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Allargamento ai Balcani

Albania: orizzonte 2019 per iniziare a negoziare con l’Ue

4 Lug 2018 - Riccarda Lopetuso - Riccarda Lopetuso

Partiranno nel giugno del prossimo anno i negoziati di adesione all’Unione europea per Albania ed ex repubblica jugoslava di Macedonia. I leader dei Ventotto, all’ultimo Consiglio europeo hanno infatti approvato “le conclusioni sull’allargamento e il processo di stabilizzazione e di associazione adottate dal Consiglio il 26 giugno 2018”.

Nel Consiglio Affari Esteri riunitosi a Lussemburgo pochi giorni prima del Vertice europeo, i ministri degli Esteri dell’Ue – dopo un compromesso favorito dalla mediazione di Italia e Germania – avevano infatti deciso per l’avvio dei negoziati di adesione nel giugno 2019, data su cui si è incassato l’accordo dei capi di Stato e di governo dell’Unione.

Occorre “dare una chiara prospettiva europea” a Tirana e Skopje. Con queste parole, l’uscente presidenza bulgara di turno dell’Ue ha annunciato l’intesa raggiunta per l’apertura dei trentacinque capitoli negoziali, inizialmente osteggiata da Francia e Olanda. A sostegno dell’avvio delle trattative, ad Aprile era arrivata anche la raccomandazione della Commissione che invitava il Consiglio a valutare positivamente i progressi democratici e istituzionali di Albania e Macedonia.

Per il paese delle Aquile sono state fondamentali a orientare le decisioni dell’Ue le riforme giudiziarie intraprese sul piano della rivalutazione dei magistrati e la lotta alla corruzione, la quale però “rimane prevalente in molte aree e continua ad essere un problema serio”.

Il percorso di adesione
Sono passati quasi dieci anni da quando, nel 2009, il Paese affacciato sul mare Adriatico trasmise a Bruxelles la richiesta ufficiale di adesione all’Unione. Nel 2014 ha ottenuto lo status di paese candidato all’ingresso, impegnandosi a lavorare nelle 5 aree chiave per le riforme richieste dalla Ue, ossia riforma della pubblica amministrazione, riforma giudiziaria, lotta alla criminalità organizzata, lotta alla corruzione e tutela dei diritti umani.

Attualmente, in base ai Criteri di Copenaghen – che stabiliscono i parametri per avviare i negoziati per l’allargamento – tra cui il rispetto dei diritti umani, la solidità di istituzioni democratiche e l’esistenza di una funzionante economia di mercato, l’Albania, può guardare al giugno 2019 continuando a lavorare nei campi delicati indicati dalla Commissione,  su tutti la lotta alla corruzione a alla criminalità organizzata.

La strada per l’adesione è tracciata, adesso “tutti i gruppi politici e i partiti, le autorità locali e la società civile devono lavorare insieme più che mai per preparare l’apertura dei negoziati di adesione e assumere la piena responsabilità di questo processo. Le porte della nostra Unione sono aperte; il vostro percorso verso l’Unione europea è diventato irreversibile”, hanno detto l’Alto rappresentante Federica Mogherini e il commissario all’Allargamento Johaness Hanh all’indirizzo di Tirana e Skopje.

I legami con l’altra sponda dell’ Adriatico
In Albania il vento europeista soffia ormai da anni. Solo un braccio di mare di 55 miglia marine separa il Paese dall’Italia e, di conseguenza, dall’Europa. Nel 1991, con il mega sbarco della nave Vlora – carica di 20 mila persone- l’Italia scoprì di rappresentare una speranza di futuro per uno Stato che lentamente abbandonava l’ideologia socialista. Da allora, pur se nel corso degli anni i flussi di gente in fuga sono diminuiti, la nazionalità albanese è la seconda più presente in Italia dopo quella rumena tra gli stranieri residenti.

Il canale d’Otranto ha rappresentato per anni l’unico ostacolo tra un Paese soffocato da corruzione, povertà e criminalità, e l’Europa.

I rapporti tra Italia e Albania sono molto intensi non solo per questioni geografiche. Investiamo molto in cooperazione nei territori albanesi e centinaia di imprenditori italiani hanno interessi in Albania, aiutati anche dalla lingua. Quasi tutti gli albanesi parlano italiano e seguono trasmissioni televisive italiane. Il nostro Paese è il primo partner commerciale dell’Albania nonché il suo maggior sponsor politico per l’ingresso nell’Unione.

Oggi, paradossalmente, l’Albania si trova ad essere, da paese di migranti, luogo di passaggio per gli stessi. Nonostante la chiusura della rotta balcanica, negli ultimi mesi gli arrivi di migranti in transito provenienti dal confine meridionale sono in esponenziale aumento. Il percorso dei profughi provenienti dalla Grecia – invalicabile il confine serbo-ungherese – passa dall’Albania. Dal paese delle Aquile i migranti, attraversato il Montenegro e la Bosnia sperano di raggiungere la Croazia, il primo paese Ue sul loro cammino.

La voglia di Europa dei giovani albanesi
Il fascino che emana l’Unione, oltre l’Adriatico, è molto forte. A sognare l’adesione sono fondamentalmente i giovani albanesi, desiderosi di abbracciare lo stile di vita europeo e sfruttare pienamente le possibilità di studio e di lavoro garantite dall’appartenenza all’Ue.

A confermarlo, è un giovane italiano, Agostino C, amministratore di una società di comunicazione e servizi a Tirana. “Gli albanesi vivono nel mito dell’Europa come fino a pochi anni fa hanno vissuto nel mito dell’Italia”, afferma. “L’Unione è molto popolare tra i giovani albanesi e aderire ad essa per loro significa avere la possibilità di avvicinarsi al benessere dell’Europa occidentale. Guardano molto alla Germania, che negli ultimi anni ha investito molto nella formazione dei giovani. Altri sono attratti dall’Austria e dall’Olanda, e più in generale dalle politiche comunitarie sull’istruzione e occupazione”.

Ad aver bisogno dell’Albania e di tutti i Balcani occidentali, fondamentalmente, è l’Unione stessa. Rendere quei Paesi pienamente europei è necessario all’Europa per ragioni di sicurezza – in chiave di lotta al terrorismo – e non meno per sottrarli alle influenze vicine, principalmente russe. L’energia, la passione  e la voglia di Europa dei giovani balcanici, inoltre, vanno in controtendenza rispetto ai venti antieuropeisti che soffiano da più parti. Il progetto di integrazione europea, agli occhi delle generazioni balcaniche cresciute dopo la guerra, è ancora visto come speranza di pace, progresso e benessere.

Il cammino in ogni caso, è ancora lungo. Per l’Albania così come per gli altri paesi candidati all’ingresso, tra cui Montenegro, Serbia e Macedonia, l’orizzonte più vicino è il 2025.

Foto di copertina © Delegazione dell’Unione europea in Albania