Spagna: la giustizia serve la politica, che se ne spartisce il governo
Che la giustizia in Spagna si sostituisca spesso alla politica facendone gli interessi è qualcosa che le istituzioni catalane denunciano da tempo. Che sia un esercizio di arroganza veicolato per whatsapp a confermare la dipendenza del potere giudiziario da quello politico pone seri interrogativi sull’integrità dello Stato di diritto.
E’ successo che il portavoce del Partito popolare (Pp) al Senato abbia confermato, con un messaggio sulla chat del suo gruppo parlamentare, quello che da giorni era sotto gli occhi di tutti: ossia che popolari e socialisti si fossero accordati sulla spartizione del governo del sistema giudiziario. Alla faccia della tanto sbandierata separazione dei poteri dello Stato con cui si giustifica l’impossibilità della politica d’intervenire sulla macro-causa contro l’indipendentismo catalano. Ed in piena crisi di credibilità della giustizia spagnola, messa in questione ora dal tribunale di Strasburgo, ora dai tribunali di altri Paesi europei, per assenza d’imparzialità, o per mancanza dei presupposti del reato, come nella richiesta d’estradizione dei leader catalani in esilio.
Salta così, insieme al patto, facendo ritornare tutti i candidati alle caselle di partenza, l’unico terreno d’incontro tra Partito popolare e Partito socialista (Psoe). Il governo socialista subisce una nuova battuta d’arresto sulla via verso il traguardo dei suoi obiettivi e il quadro politico accelera verso il suo precipizio.
Le difficoltà del governo Sánchez
Fino ad ora, infatti, le promesse del governo guidato da Pedro Sánchez si sono mantenute per lo più nel novero degli annunci, innanzi tutto per l’oggettiva debolezza, che gli deriva dal contare su appena 84 parlamentari, e per l’aggressività della destra, che sulla Catalogna e sull’esumazione dei resti del dittatore Franco dal Valle de los Caídos sta costruendo la sua opposizione nel Congresso e nel Paese.
Ma anche per la scarsa volontà politica di privilegiare la tenuta della maggioranza che ne aveva permesso l’ascesa, sfiduciando Mariano Rajoy. Ciò appare particolarmente evidente nel caso della presentazione della proposta di finanziaria per il prossimo anno, nata dall’accordo con Podemos. Per approvarla sarebbero necessari anche i voti degli indipendentisti catalani, che difficilmente si avranno, visto che la macro-causa contro i leader del movimento indipendentista ha conservato le sue caratteristiche invariate nel passaggio di governo dal Pp al Psoe.
L’imputazione da parte della pubblica accusa, designata dall’esecutivo socialista, del reato di ribellione e la richiesta di pene elevatissime per i dirigenti indipendentisti, alcuni in regime di carcerazione preventiva da oltre un anno, sono state accolte con sdegno a Barcellona, raffreddando le aspettative di un dialogo effettivo con Madrid.
Il governo in realtà non ha fatto nessun passo per confermare la sua maggioranza parlamentare, dando l’impressione di non averla mai ricercata fin dal principio. La proposta economica-sociale pattuita con Podemos gli garantiva una proiezione politica anche oltre quel che resta della legislatura, ma ora Sánchez sarebbe intenzionato a non presentarla in Parlamento se non avrà gli appoggi per farla passare e a tradurne le principali misure in decreti legge da approvare nelle prossime settimane, in vista della campagna elettorale per elezioni generali che si annunciano anticipate.
Clima teso verso le elezioni del 2019
Che si andrà al voto per le politiche nel 2019 è ora più che probabile. Anche il clima teso che si vive nei Parlamenti spagnolo e catalano, che ormai trascende in insulti reciproci e che è molto peggiorato dalla sfiducia a Rajoy, non depone per la conclusione naturale della legislatura. Meno chiaro è in quale momento dell’anno avverrà: la prerogativa della convocazione di elezioni è esclusiva del presidente del governo e finora sono state avanzate diverse ipotesi.
I sondaggi danno il Psoe in crescita e vincente; in alcuni casi il Pp scende addirittura al terzo posto dello scacchiere politico. Le elezioni in Andalusia che si celebreranno il prossimo 2 di dicembre aprono, come la scorsa volta, il lungo anno elettorale che il 26 maggio vedrà coincidere le europee con le elezioni municipali e quelle della gran parte delle Autonomie.
Le elezioni andaluse rappresenteranno un primo test nella verifica dei rapporti di forza tra i partiti: i socialisti dovrebbero tornare a vincere anche se probabilmente con la necessità di patti per continuare al governo. Che si tratti di elezioni locali con una valenza più generale, lo dimostra la campagna elettorale della destra che nella Comunità andalusa parla quasi solo della Catalogna, del ‘golpe’ sferrato dagli indipendentisti, del ‘clima di scontro’ nella società catalana, della ‘connivenza’ di Sánchez.
Per le elezioni politiche inizialmente si era parlato dell’autunno prossimo, ora sta emergendo la possibilità di un election day il 26 maggio, che però non sarebbe gradito ai presidenti delle Comunità che andranno al voto per la loro riconferma. Ma s’ipotizza perfino che possano anticiparsi a marzo, come suggeriva giorni fa il leader di Podemos, Pablo Iglesias.
Una loro celebrazione in autunno cadrebbe in un momento complicato dalla fine del processo alla leadership indipendentista. Il giudizio, che interesserà i 18 imputati e imputate rimasti in Spagna, in carcere o in libertà provvisoria, comincerà nel mese di gennaio e il verdetto è previsto che arrivi dopo le amministrative di maggio. Se, come prevedibile, sarà di condanna, la situazione in Catalogna diventerà incandescente e il presidente della Generalitat, Quim Torra, potrebbe convocare nuove elezioni.
Tutto l’impianto accusatorio del giudice del Tribunal Supremo, PabloLlarena, che la procura generale ha fatto proprio, si basa sull’identificazione della violenza nella forza intimidatrice della mobilitazione popolare, che sarebbe stata tesa a forzare lo Stato a difendersi dal rischio di una sua rottura. Perciò gli avvocati degli imputati imposteranno tutto il loro ragionamento sulla difesa dei diritti di libertà, di protesta e di dissenso. Gli indipendentisti assicurano che finirà con il diventare un processo alla giustizia spagnola.