Migranti: flussi, letture contrapposte e risposte diverse
Questo è il primo pezzo di un trittico dedicato dall’ambasciatore Francesco Bascone al tema dei migranti.
Fra l’Italia e i partners europei, si nota una divaricazione non solo degli interessi ma anche di quelle che è oggi di moda chiamare ‘narrative’. Noi siamo convinti che il flusso migratorio sia un processo storico ‘naturale’, che l’Europa nel suo insieme sia perfettamente in grado di assorbirlo e che l’Italia sia stata lasciata sola ad affrontarlo; chiediamo perciò – giustamente, ma irrealisticamente – di abolire l’iniqua regola di Dublino e attuare il principio della distribuzione obbligatoria dei migranti.
Il resto dell’Europa vede le cose diversamente, anche se ammette che l’Italia e la Grecia “non vanno lasciate sole”: chi ha diritto all’asilo o alla protezione sussidiaria va accolto, ma i criteri di selezione devono essere più rigorosi, l’esame delle domande più rapido e l’espulsione dei non aventi diritto effettiva; non c’è posto in Europa per i migranti cosiddetti economici, che potenzialmente sono centinaia di milioni; la protezione delle frontiere esterne dell’Ue, presupposto del sistema di Schengen (abolizione dei controlli alle frontiere interne), deve essere efficace; l’Italia si sobbarca lodevolmente la prima accoglienza ed è giusto che all’uopo riceva fondi da Bruxelles, ma poi lascia filtrare i migranti verso i confini settentrionali – avrebbe perciò l’obbligo di riprenderseli -.
Per superare la polarizzazione nel dibattito interno e per formulare una strategia realistica in vista dei prossimi round negoziali, è necessario chiarire alcuni punti.
Diritto di migrare, dovere di accoglienza?
Il diritto di immigrazione non è mai esistito; basti ricordare la scarsa propensione degli Stati democratici ad accogliere gli ebrei perseguitati prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Perciò non ha senso parlare di contemperare questo presunto diritto con la diffusa richiesta di regolare e frenare il fenomeno.
Esiste il dovere di salvare chi rischia di naufragare, ma non il divieto di espulsione se viene accertata la mancanza dei requisiti per la concessione dell’asilo. L’obbligo di concederlo vale in base alla Convenzione di Ginevra solo per coloro che rischiano persecuzioni qualora tornassero nel loro Paese. La Convenzione riflette un moto di solidarietà prevalente all’inizio della Guerra Fredda verso gli europei dell’Est che fuggivano dalle persecuzioni staliniste.
E’ stata formulata in termini generosi verso i perseguitati politici perché i numeri erano contenuti. Non si rivolgeva ai fuggiaschi da guerre e conflitti civili che in quel momento non erano più di attualità in Europa. Per questi è stata in seguito istituita la protezione sussidiaria, che ha carattere temporaneo e quindi dà luogo a provvedimenti discutibili quando viene ritirata a individui ormai ben integrati. Per i migranti ‘economici’ nessun diritto, salvo il ricongiungimento familiare quando le autorità ne riconoscano i presupposti.
Non c’è una crisi migratoria?
Lo dice Macron, lo sottolineano molti commentatori in polemica con Salvini, Kurz, Seehofer e compagni. E’ vero che l’afflusso in Italia è stato quest’anno inferiore agli anni scorsi, ma ciò è dovuto alla politica attuata da Minniti; così come in Austria e Germania non si sono toccate le cifre allarmanti del 2015 perché è stata chiusa con mezzi drastici la rotta balcanica e perché la Turchia ha smesso di permettere gli imbarchi verso le isole greche, in cambio di laute sovvenzioni.
Il flusso potenziale di rifugiati è di milioni, quello di migranti dall’Africa e da Pakistan e Bangladesh di centinaia di milioni. Non è sostenibile per l’Europa; e anche se lo fosse in termini demografici ed economici, non lo è soggettivamente e quindi politicamente. In tutti i Paesi (la Spagna fa eccezione, ma quanto a lungo?) il prezzo del laissez-faire sarebbe l’ulteriore dilagare delle forze di destra xenofobe.
Accogliere i migranti o solo i rifugiati
La storia è stata, sì, un succedersi di migrazioni, ma a prezzo di guerre e massacri e – a valle – conflitti etnici. Gli Stati europei, nel migliore dei casi, ritengono di non potersi sottrarre al dovere di dare asilo ai ‘perseguitati’, in base alla Convenzione di Ginevra, e protezione sussidiaria alle vittime di guerre, ma di non poter estendere l’accoglienza ai migranti, contrariamente a quanto vorrebbero le Ong.
Questa distinzione, molto netta concettualmente ma assai meno nei casi concreti, caratterizza la linea ufficiale tanto di Macron, che si considera fra i più aperti alle istanze umanitarie, quanto di Kurz, spesso dipinto come allineato alla ‘banda dei quattro’ di Visegrad.
All’Italia questa dicotomia non conviene, dato che il flusso proveniente dall’Africa verso le nostre coste è in massima parte a carattere migratorio: l’anno scorso, delle domande di asilo presentate solo il 6% è stato accolto. Vuol dire che tutti gli altri dovrebbero venire espulsi (cosa impossibile) o integrati ; sinora li lasciavamo per lo più proseguire il viaggio verso Nord, ora sappiamo che rischiamo di doverceli riprendere (anche se Conte, al riguardo, non ha promesso nulla alla Merkel).
L’Italia lamenta d’essere stata lasciata sola
Non è più vero che gli sbarchi si concentrano sul nostro Paese. Nel 2018 la Spagna ha quasi raggiunto l’Italia; e i boat people accolti in Grecia sono il 60% circa di quelli arrivati in Italia – quindi, in proporzione pesano di più -. In sede europea dovremmo formare un fronte comune con questi Paesi, associandovi Malta e Cipro, e cercare insieme di convincere Germania, Francia, Belgio e alcuni altri partner moderati a dare contenuti concreti ai generici principi di condivisione enunciati nel recente Vertice del 28 e 29 giugno. (1 – segue)