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Baratto mancato nucleare / sanzioni

Corea: Hanoi, dopo il nulla di fatto tra Trump e Kim

2 Mar 2019 - Pierfrancesco Moscuzza - Pierfrancesco Moscuzza

Si è concluso ad Hanoi il 28 febbraio con un clamoroso nulla di fatto il secondo Vertice tra il presidente statunitense Donald Trump e il presidente nordcoreano Kim Jong-un . Nonostante le buone premesse determinate dal clima di distensione politica tra i due Paesi dopo il precedente summit di Singapore, e le aspettative di un accordo confermate da un comunicato ufficiale della Casa Bianca rilasciate prima dell’incontro, i due leader non sono arrivati a nessuna intesa.

La versione di Trump…
La dinamica dei fatti è tuttora confusa. Secondo il presidente Trump, il Vertice è stato tutto centrato sull’eliminazione delle sanzioni economiche applicate alla Corea del Nord dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu per avere condotto ripetutamente test nucleari e lanci di missili balistici.

Durante la conferenza stampa tenutasi al JW Marriot Hotel di Hanoi dopo la riunione faccia a faccia tra i due leader, Trump s’è rifiutato di commentare la proposta della Corea del Nord, dichiarando: “Fondamentalmente volevano che le sanzioni fossero tolte nella loro interezza; e non potevamo farlo.”  Incalzato dalle domande dei giornalisti, Trump ha risposto: “Non voglio commentare nello specifico, ma (Kim) ha una certa visione e non è esattamente la nostra visione. Però è molto più vicina (alla nostra) di come lo fosse un anno fa. E penso che alla fine ci arriveremo”.

… e quella di Kim
Il ministro degli esteri nordcoreano Ri Yong-ho ha invece smentito la versione di Trump, dicendo che la Corea del Nord aveva chiesto solo la parziale sospensione di cinque delle 11 sanzioni applicate dal Consiglio di Sicurezza e che in aggiunta aveva fatto una proposta “realistica” che includeva la disattivazione completa del centro di ricerca nucleare di Yongbyon, dove si lavorano uranio e plutonio, sotto la supervisione di osservatori statunitensi.

Ri ha anche detto che la Corea del Nord aveva offerto la sospensione definitiva dei test nucleari e dei missili a lungo raggio, causa primaria delle sanzioni Onu. Ma, sempre secondo la versione di Ri, gli Stati Uniti hanno anche chiesto “una cosa in più di Yongbyon”: a quel punto, “è diventato chiaro che gli Stati Uniti non erano pronti ad accettare la nostra proposta”. Ri ha definito la proposta nordcoreana: “la più grande misura di denuclearizzazione che possiamo intraprendere nella fase attuale in relazione all’attuale livello di fiducia” che esiste tra i due Paesi.

La delusione degli alleati degli Usa asiatici ed europei
Comunque sia andato veramente l’ incontro la delusione per il suo fallimento è generale, sia in America che negli alleati asiatici ed europei. In particolare, ha risuonato nei media internazionali e locali la delusione del primo ministro giapponese Shinzo Abe e del presidente sudcoreano Moon Jae-in. Quest’ ultimo, ha colto l’ occasione simbolica delle celebrazioni del centenario del movimento di indipendenza contro il dominio coloniale giapponese, tenutesi il 1 ° marzo nella centralissima piazza Gwanghwamun di Seul, per esporre la sua visione di un “nuovo regime della penisola coreana”, auspicando una cooperazione pacifica ed economica che rompa con la storia della regione marcata dal conflitto e dalla divisione ideologica.

Moon ha dichiarato che: “Il nuovo regime della penisola coreana si riferisce all’ordine del prossimo secolo, in cui assumeremo un ruolo guida. Lavorando insieme al popolo e alla Corea del Nord, creeremo un nuovo ordine di pace e cooperazione.” Evidenziando la delusione per il fallimento del Vertice di Hanoi, Moon ha anche dichiarato: “Stabiliremo un regime di pace permanente senza fallimenti, sulla base della nostra volontà incrollabile, del coordinamento ravvicinato tra Stati Uniti e la Repubblica di Corea (Corea del Sud, ndr), di una soluzione nelle trattative tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord e del sostegno della comunità internazionale.”

Continuare “dialoghi produttivi”
Nel frattempo, l’ agenzia stampa del regime nordcoreano Kcna ha emesso un comunicato ufficiale dove dichiara che il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno concordato di continuare “dialoghi produttivi” per risolvere le questioni sollevate al loro secondo Vertice ad Hanoi.

La Kcna ha anche affermato che l’incontro ha rappresentato un’occasione importante per approfondire il rispetto reciproco e la fiducia tra i due leader, concludendo con la dichiarazione seguente: “Hanno concordato di rimanere in stretto contatto tra loro per la denuclearizzazione della penisola coreana e lo sviluppo epocale delle relazioni tra gli Usa e la Repubblica Democratica di Corea, e per continuare il dialogo produttivo col fine di risolvere le questioni discusse al Vertice di Hanoi.”

Il difficile momento di Donald Trump
Il meeting di Hanoi rappresenta uno dei momenti più difficili della presidenza di Donald Trump. Dopo due anni di dimissioni, licenziamenti in tronco ed accuse di ogni tipo che vanno dalla corruzione all’ipotesi di alto tradimento per il caso Russiagate, in coincidenza del vertice di Hanoi, Michael Cohen, l’ex avvocato personale del magnate, ha rilasciato una testimonianza fiume devastante per la sua reputazione e per la sua carriera politica, accusandolo di essere a capo di un impero finanziario gestito come un’ organizzazione mafiosa e di essere un razzista.

Nonostante Cohen non abbia fornito nessuna prova diretta che possa essere usata in tribunale per accusare Trump di commistione con la Russia nell’ambito dello scandalo Russiagate, o di avere avuto conoscenza previa delle rivelazioni fatte da Wikileaks tramite la pubblicazione massiccia di email di Hillary Clinton durante la campagna per le presidenziali del 2016, l’ex legale è però stato in grado fornire un assegno dal valore di 35.000 dollari consegnato alla pornostar Stormy Daniels durante la campagna presidenziale per comprarne il silenzio. L’ assegno in questione è stato firmato direttamente da Trump, circostanza che proverebbe la sua complicità, quando invece il magnate aveva pubblicamente dichiarato di non saperne nulla, mentendo al pubblico americano.

Tutto ciò avviene in coincidenza con l’ inizio della campagna elettorale per le presidenziali del 2020 dove i repubblicani si vedono in svantaggio rispetto alla controparte democratica. In passato, la politica estera è stata usata dai presidenti americani come specchietto per le allodole, per distogliere l’ attenzione da eventi di politica nazionale. Il fallimento del Vertice di Hanoi però non ha aiutato Trump in questo senso, mettendone al contrario in evidenza l’inadeguatezza su tutti i fronti. Resta da vedere se la base elettorale conservatrice che lo ha appoggiato fino ad ora sarà disposta ad appoggiarlo per un altro mandato.