IAI
I rischi di uno scontro artificioso

Italia/Francia: partner strategici nel settore della difesa

24 Gen 2019 - Michele Nones - Michele Nones

Le ripetute polemiche con la Francia da parte di ormai non pochi esponenti politici italiani, ripresi da una parte limitata ma significativa dei mass media e soprattutto dai social network, rischiano di provocare pesanti danni nelle relazioni bilaterali ed anche in quelle europee del nostro Paese. Il ruolo e l’influenza della Francia nell’Unione europea e nelle sue istituzioni, così come le sue alleanze in Europa e oltre, non devono, infatti, essere sottovalutati, soprattutto da parte di chi è costretto continuamente a chiedere il sostegno europeo per affrontare una serie di sfide e problemi difficilmente risolvibili a livello nazionale.

Se all’inizio della polemica si poteva pensare di essere di fronte ad un eccesso di inesperienza, l’apparente ricerca di occasioni di scontro apre la strada al sospetto che, invece, possa esserci una qualche voluta strategia. In questo caso un possibile obiettivo in campo internazionale, per quanto irrealistico, sarebbe quello di staccare l’Italia dal gruppo degli Stati fondatori dell’Unione europea per esasperare le posizioni sovraniste dell’attuale maggioranza. E questo potrebbe essere funzionale non solo ad interessi elettorali, ma anche a favorire un più stretto rapporto con altri Paesi extra-europei (dagli Stati Uniti alla Russia, da Israele al Regno Unito post-Brexit).

Tutto ciò senza tener conto, fra il resto, della tradizionale cooperazione italo-francese nel campo dell’aerospazio, sicurezza e difesa che ha caratterizzato gli ultimi venti anni e che rischia ora di essere compromessa. L’Italia ha, infatti, puntato con successo e profitto su due partner europei: il da un lato Regno Unito per i velivoli da combattimento e gli elicotteri, dall’altra la Francia per le unità navali, i sistemi di difesa aerea, i satelliti e i lanciatori.

La cooperazione Italia-Francia nell’industria della difesa.
Il primo programma navale bilaterale italo-francese ha portato allo sviluppo e alla costruzione delle Orizzonte, una delle migliori navi europee in grado di assicurare la protezione anti-aerea e anti-missile, capacità sempre più importante negli scenari di impiego a tutela delle missioni internazionali. Sulla base di questo successo è stata poi realizzata la Fremm che, pur condizionata da una maggiore diversità delle due versioni nazionali, sta portando al maggior numero di unità mai realizzato a livello europeo in un singolo programma, ed ha fatto crescere tecnologicamente e industrialmente le rispettive industrie navali.

Tanto è vero che è proprio su questa positiva esperienza che è iniziata la convergenza fra Fincantieri e Naval Group nella prospettiva di costituire una ‘Airbus’ navale: anche se restano numerosi problemi da risolvere (perimetro di attività, coinvolgimento di Leonardo, assetto proprietario, governance, ruolo degli azionisti privati, ecc.), l’iniziativa rappresenta il primo serio tentativo di concentrazione delle capacità navali europee per creare un player in grado di rispondere efficacemente alla sfida della globalizzazione.

Data la dualità di Fincantieri, leader mondiale nel mercato delle navi da crociera (a parte le super-navi), parallelamente si è arrivati ad un accordo per il controllo e la gestione dei Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri. Se non incontrerà ostacoli da parte dell’antitrust europeo e se il pessimo clima dei rapporti italo-francesi non influirà negativamente, l’integrazione in campo civile favorirà anche quella in campo militare. Nel frattempo la Francia ha deciso di costruire alcune navi logistiche attraverso un accordo bilaterale basato sulla unità capoclasse Nettuno, che Fincantieri sta costruendo per la Marina italiana. Le unità potrebbero essere realizzate presso i Chantiers, consolidando in questo modo anche la collaborazione industriale, oltre a quella militare.

