Corea: Hanoi, attesa per il secondo Vertice Trump – Kim
È Hanoi lo scenario del secondo incontro tra il presidente statunitense Donald Trump e il leader nord-coreano Kim Jong-Un che, stavolta, dovrebbe portare a qualche risultato concreto. Il primo Vertice, tenuto lo scorso giugno a Singapore, viene ricordato più per il suo carattere storico che per i risultati. I due leader, infatti, non sottoscrissero veri e propri accordi: si parlò di un risultato più mediatico che altro. Trump e Kim si impegnarono più che altro a una “suspension for suspension” o “freeze for freeze”, una idea diplomatica per la risoluzione dei problemi nell’area che la Cina ha sempre portato avanti: Pyongyang si sarebbe impegnata nel processo di denuclearizzazione e Washington avrebbe interrotto i suoi “giochi di guerra”, le esercitazioni militari americane nell’area insieme ai sud-coreani.
Dal Vertice di giugno, sono stati fatti pochi passi in avanti. Trump ha fermato le esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud e Kim ha distrutto (in parte e non in maniera definitiva) un sito nucleare. Ma fatti concreti, se non l’apertura del dialogo tra le due potenze nemiche, non ce ne sono stati. Il secondo Vertice, il 27 e 28 febbraio, in una Hanoi blindata dove Kim arriva in treno dopo due giorni di viaggio, dovrà portare qualcosa in più sia in termini di impegni nord-coreani sulla denuclearizzazione che di disimpegno americano nell’area.
L’esempio del Vietnam e le prospettive economiche nord-coreane
Il Vertice di Hanoi può avere un interessante risvolto economico. Già al termine del primo summit, il presidente Trump aveva detto che guardava con molto favore alle potenzialità economiche di una Corea del Nord pacificata e aperta. E la scelta del luogo di questo secondo incontro non è casuale: troppe le analogie tra Vietnam e Corea del Nord, per gli Usa. Sia gli Stati Uniti che la Corea del Nord hanno parlato di modello Vietnam da esportare nel ‘regno dei Kim’. E lo stesso leader nord-coreano, dopo l’incontro con Trump, visiterà delle fabbriche in Vietnam per “carpirne i segreti”.
Come oggi potrebbe fare la Corea del Nord, il Vietnam si aprì al mondo dopo una guerra con gli Usa (anche se nel caso nord-coreano è una guerra di feluche e di sanzioni, oltre che di botti – nucleari – e lanci – missilistici -). Dieci anni dopo la fine della sanguinosa guerra, il Vietnam si aprì al mondo con una serie di liberalizzazioni economiche, pur restando un Paese socialista. Come per la Cina, il principio del “non è peccato arricchirsi” ha portato a un modello di liberalizzazioni capitalistiche che nel caso dell’impero del dragone ha avuto come risultato la crescita di una domanda interna spinta anche dall’enormità del numero della popolazione. Nel caso vietnamita, il modello economico ha fatto diventare il Paese peninsulare una nuova fabbrica del mondo votata all’export.
Il Vietnam è secondo al mondo, dopo la Cina, per esportazione di cellulari. Ha una crescita che si assesta sopra il 6% annuo (nel 2017 è stato del 6,8%, in aumento dal 6,2% dell’anno precedente), è diventata una vera e propria fabbrica del mondo, molte aziende internazionali si sono spostate qui dalla Cina per il minor costo del lavoro. Nel 2017, il Vietnam ha esportato verso gli Usa il 20.1% dei suoi 214,1 miliardi di dollari di esportazioni; verso la Cina il 14.5%; vengono poi Giappone e Corea del Sud.
Analogie tra economia, sanzioni, turismo
Come la Corea del Nord oggi, il Vietnam, quando si aprì all’economia di mercato di stampo socialista nel 1986 con il programma Doi Moi (“rinnovamento” in vietnamita), era sotto sanzioni dell’Onu, rimosse tre anni più tardi, per l’occupazione della Cambogia. Certo, non aveva il nucleare che Pyongyang ha difficoltà ad alienare completamente, ma il punto di partenza potrebbe essere simile.
Hanoi è diventata e si è rafforzata come una meta turistica; la Corea del Nord negli ultimi anni sta vedendo un aumento della richiesta di turismo anche occidentale e lo stesso Trump ha lodato le potenzialità turistiche di siti montani e balneari nord coreani. Certo, le differenze tra Vietnam e Nord Corea sono enormi, non solo geograficamente. E’ vero che entrambi hanno un uomo forte come capo, ma nel caso vietnamita le decisioni vengono prese dal partito e dagli organi in maniera collegiale, cosa differente da quello che avviene sia in Corea del Nord che nella Cina, capostipite di questo modello economico-socialista.
Le persistenti difficoltà nord-coreane
Dal vertice di Hanoi ci si attende, si diceva, qualcosa di concreto. Trump ha la necessità di dimostrare di averci visto giusto a volere fortemente l’apertura del canale con Kim e il giovane leader nord-coreano deve mettere sul piatto qualcosa di più che vaghe promesse, soprattutto nel campo nucleare e degli armamenti. Anche perché la situazione nel Paese è difficile: secondo le notizie diffuse dall’agenzia Reuters dal Palazzo di Vetro qualche giorno fa, la Corea del Nord sta soffrendo una forte carestia alimentare, sarebbe in deficit di circa 1,4 milioni di tonnellate di cibo e sarebbe costretta a dimezzare le razioni.
Questo, a causa non solo delle sanzioni internazionali, ma anche per problemi ambientali. Nonostante le piccole aperture di Kim Jong-Un abbiano creato una micro-classe che comincia a desiderare e ad approvvigionarsi di beni di consumo come in qualsiasi altro Paese, la situazione in Corea del Nord è ancora molto difficile, con 10,3 milioni di nord coreani, quasi la metà della popolazione, denutriti nel 2017 secondo il World Food Program.