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L'annuncio del presidente Trump

Disarmo: Inf, la denuncia del Trattato un colpo alla sicurezza

22 Ott 2018 - Carlo Trezza - Carlo Trezza

Con la denuncia del trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces) preannunciata dal presidente Donald Trump, gli Stati Uniti infliggono un ulteriore colpo all’architettura di sicurezza e stabilità internazionale instaurata all’indomani della Guerra Fredda. L’ Inf  è in effetti uno di quei ‘grandi trattati’ che sanciscono la stabilità strategica e sono  rarissimi i casi di una loro denuncia.

Un prima negativo ‘conteso’ tra Usa e Nord Corea
Gli  Usa detengono questo triste primato: nel 2001 l’Amministrazione Bush denunciò il trattato Abm che limitava i sistemi di difesa anti-balistica; l’America non ha mai ratificato il trattato Ctbt, che proibisce gli esperimenti nucleari; e quest’anno s’è ritirata unilateralmente, violandolo, dall’accordo Jcpoa con il quale si è riusciti a imporre all’Iran la sospensione delle proprie attività nucleari .

Solo la Corea del Nord ha un record così negativo, essendosi ritirata dal Trattato Tnp, che le proibiva di possedere l’arma nucleare, e non avendo rispettato l’intesa bilaterale con la Corea del Sud sulla denuclearizzazione della Penisola coreana.

I comportamenti delle altre potenze  nucleari sono rimasti molto piu’ ortodossi. La Russia ha violato il memorandum che garantiva l’integrità territoriale dell’Ucraina e ha sospeso l’applicazione del trattato sulle forze convenzionali ma si è sinora guardata dall’intaccare le intese strategiche.Essa si è fortemente opposta alla rinuncia Usa al Trattato Abm, ha ratificato  il Trattato sugli esperimenti e rispetta l’accordo con l’Iran.

Un Trattato per uscire dalla Guerra Fredda
Il Trattato Inf costituì   uno dei principali  fattori  che  condussero al superamento della Guerra Fredda. Venne stipulato nel 1987 a conclusione della cosiddetta ‘crisi degli euromissili’ originariamente stanziati dall’Unione Sovietica in Europa orientale, cui la Nato rispose con la decisione di spiegare missili nucleari in quattro Paesi europei tra cui l’Italia (nella base di Comiso in Sicilia). Una lunga trattativa durata otto anni condusse all’insperata conclusione di un accordo tra Stati Uniti e Unione Sovietica sulla proibizione totale di tale categoria di vettori nucleari e la loro distruzione sotto verifica internazionale. Un successo senza precedenti che ora rischia di essere  gettato alle ortiche.

A partire dal 2014, le due parti si accusano a vicenda di violare il Trattato. Gli americani affermando che i missili da crociera terrestri progettati da Mosca denominati  9M729 costituiscono una violazione del trattato. I russi sostenendo a loro volta che sono i lanciatori terrestri dei missili antibalistici Usa installati in Europa a  non essere conformi all’ Inf. A nulla  sono serviti gli incontri bilaterali della Special Verification Commission, il meccanismo appositamente previsto dal Trattato che avrebbe dovuto essere la sede in cui dirimere la controversia .

Il nodo del ruolo della Cina
Ma il dissidio ha origini più antiche e risale al fatto che l’accordo impegna  solo le due maggiori potenze nucleari senza proibire ad altri Paesi – vedi in particolare la Cina – di dotarsi dei sistemi cui russi e americani hanno rinunciato. Una decina di anni fa Mosca e Washington cercarono all’Onu – in realtà, con poca convinzione  – di ‘multilateralizzare’ quell’accordo. L’iniziativa non ebbe successo e produsse  un primo affievolimento dell’interesse delle due capitali per il Trattato.

Vi è dunque nel sottofondo una comune frustrazione di ambedue le potenze nel trovarsi private di un sistema di arma che altri possono detenere.Tale frustrazione tuttavia non si giustifica affatto se si pensa che russi e americani detengono il 90% delle testate nucleari mondiali e hanno già mille modi per rispondere a o dissuadere qualsiasi attacco o minaccia.

Frustrazioni e svincoli
In ogni caso è la Russia, per la sua conformazione territoriale, e non gli Stati Uniti ad essere maggiormente esposta a un’eventuale minaccia dei missili intermedi ed è dunque curioso che siano gli Stati Uniti a prendere questa  impopolare misura rimanendo così con il cerino in mano. Sicuramente è il nuovo  National Security Advisor del presidente, l’ambasciatore John Bolton, noto per la sua ossessiva insofferenza per i vincoli  strategici degli Usa, l’ispiratore di un provvedimento così drastico.

A questo punto anche la Russia si sentirà svincolata dall’accordo, mentre alla Cina viene offerto un alibi per potenziare il proprio arsenale atomico che è attualmente alquanto limitato. Chi ne soffrirà in primo luogo sarà l’ Europa, possibile candidata ad ospitare eventuali  nuovi euromissili. Essa non ha fatto la voce grossa per evitare la denuncia del Trattato e si trova ora di fronte  alla prospettiva di una nuova corsa agli armamenti e di ulteriori  spese militari in un quadro politico di accresciuta tensione.