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L'annuncio del re

Marocco: leva obbligatoria contro la disoccupazione

20 Set 2018 - Luigi Cino - Luigi Cino

Il Re del Marocco Mohammed VI, nella sua veste di capo delle forze armate, ha annunciato l’intenzione di reintrodurre la leva, cioè il servizio militare obbligatorio, della durata di un anno per tutti i giovani marocchini, senza distinzione di sesso, tra i 19 e i 25 anni. La proposta, anticipata in un discorso alla nazione ad agosto e adottata dal Consiglio dei Ministri presieduto dallo stesso monarca, sarà votata – e molto probabilmente adottata – dal Parlamento di Rabat entro il mese di ottobre: prevede la prigione da uno a tre mesi per coloro che si rifiutano di ottemperare all’obbligo prescritto.

Combattere la disoccupazione giovanile
Basandosi sull’art. 38 della Costituzione, che prevede l’obbligo per i cittadini di contribuire alla difesa della patria, il re ha proposto la reintroduzione della coscrizione obbligatoria 12 anni dopo la sua abolizione. Infatti, fino al 2006, il servizio era obbligatorio per tutti i cittadini di sesso maschile tra i 20 e i 35 anni e su base volontaria per le donne tra i 20 e i 27 anni nubili e senza figli.

Nella nuova proposta del governo, tuttavia tale distinzione viene abolita e l’obbligo di leva viene esteso a tutti i cittadini tra i 19 e i 25 anni, senza distinzione di sesso. La decisione ha diviso l’opinione pubblica marocchina, con episodi di protesta così come di sostegno, mentre alcune questioni, come per esempio quelle relative ai cittadini di doppia nazionalità residenti all’estero, rimangono ancora aperte.

L’intento reale dell’iniziativa  è quello di ‘migliorare l’integrazione nella vita professionale e sociale’ dei giovani marocchini. La proposta si iscrive all’interno di una più vasta riforma dell’educazione che, tra i suoi punti principali, prevede l’allungamento di un anno dell’istruzione obbligatoria, che viene alzata dai 15 ai 16 anni di età. Infatti, secondo il governo, il sistema educativo non deve più funzionare in maniera da fabbricare legioni di disoccupati: nel solo ultimo anno, la disoccupazione giovanile in Marocco si è alzata notevolmente e potrebbe rivelarsi una bomba ad orologeria con i conseguenti rischi per la tenuta sociale del Paese.

Il timore di nuove proteste
Proprio il rischio di un’agitazione sociale potrebbe essere tra i veri motivi dietro la scelta di reintrodurre la leva, il servizio militare obbligatorio. Contenere le proteste è infatti fondamentale per la tenuta del Paese, come già accaduto in seguito alle rivolte arabe.

Il Marocco ha visto nascere velocemente e tramontare altrettanto velocemente il Movimento del 20 febbraio che promosse le proteste del 2011. Tra le richieste del Movimento vi era una nuova Costituzione più democratica, lo scioglimento del Parlamento, un sistema giudiziario più indipendente, il riconoscimento della lingua berbera e la liberazione dei prigionieri politici.

Con una mossa scaltra il re subito accordò alcune concessioni, ma fu capace di rimanere saldo al potere come elemento centrale del sistema politico marocchino, grazie alla forte legittimità religiosa e politica di cui gode. L’inizio di tali proteste aveva trovato fondamento nelle condizioni socio-economiche del Paese che, analogamente alla Tunisia e a molti altri Stati dell’area del Nord Africa e del Medio Oriente, si trovava e si trova ancora con un’ampia fetta di popolazione giovane disoccupata.

Le riforme neo-liberali intraprese sin dagli Anni ’80 da questi Paesi hanno infatti ridotto le capacità di reclutamento di giovani laureati da parte delle amministrazioni pubbliche. E le economie nazionali non riescono ad assorbire l’alta offerta di lavoro qualificato. Il timore di nuove proteste in tal senso è, secondo molti analisti, tra le cause che hanno spinto alla scelta di reintrodurre la coscrizione obbligatoria: la leva potrebbe risultare uno strumento utile per impegnare quei giovani che oggi sono disoccupati e al tempo stesso per aumentare il senso di identità nazionale e di lealtà istituzionale degli stessi.

Scenari maghrebini
Tuttavia il senso di identità nazionale non è certo ciò che manca al Marocco che, sin dal 1975 con il conflitto in Sahara Occidentale e anche con le questioni delle città spagnole di Ceuta e Melilla, ha promosso una forte propaganda interna per l’unità nazionale.

La reintroduzione della leva militare obbligatoria non è certamente ben vista dalla vicina Algeria, con la quale il Marocco non ha buone relazioni diplomatiche. La maggioranza dei profughi saharawi del resto si trova a Tindouf, in Algeria, e proprio a causa del conflitto sahariano anche i confini tra i due Paesi sono chiusi da decenni.

Difficilmente l’Algeria potrebbe leggere tale mossa come una corsa agli armamenti da parte del Marocco, ma le condizioni socio-economiche del Paese e i dubbi sulla leadership del presidente algerino Bouteflika potrebbero contribuire alla tensione e all’incomprensione tra i due Paesi. Ciò che risulta chiaro è che la regione del Maghreb si rivela sempre meno integrata al suo interno e che lo stallo è destinato a rimanere tale a lungo.

Foto di copertina © Aissa/Xinhua via ZUMA Wire