Corea: da Seul, i regali di Moon per il Papa e per l’Italia
Il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in sarà a Roma dal 16 al 18 ottobre. Porterà con sé due doni: uno per il Papa e l’altro per l’Italia. Il primo regalo è sotto forma di una lettera personale di Kim Jong-un, il leader nordcoreano, per Papa Francesco. Nella lettera, come ha già fatto trapelare il portavoce di Moon, c’è l’invito a recarsi a Pyongyang. Il Papa guarda con crescente interesse alle dinamiche in atto tra le due Coree e alla possibilità che il disgelo e la riconciliazione tra esse possa aiutare la rinascita della ‘Chiesa del silenzio’ in Corea del Nord.
Il regalo al Papa: una lettera di Kim
Nel secolo scorso, prima della divisione della penisola, Pyongyang era un centro missionario regionale con decine di chiese e una fiorente comunità cristiana tale da definire l’attuale capitale del Nord come la ‘Gerusalemme dell’Oriente’. Senonché Kim Il Sung, fondatore della Corea de Nord e nonno dell’attuale leader, eliminò dal Paese il cristianesimo attraverso esecuzioni sommarie e deportazioni. La religione era considerata una grave minaccia al dominio autoritario del Partito dei Lavoratori di Corea, del quale Kim Il Sung fu il primo segretario generale.
La lettera d’invito di Kim che Moon consegnerà al Papa potrebbe essere l’innesco di dinamiche e portare un giorno la libertà religiosa in uno dei Paesi dove le violazioni dei diritti umani sono più persistenti ed esecrabili. Ritorna alla mente il ruolo svolto dalla chiesa di Karol Wojtyla – Papa Giovanni Paolo II – nell’abbattere i regimi comunisti dell’Est Europa, partendo proprio dalla libertà religiosa e dal sostegno dato alle organizzazioni cattoliche, soprattutto in Polonia, ma non solo.
In Corea del Nord la libertà religiosa è sancita dalla Costituzione, ma tutte le attività religiose sono soggette a rigide restrizioni e completamente bandite al di fuori delle istituzioni ufficiali. Esistono un’Associazione Cattolica e una Federazione Cristiana alle quale aderiscono alcune migliaia di fedeli controllati dal regime; e Pyongyang permette alle organizzazioni cattoliche di gestire progetti umanitari all’interno del Paese. Poco certo, ma sufficiente per aprire una breccia.
I rapporti ufficiali tra la Corea del Nord e il Vaticano sono inesistenti, ma ciò non ha impedito ad alcuni prelati della Chiesa di Roma di mantenere i contatti con rappresentanti del regime nordcoreano nel corso degli anni, legami che potrebbero intensificarsi nel caso ci fosse da organizzare una visita del Papa a Pyongyang.
Costruire ponti, non muri
Papa Francesco sta mostrando molta attenzione alle condizioni dei cristiani in Oriente. E’ di solo qualche settimana fa lo storico accordo tra Cina e Vaticano sulla nomina dei vescovi. Sebbene un viaggio del Papa in Cina non sia ancora all’orizzonte, un’eventuale visita del Sommo Pontefice a Pyongayang, Paese amico e alleato di Pechino, sarebbe senz’altro letto come un’ulteriore messaggio ai cattolici cinesi. Con in più la possibilità, per il Vaticano, di contribuire al disgelo tra le due Coree.
Quando Papa Francesco visitò la Corea del Sud nel 2014, organizzò una messa speciale a Seul dedicata alla riunificazione delle due Coree. L’arrivo di Moon Jae-in alla presidenza della Repubblica di Corea nel maggio dello scorso anno ha aperto nuove prospettive al dialogo intercoreano. Mettendo fine a quasi un decennio di governi conservatori a Seul, il presidente Moon ha iniziato quella che alcuni osservatori hanno definito una ‘Sunshine Policy 2.0’ – ovvero una riedizione aggiornata della politica di apertura verso il regime del Nord attuata da Kim Dae-jung, presidente sudcoreano dal 1998 al 2003, del quale l’attuale presidente Moon fu all’epoca uno stretto collaboratore -. L’impegno a favore del dialogo e della riconciliazione tra le due Coree valse a Kim Dae-jung il premio Nobel per la Pace nel 2000 e il soprannome di ‘Nelson Mandela della Corea del Sud’.
Il regalo all’Italia (e all’Europa): un ruolo tra Seul e Pyongyang
Figlio di rifugiati nordcoreani, Moon Jae-in s’è impegnato fin dall’inizio del suo mandato alla riconciliazione nazionale, anche se questo lo ha portato negli ultimi tempi in rotta di collisione con i falchi dell’Amministrazione Trump – in particolare John Bolton e Mike Pompeo – che vogliono mantenere la massima pressione sul regime di Pyongyang e sono contrari alla politica del disgelo tra le due Coree per le implicazioni che questa potrebbe avere sul sistema di alleanze statunitense nella regione.
Il presidente Moon arriva in Italia alla ricerca di sostegni internazionali per la sua politica di apertura verso il Nord. Proseguirà poi il suo viaggio in Europa facendo tappa a Bruxelles per il Vertice Corea-Ue in programma il 19 ottobre. Moon porta con sé un dono per l’Italia e, più in generale, per la politica estera europea: la possibilità che sia l’Europa a giocare un ruolo di primo piano nel sostenere il riavvicinamento tra le due Coree.
L’Ue è stata un tradizionale sostenitore della Sunshine Policy di Kim Dae-jung. Poi però è arrivato il tempo dei lanci missilistici e dei test nucleari nordcoreani, che hanno indotto i Paesi europei, a ragione, a imporre a Pyongyang le più imponenti sanzioni mai adottate verso un Paese terzo. Il nuovo vento di apertura che proviene dall’Amministrazione Moon rappresenta perciò l’occasione per la Ue di rimodulare la sua politica estera nell’area e trarre i vantaggi che potrebbero derivare dalla riconciliazione tra le due Coree. Ci auguriamo che anche l’attuale governo italiano, a partire dal vice-premier Matteo Salvini, che ha visitato la Corea del Nord di recente, sostenga attivamente gli sforzi dell’Amministrazione Moon.
Fatti, non solo parole
Il 17 ottobre 2018, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin presiederà nella basilica di San Pietro una ‘Messa per la Pace’ per la penisola coreana, alla quale parteciperà lo stesso Moon Jae-in. Lo IAI organizza il giorno prima, 16 ottobre una conferenza sulle relazioni Ue-Corea in ambito politico e di sicurezza, incluso il possibile ruolo dell’Italia – e dell’Europa – nel sostenere il dialogo e la riconciliazione tra le due Coree.