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Verso le presidenziali di marzo

Ucraina: candidati, Yulia avanti, ma non c’è favorito

7 Gen 2019 - Eleonora Febbe - Eleonora Febbe

Le elezioni presidenziali del 31 marzo 2019 in Ucraina saranno influenzate dalla crisi con la Russia e dall’insoddisfazione dell’elettorato per la situazione economica, ma anche per la gestione politica, dopo quel tumultuoso 2014, quando le proteste di Euromaidan portarono al rovesciamento del presidente legittimo Viktor Yanukovic e sfociarono nell’annessione della Crimea alla Russia e nella guerra, che tuttora continua, nel Donbass.

Gli ultimi sondaggi indicano che il 15% circa degli aventi diritto non ha intenzione di andare a votare, disilluso dal panorama del Paese, mentre un quinto circa è ancora indeciso. In assenza per il momento d’un favorito, si possono comunque già individuare i protagonisti di questa tornata elettorale, in ordine di preferenza nei sondaggi.

Yulia Tymoshenko

Yulia Tymoshenko
La leader della rivoluzione arancione del 2004 ed ex primo ministro è un’anomalia elettorale: da un lato è stabilmente in testa ai sondaggi, dall’altro è estremamente impopolare. Di recente, il think tank Vox Ukraine l’ha identificata, in base a un’analisi di dichiarazioni rilasciate da politici ucraini, come il candidato che mente più spesso. Nel 2011, destò scalpore il processo a suo carico per abuso d’ufficio, criticato aspramente dalle istituzioni europee e considerato un processo politico; è stata rilasciata dal carcere il 22 febbraio 2014, il giorno in cui Yanukovic riparò in Russia dopo i fatti di Euromaidan.

Fondatrice con il marito di una compagnia petrolifera nei primi Anni Novanta, è in Parlamento dal 1996; in un’Ucraina che sembra esprimere a gran voce il desiderio di volti nuovi al potere, sta cercando il più possibile di presentarsi come forza modernizzatrice nonostante la sua carriera politica ventennale. Da sempre pro-Ue, si è però mostrata pronta a trovare un equilibrio con la Russia per stabilizzare il Paese.

 

Petro Poroshenko

Petro Poroshenko
Il presidente in carica è al momento piuttosto impopolare: l’80% della popolazione non si fida di lui, ha un consenso elettorale pari appena all’8%. Originario di Donetsk, nel Donbass, ha fatto fortuna negli Anni Novanta grazie all’industria dolciaria, conquistandosi il soprannome di ‘re del cioccolato’.

Inizialmente tra i fondatori del filorusso Partito delle Regioni di Yanukovic, già dal 2002 gravita verso l’europeista Viktor Yushchenko e acquista un’enorme popolarità nel 2014, quando appoggia – anche economicamente – Euromaidan.

Per ottenere un buon risultato elettorale dovrà mostrarsi particolarmente ant-irusso, puntando sul ricordo di Maidan come risveglio della dignità e dell’indipendenza dal popolo ucraino e cercando di conquistare una larga fetta del voto patriottico e conservatore. Da questo punto di vista, la crisi del mare d’Azov ha aumentato le sue possibilità di andare al ballottaggio – al punto che molti gliene hanno attribuito la responsabilità -, anche se molto dipenderà dalla condizione economica del Paese a marzo.

 

Volodymyr Zelensky

Volodymyr Zelensky
Il volto nuovo di queste elezioni non è un politico di professione, ma un attore che ne ha interpretato uno in tv. Nella serie ‘Servitore della nazione’, Volodymyr Zelensky è un professore che si trova catapultato dal liceo alla presidenza del Paese, dopo che un video caricato su YouTube dai suoi studenti, in cui si lamenta della corruzione in Ucraina, diventa virale.

La frustrazione degli ucraini verso la propria classe dirigente non esiste solo sul piccolo schermo, ma è ben presente alla vita reale: per questo Zelensky è riuscito a balzare alle prime posizioni dei sondaggi, praticamente alla pari con Poroshenko, e a diventare un favorito per il passaggio al secondo turno, ancor prima dell’ufficializzazione della sua candidatura, avvenuta il 31 dicembre.

 

Anatoly Hrytsenko

Anatoly Hrytsenko
Dopo 25 anni nelle forze armate, il generale Anatoly Hrytsenko ha svolto la funzione di ministro della Difesa sia nel governo Tymoshenko che in quello Yanukovic, fino al 2006. Molto critico nei confronti di Poroshenko, ha chiesto a gran voce il suo arresto per corruzione. Si presenta alle elezioni per la terza volta consecutiva e al momento è alle spalle diPoroshenko e Zelensky nei sondaggi, con il 7%.

Hrytsenko si pone come un candidato forte e in grado di dare stabilità all’Ucraina: “In questo Paese non esistono problemi che non siamo in grado di risolvere”, ha dichiarato durante una conferenza a settembre. È fautore di un sistema super-presidenziale, un “autoritarismo illuminato” che significherebbe un arresto nel processo di avvicinamento all’Europa.

 

Yury Boyko

Yury Boyko
Originario di Donetsk, ex ministro dell’Energia ed ex presidente della compagnia di Stato Naftogaz, Yury Boyko è il leader del Blocco opposizione. Il partito è nato dopo Euromaidan dalle ceneri del Partito delle Regioni di Yanukovic. A guidare il processo di rinnovamento del partito è stato Paul Manafort, poi capo nel 2016 della campagna elettorale di Donald Trump e successivamente processato negli Usa proprio per l’attività di consulenza per Yanukovic svolta in violazione delle leggi federali.

Boyko è sfuggito più volte a processi per corruzione ed è uno dei candidati più apertamente filorussi. Tuttavia, è estremamente sensibile alle critiche che lo vedono al soldo di Mosca: nel 2016, denunciato per collusione con i russi durante una seduta parlamentare, reagì colpendo con un pugno il suo accusatore. Per molti, una sua vittoria creerebbe ulteriori tensioni interne tra nazionalisti ucraini e fautori di un accordo con la Russia, al punto da rendergli impossibile governare: uno scenario comunque poco probabile, visto che ha un indice di gradimento del 4%.

 

Oleg Lyashko

Oleg Lyashko
Oleg Lyashko è noto per i suoi modi poco ortodossi in politica: durante l’annessione della Crimea alla Russia, ha creato bande armate che si dedicavano ai rapimenti di separatisti filorussi, filmandoli e pubblicando i video online. Lo stesso anno ha partecipato alle elezioni presidenziali, raccogliendo oltre l’8% dei voti.

Leader del Partito Radicale, una formazione populista e nazionalista, Lyashko vuole ‘purificare’ l’Ucraina dal cancro degli oligarchi; una purificazione prevalentemente di facciata, visti i suoi contatti con il magnate del Donbass Rinat Akhmetov. Al momento i sondaggi lo danno al 5%: le possibilità di passare il turno sono scarse, ma potrebbe togliere voti a Tymoshenko e Hrytsenko, favorendo così Poroshenko.

Un Paese diviso e un esito incerto
Al momento è difficile fare previsioni concrete sui risultati delle elezioni, ma si può già scommettere che si andrà al secondo turno, perché è praticamente certo che nessun candidato supererà il 50%. Molto dipenderà dagli sviluppi nella crisi con la Russia e dall’insoddisfazione dell’elettorato per la situazione economica e politica nel Paese.