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Tra sanzioni e Mediterraneo

Italia-Russia: cosa cambia con il governo M5S/Lega

4 Nov 2018 - Marco Siddi - Marco Siddi

La visita del premier italiano Giuseppe Conte in Russia e il bilaterale col presidente Vladimir Putin, lo scorso 24 ottobre, hanno rappresentato il culmine di una fitta diplomazia tra Roma e Mosca. Nelle settimane precedenti, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e il ministro degli Interni Matteo Salvini si erano recati a Mosca per incontrare le controparti russe. Durante la visita di Conte, il rilancio delle relazioni economiche ha occupato una parte importante dell’agenda, nonostante il perdurare delle sanzioni europee e delle controsanzioni russe. Tuttavia, nella conferenza stampa congiunta con Putin, Conte ha anche sottolineato come la Russia sia un partner strategico, e ha invitato il presidente russo a partecipare alla conferenza sulla Libia che l’Italia ospiterà a Palermo il 12 e il 13 novembre prossimi.

L’attivismo nei rapporti con la Russia ha indotto gli analisti a interrogarsi su come la linea politica italiana nei confronti di Mosca stia cambiando col nuovo governo. Una questione strettamente legata riguarda il futuro sostegno dell’Italia alla politica sanzionatoria finora adottata dall’Unione Europea con la Russia in seguito alla crisi ucraina.

Una partnership di lunga data
I rapporti amichevoli tra Italia e Russia non sono una novità. Tra i Paesi membri della Ue, l’Italia è  seconda solo alla Germania per le importazioni di energia dalla Russia. La partnership energetica italo-russa risale agli anni ’60 del secolo scorso, quando l’Italia fu tra i primi paesi occidentali a importare gas sovietico. Oggi, circa 500 compagnie italiane operano nel mercato russo. In alcuni casi, si tratta di cooperazioni strategiche con i giganti energetici russi, come quelle di Eni con Rosneft e Gazprom.

Le relazioni con la Russia post-sovietica sono state buone indipendentemente dal colore politico dei governi che si sono succeduti a Roma. Durante gli esecutivi presieduti da Silvio Berlusconi, si è aggiunta una forte personalizzazione dei rapporti, legata all’amicizia tra l’allora premier e Putin. I successivi governi guidati dal Partito Democratico hanno mantenuto un dialogo costante anche nel difficile contesto post-crisi ucraina, come dimostrato dalla visita di Matteo Renzi in Russia nel marzo 2015 (la prima di un leader occidentale da Putin dopo l’annessione della Crimea) e quella di Paolo Gentiloni nel maggio 2017.

Questa continuità nell’approccio alla Russia deriva anche dalla convinzione bipartisan che un sistema di sicurezza europeo stabile sia possibile solo con il coinvolgimento della Russia, piuttosto che tramite la sua marginalizzazione.

L’evoluzione del contesto internazionale
L’attuale approccio italiano alla Russia va analizzato in relazione agli importanti sviluppi internazionali che riguardano l’Italia. Se la crisi ucraina ha rappresentato un momento di svolta nei rapporti tra Unione europea e Russia, la destabilizzazione della sponda sud del Mediterraneo ha conseguenze decisamente più dirette per l’Italia. La crisi libica è diventata una costante fonte di insicurezza e instabilità, a cui si è aggiunta l’emergenza umanitaria legata alla crisi dei rifugiati.

Entrambe le crisi hanno messo alla prova i rapporti dell’Italia con alcuni partner europei. In Libia, Roma ha spesso assunto posizioni divergenti da quelle inglesi e francesi; le più recenti iniziative di Parigi per la risoluzione della crisi sono state viste con sospetto, o addirittura in contrasto con gli sforzi della diplomazia italiana. Durante la crisi migratoria, l’Italia si è scontrata con diversi Stati membri della Ue – in particolare quelli del gruppo di Visegrád – che hanno rifiutato di attuare la politica di redistribuzione dei rifugiati decisa dalla Commissione europea. Tale rifiuto veniva visto come una mancanza di solidarietà proprio nel momento in cui gli stessi Stati membri (Polonia e Paesi baltici in primis) invocavano lo stesso principio a sostegno di una politica di contenimento della Russia.

