IAI
Elezioni il 16 febbraio

Nigeria: al voto per il presidente in un Paese diviso a metà

5 Feb 2019 - Jesse Colzani - Jesse Colzani

Sono passati meno di vent’anni da quando la Nigeria è tornata ad essere una repubblica democratica. Da quando, nel 1999, il governo militare perse il controllo sul Paese, il popolo nigeriano è stato chiamato ad esprimersi cinque volte. Nel frattempo, il “gigante d’Africa” ha visto la propria popolazione aumentare del 60% – diventando la settima nazione al mondo per numero di abitanti, terza in termini di popolazione giovane – e ha beneficiato di una considerevole crescita economica.

Sabato 16 febbraio, i nigeriani andranno alle urne per le elezioni presidenziali, alla naturale scadenza del mandato dell’attuale capo dello Stato Muhammadu Buhari. Da Washington a Pechino, il mondo si sta mostrando particolarmente interessato alla prima delle tante elezioni africane che si terranno nel 2019, fondamentale per prevedere il futuro della più grande economia del continente e dell’Africa occidentale stessa.

Un Paese diviso e pieno di complessità
Per poter comprendere le dinamiche interne della Nigeria, bisogna innanzitutto considerare che il Paese ospita oltre 500 gruppi etnici diversi, suddivisi in 36 Stati controllati da un governo federale fortemente ispirato al modello presidenziale statunitense. Le divisioni etniche assumono un peso ancora maggiore a causa della suddivisione religiosa – conseguentemente divenuta politica – tra nord e sud del Paese, rispettivamente a prevalenza musulmana e cristiana. Poiché gli Stati settentrionali sono 19 e quelli meridionali 17, il nord detiene storicamente un maggior peso politico.

Nonostante il forte sviluppo degli ultimi decenni, l’economia nigeriana presenta delle considerevoli complessità strutturali che il prossimo governo dovrà affrontare. La Nigeria è il sesto Paese al mondo per esportazioni di petrolio greggio e i tentativi di diversificare l’economia non sono stati in grado di diminuirne la dipendenza dal settore petrolifero.

Qui, il contrasto tra nord e sud emerge ancor più chiaramente, se si considera che i giacimenti di petrolio si trovano esclusivamente nel sud industrializzato. Non sorprende, dunque, che il livello di diseguaglianza economica varia a seconda della zona geografica, con il moderno Stato di Lagos che vanta un tasso di povertà inferiore a quello dell’Ungheria, e altri stati a nord in cui nove persone su dieci vivono con meno di due dollari al giorno.

In aggiunta alle storiche tensioni etniche e alla disuguaglianza economica, governare la Nigeria negli scorsi anni è risultato particolarmente complesso a causa dell’occupazione da parte di gruppi di estremisti islamici in numerose aree desertiche nel nord del Paese. Infatti, grazie al cambiamento climatico che sta causando la desertificazione del Sahel – la striscia di terra semi-arida a sud del Sahara – i militanti islamici hanno potuto sfruttare la vulnerabilità delle popolazioni colpite da siccità e carestie facendo leva sulla componente religiosa.

In meno di dieci anni, Boko Haram da solo ha causato decine di migliaia di morti e milioni di persone sfollate. Nonostante sia stato dichiarato sconfitto dall’attuale presidente Buhari, il gruppo controlla ancora una regione a nord-est del Paese.

Match tra socialdemocratici e conservatori
Alle elezioni della prossima settimana concorrono 73 partiti politici. Tuttavia, il partito socialdemocratico (All Progressives Congress, Apc) dell’attuale presidente e quello conservatore (People’s Democratic Party, Pdp) di Alhaji Atiku Abubakar sono dati per favoriti.

Muhammadu Buhari, 76 anni, si era presentato alle scorse elezioni impegnandosi sulla lotta alla corruzione, sull’aumento della sicurezza e sulle riforme economiche. Riguardo la corruzione, Buhari ha promosso una politica a protezione degli informatori e i suoi elettori hanno molto apprezzato l’aumento della trasparenza a livello governativo. Ciononostante, la Nigeria resta uno dei Paesi con il più alto tasso di corruzione e gli osservatori internazionali non hanno registrato grandi miglioramenti in merito.

Riguardo la sicurezza, i suoi sforzi per contrastare le cellule di Al-Qaeda nel nord del Paese lo hanno indubbiamente premiato, ma molti gli hanno contestato una mancanza di fermezza rispetto ai conflitti riguardanti i diversi gruppi etnici che convivono nella zona centrale del Paese. Con i tassi di disoccupazione che sono raddoppiati dal suo insediamento, l’aumento dell’inflazione e un deciso innalzamento del debito pubblico, le numerose riforme del settore agricolo dell’attuale presidente costituiscono l’unica politica economica di cui il Paese ha realmente beneficiato durante il suo mandato.

Alhaji Atiku Abubakar, 72 anni, è stato vice-presidente della Nigeria dal 1999 al 2007. Venne accusato dal presidente Buhari di essere coinvolto in attività di riciclaggio internazionale di denaro; accusa che si ritiene sia correlata al divieto di entrare nel territorio degli Stati Uniti per anni. Abubakar è un affermato imprenditore e ha fondato l’American University of Nigeria nel nord-est del Paese.

Sta ricevendo considerevole supporto nel sud della Nigeria grazie alla sua promessa di voler riequilibrare il potere tra nord e sud, attraverso una riforma del federalismo che decentralizzi ulteriormente il potere governativo. Abubakar è da sempre un grande ammiratore del sistema educativo americano e si è impegnato ad attrarre investimenti per l’educazione in Nigeria.

Elezione incerta
Le prossime elezioni costituiranno un precedente storico, in quanto non era mai successo che entrambi i candidati favoriti condividessero l’appartenenza etnica: sia Buhari che Abubakar sono di origine fulani. Questo costituisce un fattore positivo, poiché può evitare ulteriore divisione politica tra nord e sud.

Mentre sono in molti a pensare che l’attuale presidente sia troppo anziano, incapace di controllare gli attacchi violenti e poco sensibile alle esigenze di ammodernamento del Paese, molti altri risultano piuttosto scettici all’idea di votare Abubakar a causa delle sue controverse vicende politiche e finanziarie. Buhari gode di grande appoggio Segli stati a nord-ovest – i più densamente popolati – mentre Abubakar si affiderà alla sua regione di origine ad est. Il sud del Paese costituisce il grande punto interrogativo.

Le elezioni in Nigeria sono di grande interesse per attori internazionale – istituzionali e privati – , in quanto potrebbero portare sviluppo economico, maggiore sicurezza nel Paese e nella regione dell’Africa occidentale. Non è possibile prevedere con certezza se questo sarà effettivamente “il secolo dell’Africa” o meno, ma questa può essere l’occasione per la Nigeria di dimostrare agli altri Paesi che c’è posto per l’Africa al tavolo dei grandi.

Foto di copertina © Michael Kappeler/DPA via ZUMA Press