Germania: Baviera, prove generali del voto europeo
I risultati delle elezioni in Baviera sembrano indicare che il bipolarismo politico è arrivato al capolinea anche in Germania. È la conferma di una tendenza già in atto da tempo anche in molti altri Paesi europei. Le elezioni federali di un anno fa (24 settembre 2017) avevano già prodotto un risultato che si inseriva perfettamente nella parabola europea: netto arretramento dei cristiano democratici (Cdu) – il partito della cancelliera Angela Merkel -, crollo della socialdemocrazia, ascesa dell’estrema destra e conseguente frammentazione del quadro politico, con una crescente difficoltà a formare coalizioni stabili e con programmi coerenti. Sono i tratti fondamentali di una crisi che è tanto tedesca quanto estesa allo spazio comunitario nel suo complesso. Le elezioni in Baviera avranno certamente un impatto sul futuro politico della Germania, ma sono state anche un test delle tendenze sovraniste che potrebbero guadagnare ulteriore terreno alle elezioni del Parlamento europeo che si terranno il 26 maggio del prossimo anno.
I risultati
A uscire pesantemente indebolita dalle elezioni in Baviera è stata innanzitutto l’Unione cristiano-sociale (Csu), dal 1962 forza politica egemone nella regione – a parte l’immediato dopoguerra e la breve parentesi del quinquennio 2008-2013 -. Dal 47% che aveva ottenuto nel 2013, la Csu è precipitata al 37,2%. Il tentativo dei cristiano-sociali di sottrarre terreno elettorale alla destra sovranista ed antieuropea di Alternative für Deutschland (AfD), spostandosi a destra, con un’ossessiva campagna anti-immigrazione, è miseramente naufragato.
L’AfD si è assestata al 10,2%, entrando così per la prima volta nel Parlamento bavarese. Tuttavia, l’AfD non ha realizzato l’exploit che molti temevano (o speravano); ha anzi preso meno voti delle previsioni. I conservatori del partito Freien Wähler hanno confermato, dal canto loro, le aspettative, raggiungendo l’11,6%. La vera sorpresa di queste elezioni sono stati però i Verdi che, con il doppio dei voti rispetto al 2013 (17,5%), hanno distanziato di molto i socialdemocratici (Spd) attestatisi ad appena il 9,7%, ben 11 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti elezioni. A salvarsi per il rotto della cuffia, con il 5,1%, sono i liberali della Fdp che riescono ad entrare nel Parlamento regionale. Con appena il 3,2%, il partito dell’estrema sinistra – Die Linke – ne è invece rimasto fuori.
Lìarretramento della Csu
Land più popoloso e ricco della Germania, oltre che terra di confine, la Baviera è anche per questo la regione più sensibile al tema dei flussi migratori. È, fra l’altro, al secondo posto, dopo il Nord Reno-Westfalia, per numero di richiedenti asilo.
La rincorsa all’estrema destra sui temi migratori non ha portato i frutti sperati all’Unione cristiano-sociale. Con il peggior risultato dal 1950, la Csu perde la maggioranza assoluta nel Parlamento regionale. La sua politica aggressiva sui profughi, lungi dall’intercettare i voti di AfD, non solo ha finito col rafforzare e legittimare la destra sovranista, ma le ha anche alienato una buona fetta di elettori che ha optato, questa volta, per un partito liberal-conservatore come Freien Wähler, più cauto sulla questione migratoria. Effettivamente i voti persi dai cristiano-sociali sembrano essere andati, in larga parte, ai ‘liberi elettori’, e in parte anche ai Verdi, piuttosto che all’estrema destra, che pur entrando in Parlamento non sfonda e anzi perde due punti percentuali rispetto alle elezioni federali del 2017.
