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Merci libere, persone no

Migranti: le politiche dell’Ue vs un Mediterraneo europeo

8 Gen 2019 - Mario Savina - Mario Savina

Il Mediterraneo costituisce per l’Europa una regione periferica, un prolungamento strategico ed economico, ma anche una frontiera umana e culturale. E se lo spazio economico si vuole aperto verso sud, l’invenzione dell’Europa come spazio umano, sociale e culturale, fondato sulla sicurezza, produce un effetto di chiusura e innalza una frontiera rispetto alla sponda meridionale. L’apertura politica verso il sud contrasta totalmente con la chiusura, più rigorosa che mai, dello spazio umano.

Organizzando la libera circolazione dei beni nella regione mediterranea e rifiutando quella delle persone, che sarebbe conforme allo spirito Schengen, si è consacrata in modo definitivo la separazione tra spazio economico e spazio umano, contando sul dialogo solo culturale e sul riferimento illusorio alla collaborazione tra le società civili per attenuarne gli effetti.

La politica di vicinato tra sicurezza e incentivi alla democrazia
La risposta dell’Ue alla crisi verificatasi all’indomani delle cosiddette Primavere arabe è stata una nuova strategia di medio-lungo termine che fosse in grado di rilanciare la collaborazione con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, inaugurando un nuovo dialogo sui temi dell’immigrazione, della mobilità  e della sicurezza. Lo spirito della condizionalità era l’elemento cardine di tutti i documenti di quel periodo, in cui la Commissione europea offriva facilitazioni nel movimento di alcune fasce di persone in cambio di un controllo più severo sui movimenti delle fasce marginali e dei migranti irregolari.

Attraverso la politica di vicinato, l’Ue poneva enfasi sulla propria responsabilità di attrarre nella sua orbita egemonica i Paesi vicini, favorendo la diffusione della democrazia, dello stato di diritto, dello sviluppo sociale ed economico.

Al tempo stesso, la politica di vicinato veniva vista come politica di sicurezza: i Paesi vicini diventano Paesi ben governati, ma soprattutto capaci di arginare la diffusione di pericoli attraverso le frontiere. La politica di vicinato è diventata lo strumento attraverso il quale l’Europa ha trasformato i suoi problemi di sicurezza in una questione di ordine regionale.

Quello a cui si è assistito è stato una forma di ‘gestione dall’esterno’ delle politiche di sicurezza e del controllo delle migrazioni, dove l’Ue ha cercato di indurre Paesi terzi ad adottare i suoi modelli politici. In sostanza, tale politica si mostra come uno strumento per la produzione di uno spazio egemonico attraverso la quale si cerca di attirare a sé una serie di spazi altrui percepiti come problematici e disordinati.

Frontex e la sua missione
In quest’ottica si colloca la creazione di Frontex, l’agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri. La nascita di Frontex è stata il frutto di un punto di incontro tra chi spingeva per una gestione comune delle frontiere esterne e chi invece non voleva cedere parte della propria sovranità in un settore così simbolico e importante come quello del controllo dei confini.

Nel Mediterraneo, e non solo, Frontex è stata un attore decisivo nello sviluppo della dimensione esterna del controllo dell’immigrazione, essendo sempre chiamata ad attuare quegli aspetti della gestione integrata dei confini che implicano la cooperazione con i Paesi terzi. Tale ruolo è stato rafforzato dalla tendenza a creare dei rapporti informali, attraverso le agenzie amministrative, con i paesi della sponda sud.

Quindi, nonostante Frontex venga presentata come un’agenzia tecnica, in realtà la polizia di frontiera europea è un’attività intrinsecamente politica che si svolge in un ambiente complesso. L’agenzia è stata lo strumento pratico di una geopolitica che aveva come obiettivo non solo una progressiva espansione del confine europeo sino ad inglobare uno spazio extraterritoriale, ma anche la creazione di una struttura istituzionale di gestione della frontiera separata dai soggetti che le hanno dato vita.

Evidentemente il problema nasce nel momento in cui si cerca di coordinare ed armonizzare tecniche e punti di vista differenti in materia di gestione delle frontiere e ordinamenti legali  che variano da Paese a Paese e che causano molteplici difficoltà nella creazione di pratiche omogenee.

La linea generale avviata per mantenere stabilità e proteggere l’ordine pubblico, vero obiettivo dell’Ue, è stata caratterizzata da un volere tenere le minacce al di fuori  dei confini europei  e di controllarle a distanza. In questo contesto, Frontex ha lo scopo di sorvegliare e allontanare i nemici, rappresentati ai giorni nostri dai flussi irregolari e dai potenziali terroristi, provenienti soprattutto dalla sponda sud del Mediterraneo.

I confini europei.
Nell’ambito specifico dei controlli sull’immigrazione, il potere degli Stati interviene per rafforzare i propri confini, riproducendoli sotto nuove forme e delocalizzandoli, proiettandoli al di qua o a di là dei tracciati ufficiali di demarcazione, cioè ridistribuendo nello spazio una pluralità di manifestazioni di diverso carattere come per esempio gli obblighi di visto, i controlli in alto mare, la cooperazione transfrontaliera, le sanzioni ai vettori, ecc.

La scelta dell’Ue di adottare questo tipo di atteggiamento, volto a vedere il fenomeno della migrazione in primis in termini di sicurezza, fa emergere i numerosi limiti che questa politica di controllo e contenimento del fenomeno si porta dietro: ci riferiamo alle carenze evidenziate dalla società civile in tema di rispetto dei diritti umani e delle libertà di tutti gli individui coinvolti nelle diverse operazioni.

Nell’ultimo periodo l’attenzione sembra essersi spostata sulla necessità di rafforzare nuove relazioni con i Paesi di origine e di transito dei migranti che attraversano il Mediterraneo. Perché questo sia possibile si rende necessaria una nuova visione dell’immigrazione, da considerare sempre più come risorsa per il Vecchio Continente e sempre meno come una complicata questione a esso estranea e capace solo di generare problemi e instabilità.