IAI
Russia gioca d'anticipo

Information Warfare: nuova frontiera conflitti internazionali

1 Feb 2019 - Livia Botti - Livia Botti

Al giorno d’oggi lo si dà per scontato: essere informati è facile e veloce, grazie a Internet e ai social. Con un solo click è possibile accedere ad aggiornamenti in tempo reale provenienti da migliaia di fonti di tutto il mondo. Spesso, però, queste informazioni sono incomplete, fuorvianti e manipolate. Quando ci si imbatte in questo tipo di notizie, si è davanti alle cosiddette fake news, oggi considerate a tutti gli effetti armi al servizio di politica, economia, mondo militare e terrorismo.

Le ingerenze russe nelle elezioni americane
Lo scorso dicembre sono stati resi pubblici i due rapporti contenenti le indagini condotte dalla Commissione intelligence americana, presieduta dal senatore Richard Burr, nei confronti dell’azienda russa Internet Research Agency (Ira). L’Ira, accusata di aver influenzato l’esito delle elezioni americane del 2016, rappresenta la massima espressione della criticità che le fake news possono assumere.

Infatti, i russi avrebbero operato in svariate piattaforme digitali, tra cui Facebook, Twitter, Youtube, Snapchat e Tumblr. Si tratterebbe, dunque, di un potentissimo attacco, proveniente da un Paese terzo, a una delle più importanti democrazie globali: gli Stati Uniti. Sebbene tale ingerenza sia stata lungamente negata da Donald Trump, uscito vincente dalle elezioni del 2016, i rapporti non si limitano ad accertare quanto ipotizzato, ma evidenziano addirittura scenari inaspettati.

Non solo il numero di piattaforme sulle quali l’Ira ha operato è risultato maggiore, ma questa è riuscita ad attuare una campagna di disinformazione così accurata da disincentivare addirittura l’afflusso alle urne di precise categorie di elettori.

Information warfare: condotta e sviluppi
Gli esperti di cybersecurity richiamano l’attenzione della comunità internazionale non solo sulla portata dell’attacco, ma sulla sua efficacia, efficienza e precisione. Si tratta di un attacco mirato e dal profilo ben delineato, che mette a dura prova i sistemi di intelligence e cybersicurezza internazionali. Si è di fronte, dunque, a quella che può essere definita una nuova guerra mondiale: l’information warfare, il cui campo di battaglia è il cyberspazio.

Certamente, l’uso strumentale dell’informazione precede di gran lunga la nascita di Internet e del dominio ‘cyber’. Basti pensare alle tante campagne di disinformazione del Kgb, come l’Operazione Infektion, condotta negli Anni Ottanta al fine di screditare gli Stati Uniti agli occhi dei Sovietici. È certo, però, che la nascita e la crescente pervasività della quinta dimensione abbia esponenzialmente aumentato la possibilità di creare fake news e di diffonderle con più facilità.

Si tratta infatti di un’operazione a basso costo, che valica facilmente i confini nazionali, che può essere attuata senza l’aiuto di intermediari e che ha trovato nello scenario multiforme del cyberspazio il proprio habitat. Tramite Internet è facile ricondividere e diffondere in tempo reale la notizia manipolata e più questa circola e viene condivisa, maggiori saranno la sua credibilità e la sua eco. Si entra così in un turbinio di disinformazione che rende sempre più difficoltosa l’individuazione della fonte d’origine e il conseguente contrattacco.

Volontà, necessità e desiderio di influenzare il dibattito politico di Paesi terzi o di manipolare il pensiero dei propri concittadini non sono nulla di nuovo nuovo: ad esserlo sono le modalità, che richiedono uno sforzo collettivo per fronteggiare il problema. La difficile individuazione delle fake news e la velocità con cui queste vengono diffuse sono solo due degli aspetti che gli Stati devono fronteggiare. Infatti, a differenza dei cyber attacchi, la guerra d’informazione ha una profonda influenza sulla psicologia degli individui che fruiscono della notizia, e le conseguenze derivanti da questo impatto psicologico possono essere devastanti.

Russia all’avanguardia nell’information warfare
Molti sono gli episodi che hanno recentemente richiamato l’attenzione del pubblico internazionale in materia di cybersecurity: le sopracitate manipolazioni russe delle elezioni Usa del 2016, le implicazioni del Russiagate, i sospettati attacchi informatici a Taiwan da parte della Cina, lo scandalo di Cambridge Analytica. Nonostante gli esempi siano molti e coinvolgano le più disparate parti del mondo, la Russia rimane protagonista indiscussa dell’information warfare, data la lunga tradizione e le operazioni da questa condotte nel campo.

Come già citato, la tradizione russa della manipolazione di informazione risale agli inizi del ventesimo secolo ed è stata ampiamente utilizzata dal Kgb sin dagli Anni Venti. La dottrina russa dell’inganno (maskirovka) si è evoluta al passo con la tecnologia ed è riuscita a costruire una serie di misure per l’inganno militare, dal camuffamento dell’informazione. Con la crisi Ucraina del 2014, la comunità internazionale si è resa conto di quanto questo strumento rappresenti una pericolosa arma geopolitica nelle mani della Russia, in grado di influenzare il globo nella sua integrità.

Tra cyber warfare e information warfare: il futuro dei conflitti mondiali
La Russia, sullo scacchiere internazionale, non è certo l’unica potenza sviluppato nel campo dell’information warfare. Il sopracitato scandalo di Cambridge Analytica evidenzia come società, Stati, piattaforme social e persone fisiche siano coinvolte nella guerra d’informazione. Un intricato labirinto in cui raccolta e analisi di dati online vengono sfruttati con lo scopo di creare campagne di disinformazione.

Cambridge Analytica, società britannica di analisi dati, avrebbe trafugato i dati di 50 milioni di utenti Facebook e li avrebbe usati per influenzare le elezioni americane del 2016.  Un caso che evidenzia quanto scarsa sia l’educazione digitale e quanto poco regolamentato sia il settore della protezione dati in rete, della diffusione degli stessi e del loro utilizzo una volta ottenuta l’autorizzazione ad acquisirli.

Se nel cyber warfare gli attacchi vengono condotti ai danni dei dati sensibili di un identificato obiettivo, nella cyber information questi possono venire usati per costruire una campagna di disinformazione basata sulla creazione e sulla diffusione di fake news. Queste ultime, all’interno della quinta dimensione, possono creare impatti psicologici devastanti nei suoi fruitori. Basta pensare, ancora una volta, alle elezioni americane del 2016.

In conclusione, sono imprescindibili per la comunità internazionale l’attenzione e l’attuazione di norme legislative atte a proteggere da queste nuove forme di guerra, sempre più subdole e dilaganti. È necessaria una reazione repentina e coordinata, come si evince dalla Cyber Warfare Conference tenutasi a Milano lo scorso 12 dicembre, in cui i massimi esperti di cyber si sono riuniti per confrontarsi sulle nuove frontiere dei pericoli e delle guerre che percorrono la dimensione cibernetica.