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Dopo il Vertice di Sharm el-SheikH

Ue-Lega araba: un nuovo processo di cooperazione

14 Mar 2019 - Alberto Tagliapietra - Alberto Tagliapietra

La creazione, senza precedenti tra Unione europea e Lega araba, di un quadro strutturato teso a migliorare e rendere più efficace la cooperazione tra i 27 e i Paesi arabi è il frutto del primo Vertice Ue / Lega araba svoltosi il 24 e 25 febbraio a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dopo un incontro preparatorio tra i ministri degli Esteri a Bruxelles il 4 febbraio. Nel 2022 ci sarà un secondo Vertice a Bruxelles. L’obiettivo della serie di incontri è costruire una rinnovata cooperazione tra due regioni così vicine geograficamente ma allo stesso tempo lontane su molte questioni.

Al Sisis, la Merkel e l’agenda del Vertice
Il Vertice di Sharm è stato dunque presentato come un passaggio fondamentale nelle relazioni tra le due regioni. Un concetto ribadito anche dal presidente egiziano (nonché presidente della Lega degli Stati arabi) Abdel Fattah al Sisi, il quale ha rimarcato come le cose che uniscono le due regioni siano maggiori di quelle che le dividono. e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, la quale ha affermato che il destino dell’Unione europea dipende in modo significativo dal destino dei Paesi della Lega dei Paesi arabi.

Nel corso del Vertice si è discusso di molte tematiche: da questioni di più ampio respiro come le relazioni economiche tra i due blocchi a questioni più specifiche, tra cui la questione migratoria e la situazione in Siria, Libia e Yemen. L’incontro è tuttavia ruotato sopratutto intorno alla necessità di trovare soluzioni comuni alle problematiche che affliggono entrambe le regioni. In questo quadro, il tema più discusso durante il Vertice è stato quello della sicurezza, con entrambe le parti concordi sulla necessità di investire maggiormente in stabilità, affrontando insieme questioni come il terrorismo ed il fenomeno migratorio.

Le criticità inerenti i diritti umani
Il Vertice ha tuttavia sollevato molteplici dubbi e perplessità tra gli osservatori internazionali, sopratutto per quanto concerne il rispetto dei diritti umani. A tal proposito basti pensare al caso dell’Egitto. Nel periodo precedente al Vertice, nove persone sono state giustiziate in Egitto per fatti risalenti al 2015, a seguito di un processo che la stessa Amnesty International ha definito profondamente ingiusto. Inoltre, stando all’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, le confessioni fornite dai presunti colpevoli sono state estorte con l’uso della tortura.

Questi fatti mettono chiaramente in risalto la problematica inerente il rispetto dei diritti umani, problematica che tuttavia non riguarda solo l’Egitto, ma anche molti degli altri Paesi membri della Lega degli Stati arabi (basti pensare all’Arabia Saudita, come dimostrato dal recente caso Khashoggi, o al Sudan, sul cui presidente Omar Al-Bashir pende un mandato di arresto per crimini di guerra da parte dalla Corte penale internazionale).

Tuttavia, la volontà dell’Unione europea di continuare il dialogo con la Lega degli Stati arabi, sopratutto su questioni quali la sicurezza e i migranti, ci permette di meglio comprendere la posizione dell’Unione europea e l’importanza che per essa riveste il ruolo giocato da Paesi quali l’Egitto, il Marocco e la Tunisia per il controllo dei flussi migratori diretti verso l’Unione.

L’importanza e la destinazione del partenariato per la questione migratoria
Anche se la questione migratoria non è stata l’unica tematica di cui si è discusso al Vertice, essa ha sicuramente avuto un ruolo importante: basti pensare che il Vertice venne proposto dall’Ue allo scopo di restringere i flussi migratori provenienti dai Paesi membri della Lega dei Paesi arabi.

Questo Vertice non è la prima misura che l’Unione promuove per cercare una migliore gestione dei flussi provenienti dalla regione. Basti pensare ai piani dell’Unione volti all’apertura di ‘centri per l’asilo’, luoghi dove i migranti possano effettuare la loro richiesta di asilo direttamente sul territorio dei Paesi del Nord Africa, impedendo loro di fatto di raggiungere l’Europa per presentare lì la loro richiesta.

Questo tipo di approccio dell’Unione nei confronti della questione migratoria non è una novità, ma un processo che essa ha intrapreso a partire dal 2015, con il Vertice de La Valletta. Nella dichiarazione pubblicata alla conclusione del Vertice di Sharm el-Sheikh, infatti, vengono  proprio richiamati i principi sanciti proprio alla Valletta, il momento in cui l’Unione ha chiaramente espresso la sua volontà di muoversi verso un processo di esternalizzazione della questione migratoria.

Quello che dunque emerge è fondamentalmente la volontà di replicare quello che l’Unione sta già facendo in alcune parti dell’Africa (ad esempio con il Migration Partnership Framework, di cui s’è trattato in un precedente articolo) con lo scopo ultimo di perseguire un processo di esternalizzazione del fenomeno migratorio.

Tuttavia, con un approccio di questo tipo, basato e focalizzato interamente sui flussi migratori (a discapito di altre importanti questioni come i diritti umani o lo sviluppo locale, i quali vengono sottomessi al principio di condizionalità), l’Europa sta contribuendo a mettere a rischio la sicurezza in questi Paesi aprendo di fatto alla possibilità di creare un circolo vizioso che vada in ultima istanza a rafforzare il numero delle persone determinate a mettersi in viaggio verso l’Europa.