Ucraina: verso elezioni, scandali, populismi ed estremismi
A cinque anni esatti dal referendum che ha portato all’annessione russa della Crimea, l’Ucraina si prepara alle elezioni presidenziali del 31 marzo in un clima di tensione. Nulla è cambiato dai tempi di Euromaidan: i problemi principali del Paese restano la corruzione e la conseguente sfiducia nella classe politica.
Il malcontento si è espresso, sabato 16 marzo, sotto forma di manifestazioni di gruppi di estrema destra; già la settimana scorsa delle proteste a Kiev e nella cittadina di Cherkasy erano degenerate in violenze e una ventina di poliziotti era rimasta ferita. In entrambi i casi, gli estremisti stavano manifestando per chiedere l’arresto di alcune figure implicate in un caso di corruzione nel mondo militare.
Uno scandalo pre-elezioni frena Poroshenko
Il 25 febbraio infatti, un report del gruppo investigativo Nashi Groshi (‘I nostri soldi’) ha pubblicato la prima parte di un report in cui accusava di contrabbando di armi dalla Russia Ihor Hladkovskyy, figlio di Oleh Hladkovskyy, vicesegretario del consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa e stretto collaboratore di Poroshenko. La puntata finale del report ha invece mostrato come numerosi uffici statali, dal servizi di sicurezza all’agenzia statale anti-corruzione, avrebbero aiutato a coprire ogni prova del contrabbando. Il presidente ha reagito licenziando Hladkovskyy padre, ma uno scandalo simile a ridosso del voto potrebbe costargli caro.
I suoi rivali, infatti, non hanno esitato a sfruttare la situazione: Yulia Tymoshenko ha immediatamente chiesto l’impeachment di Poroshenko, mentre Volodimyr Zelensky, il comico diventato politico, ha aspramente criticato il presidente in un video su Facebook. Un video che ricorda quello che ha portato il l’insegnante Vasiliy Holoborodko, il personaggio interpretato da Zelensky nella serie ‘Servitore della nazione’, a diventare una sensazione virale prima, e il presidente del Paese poi.
E le possibilità che la storia di Zelensky possa avere la stessa conclusione – l’elezione a presidente – non sono così remote. Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, sarebbe al primo posto nella corsa presidenziale, con il 23.1% delle preferenze. Alle sue spalle, Tymoshenko (14%) è leggermente in vantaggio su Poroshenko (12.4%). Un quarto degli elettori è ancora indeciso, ma appare difficile che uno degli altri candidati, come il filorusso Yuriy Boyko (12%) o l’ex ministro della Difesa Anatoliy Hrytsenko (7,4%) riesca ad attrarre i consensi necessari per raggiungere il secondo turno.
Zelensky, dal piccolo schermo alla politica
Passaggio al secondo turno ormai molto probabile per Zelensky, soprattutto grazie alla sua reputazione di outsider: il popolo ucraino, stanco di corruzione e inefficienza, chiede a gran voce un volto nuovo – e soprattutto incensurato – al potere. Poroshenko e Tymoshenko sono sulla scena politica da molti anni, sono stati coinvolti in svariati scandali, e hanno indici di impopolarità molto elevati, rispettivamente 60,8% e 50,1%. L’Ucraina potrebbe cavalcare l’ondata populista che ha attraversato molti Paesi europei ed eleggere un presidente senza esperienza politica.
Tuttavia, Zelensky non sembra essere completamente estraneo a quel mondo di rapporti tra oligarchi e potere politico che ha caratterizzato l’Ucraina sin dall’indipendenza nel 1991. 1+1, il canale che trasmette ‘Servitore della Nazione’, è di proprietà di Ihor Kolomoiskiy, terzo uomo più ricco d’Ucraina ed ex governatore di Dnipropetrovsk, attualmente indagato per appropriazione indebita. Entrambi si sono difesi sostenendo che si tratta di un rapporto d’affari e non politico.
Il vantaggio di cui gode Zelenskiy a livello di visibilità grazie alla sua carriera televisiva è innegabile: dopo mesi di sketch in cui si giocava sulla possibilità di una sua candidatura, il comico l’ha ufficialmente annunciata in televisione il giorno di Capodanno. Inoltre, la nuova stagione di ‘Servitore della Nazione’ verrà trasmessa a breve, giusto in tempo per il primo turno delle elezioni. Tutto il Paese potrà vedere Zelensky nel ruolo – anche se fittizio – di presidente, appena prima del voto; impossibile immaginare una campagna elettorale migliore.
Zelensky ha saputo raccogliere consensi anche sui social media: può contare su 2,8 milioni di follower su Instagram. Una piattaforma oltre dieci volte più ampia di quella di Poroshenko e Tymoshenko, che gli consente di aumentare la sua popolarità soprattutto tra gli under 30. Da bravo populista, adotta strategie di comunicazione poco istituzionali: selfie, video girati con il telefono, video degli allenamenti in palestra.
L’ombra dei neonazisti sulle elezioni
Le elezioni non si svolgeranno in un clima particolarmente sereno. Circa il 12% della popolazione con passaporto ucraino vive in Crimea, ormai annessa alla Russia, e gli oblast di Donetsk e Luhansk, controllati dai separatisti, e non potrà votare. La guerra nel Donbass dura da cinque anni e nessuna delle due parti si è mostrata in grado di rispettare il cessate il fuoco.
Inoltre, l’estrema destra continua a giocare un ruolo di rilievo in Ucraina. Il battaglione Azov – una formazione paramilitare di ispirazione neonazista creata nel 2014 con lo scopo di contrastare il separatismo nell’est del Paese e accusata di torture e crimini di guerra – ha ricevuto l’autorizzazione a monitorare le elezioni. Il loro portavoce, Ihor Vdovin, ha promesso di reagire con la violenza “in nome della giustizia” in caso di infrazioni delle regole nelle votazioni.
Il battaglione era dietro alle proteste contro il governo; l’accanirsi di Azov contro la corruzione potrebbe essere parte di una strategia per guadagnare simpatie nel pubblico ucraino, data la scarsissima popolarità di cui godono secondo i sondaggi elettorali. Ma potrebbe anche essere dovuto al fatto che gruppo è legato al ministro degli Interni Arsen Avakov, che si è unito al coro di critiche verso Poroshenko, accusandolo di comprare voti.
Uno dei più grandi errori dei politici ucraini nell’era del dopo Maidan è stato proprio lasciare campo libero a queste formazioni paramilitari neonaziste, consentendo loro di pattugliare le strade e chiudendo un occhio sulle violenze da loro commesse. Nonostante le lamentele di Azov a proposito della corruzione del sistema politico ucraino siano legittime, è innegabile che la presenza di gruppi neonazisti e il tacito assenso delle autorità contribuisca a compromettere il già fragilissimo sistema democratico in Ucraina.