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Propaganda sovranista

Ue: Parlamento vs Ungheria, Orbán ‘caccia alle streghe’

9 Set 2018 - Massimo Congiu - Massimo Congiu

Il Parlamento europeo discute se avviare la procedura per violazione dello stato di diritto in Ungheria e i sostenitori del premier Viktor Orbán parlano di caccia alle streghe. L’accusa è formulata nel rapporto di 68 pagine dell’europarlamentare olandese verde Judith Sargentini, che elenca i provvedimenti con cui l’esecutivo di Budapest avrebbe violato le libertà fondamentali. Si va dalla Costituzione – entrata in vigore il primo gennaio 2012 -, con il suo carattere autoritario e le sue leggi definite dai critici antidemocratiche, fino alle più recenti norme che sanzionano la solidarietà a migranti e rifugiati. Il rapporto, approvato in sede di Commissione delle Libertà civili, individua, nel caso del governo Orbán, rischi di violazioni gravi dei principi sui cui l’Unione europea si fonda.

La linea di difesa del premier ungherese
Il primo ministro ungherese partecipa al dibattito per respingere le conclusioni del rapporto. Difende le sue posizioni e il diritto dell’ Ungheria di essere padrona in casa propria: padrona di adottare le disposizioni che le sembrano più opportune, senza dover subire ingerenze esterne. Da tempo Orbán sostiene il principio dell’Europa libera dai diktat della ‘tecnocrazia’ di Bruxelles; un’Europa fatta di nazioni pienamente sovrane provviste del diritto di difendere i loro confini e interessi.

Si tratta di una retorica tipica delle tendenze sovraniste di cui il premier ungherese si è fatto campione, fino a diventare un modello per altri leader politici europei che condividono il suo pensiero. Un esempio è quello de vice-premier italiano e ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha di recente incontrato Orbán a Milano per consultazioni che guardano al voto europeo del maggio 2019.

Gli obiettivi del Gruppo di Visegrad
Le posizioni di Orbán e degli altri leader dei Paesi del Gruppo di Visegrád (V4) confliggono con quelle dell’Ue sul modo di concepire l’Europa, sulla nozione di democrazia e sulle politiche in ambito migranti. Il V4 respinge il principio dei ricollocamenti, che ha sempre definito ricattatorio, in quanto capace di vincolare la possibilità di ottenere fondi comunitari alla condizione di ospitare migranti, e cerca di spostare l’asse della politica europea verso posizioni nazionaliste.

Suo intento è ingrossare ulteriormente le fila dei sovranisti per appoggiare il principio di un’Europa cristiana basata su valori del tipo famiglia, nazione, identità. Fa parte degli appelli di Orbán l’invito ad affossare il liberalismo in quanto corrente politica giunta ormai al suo capolinea storico e non in grado di dare risposta alla domanda di sicurezza espressa dai popoli.

Sicurezza e migranti
Sicurezza per il leader danubiano e per chi la pensa come lui significa anche lotta all’immigrazione di massa e alla paventata invasione di migranti musulmani che minaccerebbe la sopravvivenza dell’Europa e della sua identità. Orbán non riconosce il diritto di migrare: “ognuno a casa propria” è il principio che difende da pericolose contaminazioni culturali. Per questo si dice pronto a lottare contro chiunque voglia fare dell’Ungheria e degli altri Paesi europei terre di immigrazione: sia che si tratti dell’Ue, di George Soros o delle Organizzazioni non governative.

Le recenti leggi che penalizzano le Ong impegnate sul fronte dei migranti e dei diritti umani, specie se riconducibili a Soros, e che arrivano a punire chi aiuta migranti e rifugiati sono considerate dall’Ue incompatibili con lo spirito europeo basato su valori civili e solidali.

La macchina propagandistica da Soros alla Polonia
La macchina propagandistica del governo magiaro, peraltro sempre attiva, si scaglia contro il dossier del Parlamento europeo e i suoi sostenitori. Il rapporto Sargentini viene definito “una vendetta dell’Unione per colpire l’Ungheria e la sua politica anti-immigrazione”. Martellante come sempre, la propaganda del premier sovranista danubiano sostiene che il documento non è altro che un’iniziativa appoggiata dall’immancabile Soros, che Orbán indica all’opinione pubblica di casa come nemico della Patria.

Secondo il quotidiano di opposizione Népszava il premier ungherese potrebbe offrire qualche concessione per evitare le sanzioni, salvo poi fare marcia indietro una volta passato il pericolo. L’Ungheria spera di potere contare sulla solidarietà della Polonia, Paese considerato amico e che condivide la condizione di messo sotto accusa per violazione dello stato di diritto.

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