IAI
Punti caldi del Continente asiatico

Belucistan: una regione contesa tra Pakistan e Iran

20 Gen 2019 - Andrea Jorma Buonfrate - Andrea Jorma Buonfrate

La provincia del Belucistan, contesa fra Pakistan e Iran, rappresenta uno dei punti caldi del continente asiatico. A metà ottobre circa 12 guardie di sicurezza iraniane sono state rapite al confine. Ne è seguita una ritorsione con colpi di mortaio tirati verso una città di confine chiamata Taalap, situata nel distretto del Ciaghai. Successivamente, un convoglio di forze armare pakistane è stato attaccato e sei agenti di sicurezza hanno perso la vita. Nessun gruppo terroristico ha rivendicato l’attacco, ma si presume che l’azione possa essere di matrice terroristica.

Questi sono alcuni degli ultimi incidenti che hanno colpito la regione, la cui maggioranza della popolazione è rappresentata dai beluci. La popolazione belocchina vive sia nella regione pakistana del Belucistan che nella regione iraniana del Sistan e del Baluchestan, con un forte legame culturale, politico ed economico tra loro.

Ricoprendo un ruolo di primo piano soprattutto sotto il profilo economico per entrambi i Paesi, la questione legata al Belucistan è cruciale sia per l’Iran che per il Pakistan.

Un confine molto sottile
La popolazione del Belucistan è composta al 52% da beluci iraniani e al 36% da pachistani pashtun, con minoranze pachistane che compongono il resto della popolazione. Durante il periodo della Guerra Fredda, fu fondata l’Organizzazione degli Studenti beluci (Bso), un gruppo di sinistra che seguì la politica sovietica. Fu l’unione fra questa piattaforma e il National Awami Party (Nap) che permise ai leader progressisti del Pakistan, beluci e pashtun, di formare i loro primi governi democraticamente eletti nel Belucistan e nell’ex provincia della Frontiera del Nord-Ovest, ora chiamata Khyber Pakhtunkhwa.

Dal punto di vista iraniano, le questioni rilevanti erano due. La prima afferiva alle posizioni anticomuniste dello Scià, il quale temeva che i nazionalisti laici avessero il sostegno dall’Unione sovietica. Inoltre, fu anche il governo afghano a sostenere i gruppi nazionalisti baluci, insieme a quelli pashtun in Pakistan. La seconda era prettamente strategica. Si temeva che il nazionalismo balochino si riversasse nella provincia iraniana del Sistan-Baluchestan.

Negli Anni 70, gli stessi beluci della provincia pachistana del Belucistan in Iran erano anche nazionalisti secolari. Islamabad e Teheran guardavano insieme alla ‘questione Baloch’ come a una sfida comune, anche se solo in termini militari e di sicurezza. Questo è il motivo per cui, in larga misura, riuscirono a schiacciare militarmente il nazionalismo di Baloch durante gli Anni 70.

Una tensione protrattasi nel tempo
Tuttavia, la Repubblica d’Iran ha sempre guardato con un certo sospetto la provincia del Belucistan in Pakistan, cosa che ha portato ad alcune rivendicazioni territoriali. A questo proposito, quando il Bangladesh (al tempo Pakistan orientale) si separò dal Pakistan, si diffuse la voce che l’Iran sperava di occupare parti del Belucistan in caso di ulteriore disintegrazione dello Stato. Sotto il potere del dittatore militare Ayub Khan, diverse zone confinanti con il Pakistan sono state consegnate all’Iran. Un esempio è la città iraniana di Mirjaveh che si trovava al confine tra i due Stati. Una situazione che causa ancora rabbia nel Belucistan.

In aggiunta a tali tensioni, la rivalità di vecchia data tra Arabia Saudita e Iran ha attualmente preso una brutta piega. Il Pakistan in generale e il Belucistan in particolare sono stati vittime delle tensioni Iran-Arabia Saudita. In questo contesto, l’Iran ha accusato il Pakistan di dare rifugio a militanti jihadisti beluci, sponsorizzati dall’Arabia Saudita, che effettuerebbero attacchi contro le forze di sicurezza iraniane nella regione di confine e le installazioni statali all’interno dell’Iran. Il governo pakistano ha respinto con veemenza queste accuse.

La sfida diventa ora comune e entrambi i campi mandano segnali di distensione. Sul fronte iraniano, il governo di Teheran collabora con i nazionalisti beluci, anche se temporaneamente, e ne ha ottenuto grande supporto nella cattura di membri del gruppo sunnita belocchino di Jaish ul-Adl, nella provincia di Makran. Sul fronte pakistano, la recente elezione di Imran Kahn con un governo centrista ha permesso alla regione del Belucistan di trovare una sua autonomia, attraverso un dialogo intrapreso con i rappresentanti del Balucistan Awami Party, incentrato sul rispetto delle tradizioni ma anche su di un maggiore ruolo della provincia a livello statale.

Un’ulteriore protagonista regionale: la Cina
Oggi uno dei punti più importanti di frizione e concorrenza riguarda i due porti gemelli nei due territori del Belucistan: Gwadar in Pakistan e Chabahar in Iran. Sebbene ufficialmente Pakistan e Iran considerino che ci sia una forte connessione fra i due sbocchi portuali, al punto da cambiare il destino dell’intera regione, in realtà c’è una competizione spietata. Pakistan e Iran stanno infatti sviluppando con entusiasmo i loro porti in modo separato, con il coinvolgimento di Cina e India rispettivamente.

Ed è proprio la superpotenza cinese che minaccia sempre di più l’equilibrio regionale, con svariati tentativi di espansione nell’area occidentale del Pakistan. Le reazioni belocchine non sono tardate ad arrivare: il 23 novembre le forze dell’esercito di liberazione del Blucistan hanno colpito il consolato cinese a Karachi uccidendo due agenti pakistani e due civili. In precedenza, un attentato suicida ha colpito un gruppo di ingegneri cinesi nell’impianto minerario di Dalbandin, nel Sudovest, e altri attacchi sono stati condotti al porto di Gwadar, dove sono morti tre cinesi, e durante la costruzione di una diga a est della capitale Islamabad, con il rapimento di due ingegneri.

La situazione rimane delicata, in quanto il progetto del corridoio economico Cina-Pakistan (Cpec) è di grande portata e la rilevanza di questa rotta è anche strategica per il futuro economico sia della Cina che del Pakistan. Senza dubbio, attraverso il Cpec Pechino si è costruita uno strumento privilegiato per raggiungere i mercati dell’Afghanistan e del resto dell’Asia Centrale, ma la presenza di forze ostili sul territorio rende i progressi lenti e complessi