Spagna: Andalusia, prima volta in Parlamento per estrema destra
Nelle elezioni andaluse di questa prima domenica di dicembre perdono consensi i socialisti, che restano però il primo partito, e irrompe nelle istituzioni regionali l’estrema destra di Vox: è la prima volta nella storia democratica della Spagna. La sinistra non ha più la maggioranza assoluta di 55 seggi per governare: il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) della presidente uscente Susana Díaz è ancora il partito più forte in sette delle otto province, ma conquista appena 33 seggi, perdendone 14 rispetto alle elezioni del 2015; Adelante Andalucía, la formazione che tiene assieme Podemos e Izquierda Unida, guidata da Teresa Rodríguez, totalizza un risultato deludente di 17 seggi, perdendone tre. Alla luce dei risultati elettorali, che attribuiscono 26 seggi al Partido Popular (Pp), 21 a Ciudadanos e ben 12 a Vox, è oggi possibile un tripartito di destra alla guida della Comunità autonoma, finora considerata un feudo del Psoe.
L’astensione penalizza i socialisti e favorisce le destre
I dati sembrano mostrare una tendenza simile a quella registrata in altre recenti competizioni elettorali in Europa e nel mondo, ma vi è anche una componente squisitamente locale, almeno nella caduta del Psoe. L’astensione – circa 4 punti in più rispetto alle elezioni del 2015 – ha penalizzato il voto socialista: l’elettorato di sinistra non si è mobilitato a sufficienza, forse per un eccesso di fiducia nella riconferma della Díaz che si dava per certa, forse per l’usura determinata dai 36 anni ininterrotti di governo socialista della Comunità. Probabilmente hanno pesato anche i casi di corruzione che coinvolgono due ex presidenti del governo andaluso ancora sotto processo; nonché la gestione di questa breve legislatura da parte della presidente uscente, concentrata per un lungo tratto sulla guerra interna al segretario del partito Pedro Sánchez, l’attuale capo del governo nazionale.
A destra, la prima prova elettorale per il neo-presidente del Pp Pablo Casado si risolve in una riduzione di consensi; ma la perdita di sette seggi rispetto al 2015 è in parte compensata dall’avere vinto il confronto interno con Ciudadanos, che non riesce a scalzare il Pp dal secondo posto. Il balzo in avanti di Ciudadanos è notevole, con il raddoppio dei voti in percentuale e la crescita di 12 seggi rispetto alla consultazione precedente. Il suo presidente, Albert Rivera, rivendica la campagna elettorale tutta centrata sulla Catalogna e chiede al presidente del governo spagnolo Sánchez di andare al più presto a elezioni politiche anticipate.
Ma sorprendente nelle sue dimensioni è la performance dell’estrema destra di Santiago Abascal, leader di Vox, un partito con una prevalenza di elettorato maschile, in parte proveniente dal Pp, trasversale per età, di classe medio-alta, che da domenica sera non è più extra-parlamentare.
Psoe, Pp e Ciudadanos: una coalizione contro l’estrema destra?
Che le elezioni andaluse sarebbero state terreno di competizione tra le forze della destra è apparso chiaro fin dalle prime battute della campagna elettorale, con una rincorsa alla radicalizzazione dei contenuti. Che in Spagna, da sempre, privilegiano l’anti-catalanismo e l’unità indissolubile della patria: sono in molti a leggere, nella strepitosa ascesa di Vox, una sorta di legittimazione dell’a por ellos, slogan con cui in Andalusia, nell’autunno del 2017, furono salutati gli agenti delle polizie spagnole in partenza alla volta della Catalogna, per bloccare il referendum del 1 ottobre.
Con l’arrivo di Vox, ai contenuti più schiettamente ‘falangisti’, se ne sono aggiunti altri più comuni alle estreme destre europee, come la paura per l’immigrazione, giacché per l’Andalusia passa la rotta Ovest del Mediterraneo. Contenuti che ad Abascal hanno guadagnato le felicitazioni di Marie Le Pen per il risultato elettorale.
“Siamo un partito rigeneratore e siamo qui per fermarci”, ammoniva domenica sera il candidato di Vox Francisco Serrano. E in un Paese in cui così diffusa è ancora l’eredità del franchismo negli apparati dello Stato, alla sinistra sono saltati tutti i campanelli di allarme. Perciò, il leader di Podemos, Pablo Iglesias, allertava la Spagna democratica per l’entrata di una forza di estrema destra nel parlamento andaluso. Mentre la socialista Díaz assumeva l’onere di essere arrivata prima alle elezioni, invitando Pp e Ciudadanos a formare un governo senza l’estrema destra. La soluzione ora è in mano a Ciudadanos che, in campagna elettorale, non ha mai voluto qualificare Vox come una forza della destra estrema.
Andalusia campanello d’allarme per la Spagna
Gli effetti sul quadro politico generale non tarderanno a farsi sentire: le elezioni andaluse rappresentavano un test per il governo socialista di Sánchez, aprendo il prossimo anno elettorale spagnolo. Tutto sembra indicare un’accelerazione della fine anticipata della legislatura, a maggio, quando ci saranno le elezioni municipali, delle autonomie ed europee, o addirittura prima.
Un anno in cui ci sarà anche il processo ai leader dell’indipendentismo catalano, accusati di ribellione. Alcuni di loro, in carcere, hanno iniziato lo sciopero della fame, in segno di protesta nei confronti del Tribunal Constitucional che non ha ancora risolto i numerosi ricorsi presentati dalla difesa, minando perciò il loro diritto all’accesso alla giustizia internazionale. In questo quadro, il prossimo 6 dicembre, si celebra il quarantennale della Costituzione spagnola.