Italia-Africa: Conferenza, tentativi di rilancio dei rapporti
La seconda Conferenza ministeriale Italia – Africa svoltasi giovedì 25 ottobre ha visto convergere a Roma delegazioni da tutti i 54 Paesi africani, in buona parte rappresentati a livello ministeriale. Un rilancio quindi delle relazioni con l’Africa, nello stesso formato della prima Conferenza Italia-Africa del maggio 2016. Eppure il governo Conte non era partito con il piede giusto nei rapporti con l’Africa. A inizio giugno, poco dopo il suo insediamento, il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva dichiarato che la “Tunisia esporta galeotti”, lasciando il Ministero degli Esteri della Tunisia “profondamente stupito” e inducendolo a convocare l’ambasciatore italiano a Tunisi.
Quattro mesi di relazioni altalenanti
Lo sforzo prodotto negli ultimi anni dall’Italia per aumentare i propri scambi con l’Africa in vari ambiti ha quindi subito un’iniziale battuta d’arresto nei mesi scorsi, nonostante l’incoraggiante andamento degli scambi commerciali, congelato tra uscite estemporanee e la mancanza delle deleghe alla Farnesina.
L’estate, però, ha portato consiglio e il governo ha cominciato a mettere insieme i pezzi e a riallacciare vari rapporti, probabilmente notando come l’Italia fosse la prima a rimetterci dal non investire sull’Africa. A fine settembre Salvini è così volato a Tunisi in missione riparatrice e ha definito quello con la Tunisia come un “rapporto imperdibile”.
Alla Farnesina, la vice-ministra Emanuela Del Re ha ottenuto le deleghe all’Africa Sub-Sahariana e alla cooperazione internazionale e, forte delle sue competenze di ricerca e operative, ha cominciato a dedicare maggiore attenzione al continente africano e a definire delle priorità. L’11 ottobre il premier Conte è volato a Addis Abeba, primo leader europeo a visitare l’Etiopia dopo l’accordo di pace con l’Eritrea.
Conte ha trovato il tempo anche per visitare l’Unione africana, presso la quale l’Italia ha nominato l’ambasciatore Giuseppe Berlendi come rappresentante permanente.
Libia e Corno d’Africa priorità italiane
Alla conferenza Italia-Africa del 25 era presente anche l’ambasciatore Luciano Pezzotti nominato inviato speciale per il Corno d’Africa, figura ad hoc creata quando ministro degli Esteri era Paolo Gentiloni. Sul Corno d’Africa si sta muovendo anche la Commissione Esteri della Camera con un’indagine conoscitiva implementata da audizioni di esperti e da una missione. Sono già stati avviati contatti con il parlamento somalo e si stanno avviando con quello di Gibuti.
Accanto al Corno d’Africa, emerge come priorità la Libia, una scelta che non può sorprendere visti gli interessi italiani e la vicinanza politica. Negli anni, però, la priorità libica ha assunto forme molto diverse. Al momento, dopo alcuni mesi delegati al Ministero dell’Interno, la Farnesina sta organizzando una conferenza di alto profilo il 12-13 novembre 2018. Iniziativa che può essere rilevante, forse più per l’Italia che per il futuro della Libia stessa. Ma che deve evitare di essere soltanto un contraltare alla conferenza voluta dal presidente francese Emmanuel Macron nello scorso maggio. Alla conferenza di ieri era presente anche il ministro degli Esteri libico Mohammed Taher Siyala, già passato dalla Farnesina a metà settembre, ma rimane cruciale un coinvolgimento il più ampio possibili dei gruppi e delle fazioni libiche.
Migranti, ma non solo
Complessivamente, nell’azione di governo permangono alcune debolezze strutturali e incombenti. Innanzitutto, le migrazioni appaiono come tema predominante che emerge da ogni analisi governativa e ministeriale legata all’Africa. Questo, oltre alle scarse sinergie tra il Ministero dell’Interno e la Farnesina, rischia di essere un approccio limitato e non lungimirante nel rapportarsi con un continente di 54 Paesi. Anche nel negoziato sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale dell’Ue per il 2021-27, l’Italia sta leggendo il rapporto Africa-Ue quasi esclusivamente in questa prospettiva.
Collegato a questo primo aspetto, gli strumenti necessari per la cooperazione internazionale non stanno ricevendo l’attenzione necessaria. In particolare, l’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) è ancora senza un direttore (Laura Frigenti si è dimessa a marzo) e questo si aggiunge a una governance dell’Agenzia mai completata. Troppo poco per lavorare allo “sviluppo sostenibile e condiviso” evocato dalla vice-ministra Del Re. Infine, non va dimenticato che la Libia e in parte del Corno d’Africa, in primis in Somalia, sono teatri di conflitti aperti e complessi.
L’Italia si sta attrezzando per avere capacità integrate che vadano oltre la diplomazia e il training di militari? Durante la conferenza Italia-Africa molti ministri africani hanno ribadito la centralità della prevenzione dei conflitti e delle gestioni delle crisi. Un ventaglio più ampio di temi e attori, dal settore privato all’associazionismo, più coerenza d’azione esterna e programmatica, e strumenti specifici e aggiornati di cooperazione internazionale per la pace allo sviluppo risultano quindi come passaggi obbligati per operare come sistema Italia in Africa.