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Verso il secondo turno delle presidenziali

Brasile: EleNão, la mobilitazione delle donne contro Bolsonaro

20 Ott 2018 - Emanuele Torre - Emanuele Torre

Lo schiacciante vantaggio di Jair Bolsonaro su Fernando Haddad nelle urne del primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile sembra aver compromesso ulteriormente la situazione socio-politico di un paese già fortemente provato dalla violenza. Il trionfo dell’ex militare ha fornito ai più estremisti tra i suoi sostenitori una sorta di legittimazione nel compimento di aggressioni contro minoranze  razziali, sessuali, religiose e politiche.

Tutte apertamente additate da Bolsonaro come bersagli durante la campagna elettorale. La Agência Pública brasiliana, impegnata dal 2011 nel giornalismo investigativo indipendente, ha pubblicato un rapporto in cui si indicano almeno 70 casi di violenza compiuti dai sostenitori di Bolsonaro nelle ultime settimane. Ed il numero potrebbe aumentare. L’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha espresso la propria preoccupazione per la situazione in Brasile.

E intanto si contano le prime vittime.  Romoaldo Rosário da Costa, maestro di capoeira di 63 anni, è stato ucciso con 12 coltellate a Salvador de Bahìa da un sostenitore di Bolsonaro. Mentre a Porto Alegre una ragazza di 19 anni è stata aggredita da tre uomini che hanno usato un temperino per inciderle sul ventre una svastica. La sua colpa era quella di portare una maglietta con lo slogan anti-Bolsonaro #EleNão.

“Non lui”: in piazza contro la destra
EleNão è diventato il simbolo di una mobilitazione che si è opposta al leader del Partito social-liberale. Una vera e propria dichiarazione di rifiuto dell’estrema destra e di Bolsonaro che il Brasile, l’America latina ed il mondo hanno conosciuto nell’ultima fase di questa campagna elettorale. In particolare quando il 29 settembre migliaia di brasiliane e brasiliani hanno manifestato in tutto il Paese mostrando l’hashtag  #EleNão, “Non lui”.

Secondo la Bbc, i manifestanti sarebbero stati circa 100 mila a San Paolo e 25 mila a Rio de Janeiro durante quella che è stata definita come la più grande manifestazione femminile della storia del Brasile. Ad aderire all’iniziativa sono state oltre trenta città brasiliane e diverse altre in tutto il mondo, tra cui Berlino, Bueno Aires, Parigi, Londra, New York e Washington. La campagna contro Bolsonaro è stata promossa dal movimento Mulheres Unidas Contra Bolsonaro, gruppo nato su Facebook per iniziativa della pubblicista Ludimilla Teixeira e dell’impresaria Rosa Lima.

Il movimento ha inizialmente unito le donne brasiliane per poi  raccogliere in breve ed in forma del tutto spontanea le istanze di decine di gruppi di minoranze razziali, sessuali, religiose e politiche unite contro l’estrema destra. Dando vita ad uno dei maggiori fenomeni politici brasiliani degli ultimi anni, EleNão dimostra ancora una volta quanto sia forte il binomio donne e attivismo politico nel continente latinoamericano.

La rappresentanza femminile in politica
Il merito dell’iniziativa delle fondatrici di Mulheres Unidas Contra Bolsonaro sta nell’aver affrontato la destra ed il suo leader sul loro terreno. Oltre che nella capacità di percepire e dare una voce collettiva all’indignazione per la propaganda dell’odio. Proprio sui social network Bolsonaro ed il suo entourage hanno dispiegato con particolare forza ed intensità la propria campagna elettorale. E lì, in quei luoghi virtuali, hanno incontrato infine una forza d’opposizione civile.

In rete e sulle strade le donne brasiliane si riappropriano di quel protagonismo che ancora manca negli spazi della politica ufficiale.  Il Brasile è uno dei Paesi con minore rappresentanza politica femminile nel mondo. Meno del 10% del Congresso è costituito da donne, nonostante esse rappresentino il 51% dell’intera popolazione brasiliana ed il 52,3% dell’elettorato del Paese. Le recenti elezioni hanno determinato un cambiamento, seppur limitato, rispetto alla situazione che si era delineata nel 2014: nel 2019 faranno parte della Camera brasiliana 77 donne, un aumento del 51% rispetto alle scorse elezioni, quando le deputate erano 55 su 513 eletti. Il partito che conterà la più cospicua rappresentanza femminile è il Partido dos Trabalhadores (Pt, di cui sono espressione gli ex presidenti Lula e Dilma Rousseff), mentre per il partito social-liberale di Bolsonaro saranno sette le rappresentanti donne.

Al Senato federale invece, solo 7 degli 81 seggi sono stati ottenuti da donne, poco più dell’8%. Nel ranking sulla rappresentanza politica femminile dell’Unione Interparlamentare il Brasile occupa  fino ad oggi il 154esimo posto su 193: un dato che ricorda quanto il cammino verso il cambiamento di tendenza sia ancora lungo.

L’eredità delle battaglie di Marielle Franco
L’iniziativa politica targata  EleNão ed in generale la mobilitazione femminile in occasione della recente tornata elettorale hanno un significato del tutto particolare quest’anno. Va considerato che il femminismo brasiliano e continentale sono rimasti orfani di una delle loro più importanti e promettenti rappresentanti, Marielle Franco. Membro del Partido Socialismo e Liberdade e consigliera comunale nella città di Rio de Janeiro, Marielle Franco avrebbe potuto giocare un ruolo molto importante nel contesto politico attuale.

Incarnava tutto ciò contro cui si sono scagliati Bolsonaro ed i suoi sostenitori durante la campagna elettorale. Nera, bisessuale, di umili origini, cresciuta nella favela di Maré, Marielle rappresentava i gruppi più fragili, le minoranze che oggi sono a rischio. E avrebbe dato loro una voce se non fosse che il 14 marzo di quest’anno è stata barbaramente uccisa. Il suo omicidio, ancora irrisolto, sembrava aver risvegliato nella società brasiliana una volontà di giustizia sulle tematiche sociali cui la Franco si stava dedicando: emancipazione sessuale e razziale, lotta alla povertà ed alla violenza, rispetto dei diritti civili.

Ma da quanto si vede oggi, la sua morte non deve aver suscitato gli stessi sentimenti in tutti gli attori politici del Paese. Per questo sembra particolarmente importante che la mobilitazione femminista, e più in generale l’iniziativa politica del mondo femminile brasiliano, si facciano eredi dei principi di salvaguardia dei diritti civili e di resistenza alla propaganda della violenza. La grande scommessa che oggi rappresenta EleNão va oltre la possibilità di fermare Bolsonaro, già ad un passo dalla presidenza in vista del ballottaggio di domenica 28 ottobre. La vera posta in palio sta nella possibilità di aver creato un movimento e le basi di un impegno civile e politico che possano durare anche oltre le imminenti elezioni. E che possa giocare un ruolo importante nel futuro del Brasile facendosi erede di quei principi per i quali la Franco stava lottando.

Foto di copertina © Cris Faga/ZUMA Wire