IAI
Il piano proposto dalla Ocasio-Cortez

Usa: il Green New Deal riaccende il dibattito sull’ambiente

14 Feb 2019 - Pietro Quercia - Pietro Quercia

La politica corre veloce, lo sappiamo, e quella americana ancora di più. Solamente due anni fa, Donald Trump, dopo essere stato eletto presidente degli Stati Uniti d’America, espresse l’intenzione di uscire dagli accordi di Parigi sul clima del 2015.

Gli Usa, secondo Paese al mondo per emissioni inquinanti dopo la Cina, si unirebbero così a Siria e Nicaragua, gli unici Stati fuori dall’accordo. Nell’ultimo discorso sullo stato dell’Unione del 5 febbraio 2019, Trump ha accuratamente evitato di menzionare il problema dei cambiamenti climatici e le politiche del suo governo al riguardo, evidenziando l’assenza del tema nel recente dibattito politico americano.

Il vento del cambiamento alle elezioni di midterm
Ma negli ultimi mesi qualcosa sta cambiando. A novembre 2018, con le elezioni di metà mandato, alla Camera dei Deputati è stata eletta una nuova maggioranza a guida giovane, democratica e progressista. Tra i nuovi legislatori si sta mettendo in mostra la 29enne newyorkese Alexandria Ocasio-Cortez, che con le sue ambiziose proposte sta rivitalizzando il partito Democratico e galvanizzando le nuove generazioni, i cosiddetti millennials.

Il giorno dopo il discorso sullo stato dell’Unione – ironicamente – la Ocasio-Cortez ha pubblicato una risoluzione al Congresso per promuovere un Green New Deal, un’ambiziosa proposta economica ed energetica per rendere gli Stati Uniti carbon-free e alimentati al 100% da energia rinnovabile entro il 2030.

Questa proposta, che vorrebbe ricalcare il New Deal di epoca rooseveltiana, ha immediatamente riacceso gli animi democratici a lungo sopiti, particolarmente riguardo ai cambiamenti climatici. Difatti, tutti gli attuali candidati democratici per la corsa alla Casa Bianca del prossimo anno lo hanno appoggiato in un modo o nell’altro.

Buone intenzioni ma poche soluzioni
Fuori dal coro di approvazione però, sembra trovarsi Nancy Pelosi, speaker democratica della Camera e politica di lungo corso, la quale ha prontamente definito il progetto difficilmente realizzabile come un “sogno verde […] che nessuno sa cosa sia”.

Il Green New Deal, infatti, non si occuperebbe solo di cambiamenti climatici e di transizione energetica, ma prevede anche la ristrutturazione di tutti gli edifici del Paese in ottica di efficienza energetica, un’ipotetica garanzia di lavoro federale, un sistema sanitario d’eccellenza e una maggiore protezione delle comunità indigene, solo per citare alcuni degli obiettivi. Tutto ciò, tuttavia, viene presentato senza una reale lista di azioni o proposte concrete che facciano seguito a questi ambiziosi obiettivi.

Nonostante la vaghezza della proposta, è da rilevare il cambio di rotta nella lotta ai cambiamenti climatici. Sin dagli Anni Novanta, e di nuovo nel 2009 con la proposta di legge Waxman-Markey, mai adottata, il cavallo di battaglia dei democratici per ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera è stato il carbon pricing.

I cambiamenti climatici sono visti come un fallimento del mercato. Il costo sociale, presente e futuro, prodotto dall’inquinamento e dal riscaldamento globale non viene pagato dagli individui ma dalla comunità, sotto forma di danni ambientali.

Per sopperire a questo fallimento, gli economisti propongono che si paghi un prezzo sulle emissioni di gas serra che includa il costo sociale del carbone, per esempio tramite una ‘carbon tax’. In questo modo si rispetterebbe il principio che chi inquina paga, producendo allo stesso tempo un incentivo economico a utilizzare tecnologie meno inquinanti e ad abbandonare i combustibili fossili.

Nel Green New Deal niente di tutto ciò è presente. L’enfasi, infatti, è posta sullo Stato e sul suo ruolo nell’economia tramite massicci investimenti in infrastrutture pubbliche, forti sussidi nella promozione delle energie rinnovabili e una stringente e definita regolamentazione.

La riapertura del dibattito politico sul clima
Se questa proposta mira a riunire i democratici sotto il vessillo dell’ambientalismo e della trasformazione green dell’economia, al tempo stesso facilita il lavoro di opposizione dei repubblicani. Per come sembra delinearsi, il Green New Deal richiederebbe decine di miliardi di dollari, da ottenere con nuove tasse o con nuovo debito.

Non sarà difficile per i repubblicani – tra i quali ci sono negazionisti dei cambiamenti climatici – attaccare strenuamente questa proposta e le sue implicazioni sul budget, specialmente se dovessero preservare l’attuale maggioranza di seggi al Senato.

A ogni modo, prescindere dal risultato finale, la Ocasio-Cortez è stata in grado di riaccendere il dibattito sui cambiamenti climatici negli Stati Uniti e, probabilmente, a inserirlo nei programmi elettorali dei futuri candidati alla Presidenza degli Stati Uniti d’America.