La crisi della socialdemocrazia
In linea con una dinamica ben nota in altri Paesi, l’Spd perde la metà dei voti. La socialdemocrazia europea assiste così all’ennesima puntata del suo declino. Come avvenuto con i tradizionali partiti socialisti o progressisti di Grecia, Italia, Spagna e Francia, anche la socialdemocrazia tedesca è stata punita per la sua compartecipazione alle politiche di austerità. Le elezioni federali del 2017 avevano peraltro già anticipato questa tendenza, segnando una sconfitta storica per la Spd.
Dopo il fallimento del tentativo di formare a Berlino una coalizione tra cristiano-democratici, verdi e liberali, i socialdemocratici avevano accettato, dopo un contrastato referendum consultivo fra gli iscritti, di formare di nuovo un’alleanza con la Cdu, per garantire la governabilità. La base elettorale dell’Spd non ha evidentemente gradito la terza ‘grande coalizione’ (Grosse Koalition) e anche questa volta non ha perso l’occasione per punire pesantemente il partito. I socialdemocratici non sono più ormai la principale forza di sinistra in Baviera.
I vincitori
I vincitori di questa tornata elettorale sono i Verdi e i Freien Wähler. I Verdi stanno vivendo una fase di grande popolarità in tutto il territorio federale. In Baviera hanno poi fortemente beneficiato della leadership dinamica di Katharina Schulze. Il partito ambientalista ha raddoppiato i voti rispetto al 2013, in linea con una tendenza che sembra superare i confini regionali; in Assia, dove si terranno le elezioni regionali a fine ottobre, è dato al 18%.
I Verdi si sono avvantaggiati dalla crisi dei partiti tradizionali prendendo voti tanto dai socialdemocratici quanto dai cristiano-sociali, che pagano la svolta a destra impressa dal loro leader, il ministro dell’Interno Horst Seehofer. Per la formazione della nuova maggioranza di governo in Baviera, potrebbero essere proprio i Verdi i principali interlocutori di Markus Soeder, attuale governatore del Land e leader locale della Csu.
La lista civica centrista Freien Wähler capitanata da Hubert Aiwanger deve il suo ottimo risultato agli scontenti della Csu. Allo stesso tempo ha costituito un argine contro l’estrema destra dell’AfD a cui, secondo il settimanale Der Spiegel, ha sottratto buona parte del potenziale bacino elettorale. Con più dell’11% dei voti potrà anch’essa svolgere un ruolo di primo piano nel negoziato per la formazione del nuovo governo regionale.
La Csu esclude invece un’alleanza con l’AfD, in coerenza con il cordone sanitario che i partiti democristiani hanno da sempre eretto in Germania contro le formazioni della destra più radicale,
Baviera osservatorio europeo
Le elezioni in Baviera non mancheranno di avere ripercussioni sul quadro politico nazionale. La cancelliera Merkel potrebbe avvantaggiarsi dell’indebolimento, all’interno della Csu, di Seehofer, con cui è entrata ripetutamente in contrasto negli ultimi mesi, in particolare sul problema migratorio. La crisi della Csu, che vorrà cercare una rivincita, potrebbe però diventare un fattore di instabilità per l’alleanza di governo.
Il crollo dei socialisti è poi un chiaro segnale di delegittimazione della precaria Grosse Koalition. Il futuro della Merkel dipenderà anche dall’esito delle prossime elezioni in Assia (28 ottobre). A dicembre il Congresso della Cdu dovrà poi decidere se ridare la fiducia alla cancelliera, che si è nuovamente candidata alla presidenza del partito.
In attesa di queste due cruciali appuntamenti politici, resta l’innegabile dato di fatto di una scena politica tedesca ormai popolata da almeno quattro partiti con consensi non molto distanti l’uno dall’altro e in cui quindi il bipolarismo si avvia a diventare un lontano ricordo. Né si può trascurare la nuova battuta di arresto dei sovranisti; qualcosa di simile era in effetti già successo nelle elezioni nazionali in Olanda e in Svezia. Infine, la sorprendente vittoria dei Verdi che hanno condotto la loro campagna elettorale su posizioni ambientaliste e fortemente europeiste mostra come la partita che si giocherà alle elezioni europee del maggio del prossimo anno è più che mai aperta.