un militante Fpoe), su istruzioni del ministro dell’Interno Kickl, nei locali del Bvt, il servizio segreto interno, e nelle case di alcuni suoi dirigenti, alla ricerca di prove per incriminare il capo del servizio, troppo vicino al partito popolare  Oevp. 

Altro obiettivo verosimile, anche se smentito, era quello di individuare le talpe infiltrate negli ambienti della destra radicale. L’incursione, con relativo sequestro di documentazione riservata, ha prodotto danni duraturi. Da allora i  dirigenti del servizio lamentano di essere esclusi dal circuito di informazioni sensibili scambiate fra organismi analoghi di Paesi europei. Una commissione parlamentare di inchiesta è stata istituita per chiarire (o offuscare?) i retroscena.

Messa al bando degli Identitari
In quell’occasione il cancelliere si era astenuto dal criticare pubblicamente l’azione pilotata dal ministro dell’Interno. Non così a fine marzo di quest’anno, quando è scoppiato il bubbone degli Identitaeren, o suprematisti bianchi. Scoppiato per un caso fortuito, una rara congiunzione astrale fra Austria e Australia: la rivelazione che lo stragista di Christchurch, Brenton Tarrant, non solo aveva soggiornato in Austria, ma aveva fatto un bonifico di 1500 euro al capo di questo gruppuscolo, Martin Sellner (e donativi anche alle analoghe organizzazioni francese e tedesca). Questi, in una intervista, ha elogiato Strache, e ancor più Kickl.

A questo punto Kurz ha battuto il pugno sul tavolo, definendo “ripugnante e pericoloso” il movimento, intimando all’Fpoe di prenderne chiaramente le distanze e annunciando che in futuro i servizi dovranno riferire a lui e al suo vice, e non più solo ai ministri di Interno e Difesa rispettivamente. Questa energica presa di posizione è stata interpretata come diretta in primo luogo contro Kickl, il quale in passato aveva avuto contatti con gli Identitari.

Strache ha provato a sdrammatizzare, affermando che questo riordino gerarchico figurava già nel patto di coalizione e che l’incompatibilità fra appartenenza al partito e a quel movimento era stata già decisa l’anno scorso (ma sinora non era stata pubblicizzata). Kurz ha ribadito che la messa al bando deve essere rigorosa e che riguarda anche i collaboratori dei politici. L’82% della popolazione approva questa linea della fermezza.

Se Strache si adegua, nel partito non mancano voci dissidenti. Il vice-sindaco di Graz (seconda città dell’Austria) protesta che gli Identitari non sono un’associazione criminale: lo ha infatti stabilito la sentenza di un tribunale. Per questa ragione lo scioglimento dell’organizzazione, ipotizzato da Kurz, appare problematico.

In questi giorni si è anche appreso che tre mesi fa il ministro della Difesa Mario Kunasek (Fpoe) aveva abrogato il divieto di reclutamento nelle forze armate di persone appartenenti al movimento e della loro partecipazione a esercitazioni con armi. A seguito di un intervento del presidente Alexander van der Bellen, il divieto è stato subito ripristinato.

Da questa vicenda Kurz esce rafforzato: nell’ultimo sondaggio è il leader preferito dal 41% degli elettori (mentre il suo partito è al 34%). Ma deve essersi reso conto che nel negoziare l’accordo di coalizione è stato un errore affidare all’Fpoe tutto il settore della sicurezza (Interni e Difesa), e per di più gli Esteri.

Prospettive elettorali
La divaricazione fra i due partiti è netta in seno al Parlamento europeo e rimarrà tale. Entrambi hanno confermato in lista, verso le elezioni europee, i capi-delegazione, eletti nel 2014 quando erano avversari a Vienna: Harald Vilimsky rappresenta l’ala dura dell’Fpoe e si è distinto, fra l’altro, per volgari attacchi al presidente della Commissione eruopea Jean-Claude Juncker; Othmar Karas è un democristiano critico di alcune scelte della coalizione e ha energicamente condannato quegli attacchi.

In vista delle elezioni europee, i sondaggi confermano al momento i rapporti di  forza attuali: Fpoe  intorno al 22-23% (alcuni punti dietro i socialisti); popolari intorno al 30% . Il contributo austriaco al gruppo euroscettico costituito da Salvini e dalla LePen dovrebbe essere di cinque deputati.