Nel campo della difesa anti-aerea e anti-missile il programma di riferimento è lo Fsaf, la Famiglia di sistemi Superficie-Aria Futuri che ha generato la versione navale (a cui partecipa anche il Regno Unito) e la versione terrestre. Anche attorno a questo programma, oltre che al sistema missilistico aria-aria Meteor, si è costituito il gruppo europeo Mbda, a cui Leonardo partecipa per il 25%, che dovrebbe nel prossimo futuro sviluppare un consistente aggiornamento e ammodernamento delle capacità europee per far fronte alle nuove minacce missilistiche che incombono sul nostro continente. Mbda è il ‘campione europeo’ nel campo missilistico, l’unico attore in grado di competere con i maggiori player statunitensi nel mercato mondiale, assicurando al contempo l’autonomia europea in questo settore.

Nel campo satellitare la collaborazione fra Italia e Francia è stata l’unica esperienza in Europa di fruttuosa cooperazione intergovernativa e ha fornito ai due Paesi, attraverso Cosmo-Skymed e Helios, una capacità di sorveglianza del territorio che sarebbe rimasta, altrimenti, appannaggio di americani e russi. Pur con le criticità che si sono verificate nella gestione fra le due difese, questa attività prosegue ed ha costituito uno dei punti di forza per la costituzione della Space Alliance (Thales Alenia Space e Telespazio) fra Leonardo e Thales, in cui sono confluite le rispettive attività satellitari e nei servizi. Anche in questo caso vi sono stati errori e frequenti incomprensioni, ma si è comunque assicurato il mantenimento di una presenza industriale che non era scontata, con beneficio tanto per Roma che per Parigi.

Infine, nel campo dei lanciatori si è realizzato un difficile equilibrio fra grandi e medi lanciatori gestiti dalla società francese Ariane Group (con la collaborazione fondamentale dell’italiana Avio) e i piccoli-medi lanciatori Vega di quest’ultima. Per altro non va dimenticato che tutti i lanci europei sono effettuati dallo spazio-porto europeo di Korou, nella Guyana francese (un territorio francese d’oltremare). L’intero settore è sostenuto dall’Agenzia spaziale europea (Esa), di cui la Francia è il primo finanziatore e l’Italia il terzo. Di nuovo, si tratta dell’unica alternativa europea possibile rispetto ai competitori americani, russi e, ormai, cinesi.

I rischi per l’Italia
I rischi di un artificioso scontro politico con la Francia sono, di conseguenza, elevati per le capacità tecnologiche e industriali italiane nel campo della difesa perché nei settori sopra elencati siamo strettamente legati ai nostri partner transalpini da una cooperazione non facile ma fruttuosa per entrambi.

A questi si sommano altri rischi, fra cui:

  • In questa fase ancora iniziale del processo di integrazione della difesa europea, soprattutto del suo mercato, una collaborazione italo-francese potrebbe consentirci di evitare un eccessivo rafforzamento del legame fra Parigi e Berlino, che finirebbero con il fare la parte del leone nei programmi europei finanziati dall’European Defence Fund (quasi 14 miliardi di euro per ricerca e sviluppo militare). In questa stessa ottica dovremmo cercare di evitare che i due principali paesi europei aumentino il loro già consistente ruolo nelle Istituzioni europee competenti in materia (soprattutto Commissione e Eda) a scapito di un’Italia che si pone in polemica politica con le capitali e le istituzioni europee.
  • La affidabilità internazionale di un Paese è un valore fondamentale quando sono coinvolte sicurezza e difesa. La continuità delle grandi scelte internazionali e dei legami, soprattutto quelli tradizionalmente più importanti, ma anche la capacità di far valere le ragioni che tengono uniti superando gli elementi di divisione, sono requisiti indispensabili per essere ritenuti affidabili e credibili. Quando viene messa in discussione questa “qualificazione” finisce per valere con tutti, non solo con il paese coinvolto. In altre parole, da una rottura con Parigi non deriverebbe una maggiore credibilità italiana nel trattare con Londra, Washington o Mosca, ma piuttosto il contrario.

Per il futuro c’è solo da sperare che in Italia vengano tenuti in maggiore considerazione gli effetti internazionali di dichiarazioni troppo spesso motivate da dinamiche politiche interne; e che oltre le Alpi, ad ovest ma anche a nord, capiscano che, purtroppo, stiamo attraversando un difficile momento di assestamento politico.