Europa: serve una dimensione comune dell’istruzione
Nel 2018, il dibattito sovranazionale in corso nelle istituzioni dell’Unione europea è stato monopolizzato soltanto da stringenti temi economici e politici. Il futuro non è roseo: l’impasse in cui versa il progetto di unificazione europea che vedeva in Altiero Spinelli uno dei padri fondatori è la conseguenza di una deficienza di stampo identitario. Ancora oggi, la maggior parte dei cittadini italiani non si considera “europea” ma soltanto “italiana”.
La verità è che le istituzioni cardini dell’Europa come entità sovranazionale – dalla Comunità del carbone e dell’acciaio (Ceca) dei primi anni Cinquanta sino all’Unione europea del 2018 – non hanno adeguatamente provveduto ad istruire il populus degli Stati membri sugli sviluppi avvenuti nelle istituzioni europee. Una dimensione comune europea dell’istruzione non è mai stata realizzata: i Trattati cardine dell’Unione, tra cui quello di Maastricht e di Lisbona, menzionano questo argomento in maniera sommaria. Nelle politiche comunitarie riguardanti l’istruzione sono stati commessi gravi errori che hanno influenzato la storia del nostro continente.
Tra i banchi di scuola
Si può affermare che la manifesta crisi identitaria e culturale in cui la Ue versa sia causata anche dalla mancata attuazione di una strategia condivisa da parte di tutti gli Stati membri per un sistema comune d’istruzione. Un’identità europea può essere realizzata solo se tutti gli abitanti dell’Unione conoscono le istituzioni europee e sono informati sulle loro attività in modo da essere consapevoli del dibattito sovranazionale, dei problemi, ma anche dei punti di forza e delle possibilità che le politiche di Bruxelles e Strasburgo offrono. Consapevolezza è conseguenza di istruzione.
Dai Trattati di Roma del ’57 ad oggi, nessuno tra i ministeri dell’Istruzione degli Stati membri – della Comunità europea (Ce) prima e dell’Ue poi – ha mai ricevuto direttive vincolanti dalle istituzioni europee su come informare i propri cittadini su temi riguardanti l’Europa stessa. Durante i vari processi di allargamento, le istituzioni sovranazionali non hanno mai richiesto ai nuovi Stati membri di sottoscrivere come condizione di adesione all’Unione l’inserimento dell’insegnamento della materia “Europa” nei rispettivi sistemi di istruzione nazionali.
Ai nostri giorni, nella scuola italiana l’insegnamento di temi riguardanti l’Europa viene impartito in modo sommario e superficiale: non esiste una materia specifica su questo tema negli istituti italiani delle scuole primarie e secondarie di primo grado. L’Europa è solamente studiata in maniera approssimativa dal punto di vista economico e politico durante le ore della materia “Storia” nelle scuole secondarie di secondo grado.
Primi e ultimi della classe
Il deficit educativo su questo tema è comune anche agli altri principali Stati membri. In Germania, dove esistono sostanziali differenze nei programmi di insegnamento fra gli Stati federali, il processo di integrazione europea non è insegnato come una materia indipendente. Nonostante ciò, la situazione in Germania è senz’ombra di dubbio rassicurante per quanto riguarda il processo di europeizzazione dei giovani. Dal sito del ministero dell’Istruzione tedesco si evince che la Germania “sta lavorando a livello pedagogico per incentivare lo sviluppo di programmi che si occupino della scolarizzazione dei bambini in merito alle istituzioni europee”.
Anche in Francia l’Europa viene insegnata solamente nell’orario di “Storia”. Lo studio del processo di avvicinamento all’Ue parte già dalle scuole elementari nelle classi di “Cours moyen deuxieme annee” (dai 9 agli 11 anni). Anche nel secondo ciclo scolastico, il “Collège”, i temi europei sono approfonditi rimanendo in ambito storico. Pure nelle varie diramazioni dei licei francesi, l’insegnamento del processo di integrazione europea e i suoi valori sono insegnati con modalità comparabili a quelli dei licei italiani sempre all’interno della materia “Storia”. Tra gli altri Paesi fondatori del proegetto europeo, spicca il paradosso belga dove, per la sua frammentazione territoriale, linguistica ed educativa, ogni regione può scegliere come organizzare le materie d’insegnamento agli studenti, tra cui il tema europeo, con conseguenti disparità nell’informazione ricevuta dagli studenti.
I pregi di educare all’Europa
Per riparare ad una comune lacuna educativa, l’Europa dovrebbe seguire una strategia semplice: raccontare sé stessa. La storia del processo di integrazione, il funzionamento delle istituzioni, le opportunità che l’Ue offre al singolo individuo ma soprattutto l’attualità europea, con precise spiegazioni delle grandi sfide che l’Unione sta fronteggiando in questi anni, su tutte il tema delle migrazioni, con le sue cause e conseguenze.
Una politica di istruzione comune dovrebbe essere programmata ed implementata a livello europeo vincolando tutti gli Stati membri al suo rispetto. I cittadini dell’Ue hanno diritto ad una corretta informazione per poter valutare con onestà intellettuale cosa accade oltre i loro confini nazionali, all’interno delle istituzioni europee e nei luoghi dove l’Europa incontra altri continenti ed altre realtà, come nel Mediterraneo. Un sistema educativo comune a tutti gli stati Ue avvicinerebbe le istituzioni europee ai cittadini, compresi i più scettici, benzina dei populismi contemporanei, disinnescando il corrente ritorno al nazionalismo nei singoli stati.
Senza dubbio, questo programma risulterebbe più incisivo se si riuscissero a coniugare spiegazioni semplici ma efficaci, adeguate agli studenti contemporanei, sfruttando gli strumenti messi a disposizione dalla digital transformation. Video sintetici e divertenti, diffusione di messaggi attraverso i social networks, utilizzo di grafica innovativa (per esempio con i meme): mezzi che potrebbe essere sfruttati dai decisori politici per spiegare ai cittadini di domani cosa l’Europa è stata ieri, cosa è oggi, quali sono le sue implicazioni, i suoi punti di forza ed i limiti e cosa potrà essere in futuro.
Fine ultimo? Far sentire il cittadino europeo informato e di conseguenza partecipe all’ideale sovranazionale, per evitare che il processo europeo perda centralità e venga abbandonato.
Una educazione europea è quanto mai necessaria: la Commissione europea dovrebbe implementare questa politica contribuendo alla costruzione di un’istruzione sovranazionale comune. L’introduzione della materia “Europa” nelle scuole di tutti i Paesi membri è quindi una proposta che ha lo scopo di aumentare la consapevolezza dei cittadini e di migliorare la Ue cercando una via di uscita dall’attuale stallo.