Al contempo, la Russia faceva un ritorno sorprendente nella politica mediterranea, intervenendo militarmente in Siria nel settembre 2015 e consolidando i rapporti con tutte le potenze regionali nei mesi successivi – soprattutto con l’Egitto, che al momento appare come il principale partner regionale di Mosca. Una volta raggiunti i suoi obiettivi militari in Siria, la Russia ha cercato di acquisire un ruolo nella crisi libica, dapprima intensificando i rapporti con la fazione di Khalifa Haftar (sostenuto anche dal Cairo) e profilandosi poi come importante interlocutore di tutte le principali fazioni contrapposte. Questo avveniva mentre gli Stati Uniti apparivano perdere influenza o interesse nella politica mediterranea.

Roma alla ricerca del dialogo
La diplomazia italiana ha preso atto degli sviluppi sopra descritti e cercato la collaborazione di Mosca nella risoluzione della crisi libica. Il governo Renzi ha promosso e ottenuto l’inclusione della Russia nel summit internazionale sulla Libia svoltosi a Roma nel dicembre 2015. Nell’autunno 2016, lo stesso governo Renzi si è opposto a nuove sanzioni europee contro Mosca legate alla campagna militare in Siria, in parte per evitare che lo scontro tra Ue e Russia si estendesse allo scenario mediterraneo.

Mattarella - Putin
La visita di Stato di Mattarella a Mosca nel 2017 (© Russian Look via ZUMA Wire)

Nel 2017 si è quindi registrato un ulteriore riavvicinamento nei rapporti bilaterali italo-russi. Ad aprile, durante la sua visita a Mosca, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella definì la Russia un partner strategico, invocando maggiore cooperazione economica e nella lotta al terrorismo. Poche settimane dopo a fargli eco fu l’ormai premier Paolo Gentiloni, durante un bilaterale con Putin a Sochi. In quell’occasione, Gentiloni affermò che la partnership strategica tra Italia e Russia dovesse continuare nonostante la crisi ucraina e che i due Paesi dovessero cooperare in Libia, Siria e Afghanistan. 

La novità dell’esecutivo Conte

Nel contesto descritto sopra, la visita di Conte a Mosca appare più in continuità che in rottura con la politica dei precedenti governi di centrosinistra. Come i suoi predecessori, Conte ha definito la Russia un partner strategico. Il sostegno alla cooperazione economica avviene sulla scia della ripresa dell’interscambio commerciale cominciata nel 2017 e della stabilizzazione dell’economia russa. L’invito ai leader russi a partecipare ai negoziati sulla Libia non è una novità e va di pari passo con il tentativo di coinvolgere i vertici della diplomazia statunitense nella conferenza di Palermo. Il governo italiano sta cercando di ottenere il massimo dai buoni rapporti con le amministrazioni Trump e Putin, a fronte di relazioni tese con i partner europei.

La principale differenza coi governi precedenti sta nella retorica e negli intenti dichiarati. Se già i governi di centrosinistra manifestavano scetticismo sulle sanzioni europee alla Russia, la coalizione Cinque Stelle-Lega sostiene che esse stiano danneggiando l’Italia e debbano essere rimosse. Durante la visita a Mosca, Conte ha tuttavia dichiarato che l’Italia tenterà di persuadere i partner europei a cambiare linea prima di prendere decisioni su eventuali veti. Sulla decisione influiranno anche le pressioni di Washington che, nonostante le dichiarazioni contrastanti di Trump sulla Russia, continua a sostenere la politica delle sanzioni.

I rapporti con i partner euro-atlantici restano dunque determinanti, ma anche questi sono in evoluzione. Alle tensioni con Parigi su migranti e Libia si sono aggiunte quelle con Bruxelles e Berlino riguardanti la manovra economica. Inoltre, l’asse Merkel-Macron, finora decisivo per la continuazione della politica delle sanzioni alla Russia, appare indebolito dalla perdita di consenso dei rispettivi leader, che potrebbe acutizzarsi alle prossime elezioni europee.

Se le tensioni con i partner europei continuano o si aggravano, il governo italiano potrebbe decidere di estendere la partita alle sanzioni contro la Russia, trovando una sponda nelle forze politiche pro-Mosca attualmente in ascesa in Francia e Germania.

L’articolo prende spunto da un’analisi più dettagliata pubblicata su The International Spectator, la rivista in inglese dell’Istituto Affari Internazionali.

Foto di copertina © Kremlin Pool via ZUMA Wire