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Un successo anche per l'Italia

Difesa europea: con nuovo regolamento, un passo avanti

7 Giu 2018 - Michele Nones - Michele Nones

Con l’approvazione del Regolamento dell’Edidp 2019-20, il Fondo per lo sviluppo dell’industria europea della difesa, l’Unione europea getta il dado ed entra apertamente nel settore della difesa. Per la prima volta senza sotterfugi si riconosce che la difesa deve essere finanziata anche attraverso il bilancio europeo se si vuole davvero rafforzare la capacità di difesa e di sicurezza di tutti: servono risorse aggiuntive a quelle nazionali e devono essere europee per spingere verso quella comunalità degli equipaggiamenti che è il presupposto indispensabile per avere un mercato della difesa efficiente e competitivo.

I rischi evitati
Il Regolamento rappresenta un buon punto di equilibrio fra le diverse esigenze e sensibilità delle Istituzioni europee (Commissione, Consiglio, Parlamento) e degli Stati membri (grandi, medi e piccoli, più o meno impegnati su questo terreno). Rappresenta anche un successo per l’Italia che fin dall’inizio aveva individuato quattro rischi che, alla fine, sono stati evitati:

  • Limitare a due gli Stati partecipanti a un programma, di fatto congelando la situazione attuale e favorendo l’asse franco-tedesco. Avere fissato la soglia a tre consentirà di favorire una collaborazione più inclusiva fra quanti saranno disponibili e interessati a sviluppare insieme nuovi equipaggiamenti e tecnologie.
  • Escludere le imprese europee che fanno parte di gruppi internazionali non europei. Attraverso una verifica della loro effettiva attività in Europa da parte dei Governi dove operano, si potrà continuare, invece, a fare affidamento su queste capacità tecnologiche e industriali, coniugando l’efficienza industriale con la tutela degli interessi europei.
  • Imporre impegni all’acquisto da parte degli Stati partecipanti ad un programma. Si dovrà, invece, manifestare la volontà di acquisire insieme se il programma avrà successo, ma senza irrigidire anticipatamente la pianificazione, anche per potere tener conto del rapido e imprevedibile mutamento degli scenari.
  • Prevedere solo genericamente il sostegno delle Pmi. Per farlo davvero si sono, invece, previsti incentivi per favorirne la partecipazione ai programmi presentati dai grandi gruppi industriali e una quota di finanziamenti solo per programmi riservati a loro.

Una volta tanto il nostro Sistema-Paese ha saputo lavorare efficacemente attraverso la regia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’impegno di tutti (amministrazioni e industria) a Roma e a Bruxelles.

Le prossime tappe
Ma i tempi europei non consentono di godersi il piccolo iniziale successo del nuovo Regolamento. La Commissione vuole concretizzare gli impegni indicati nella Comunicazione sull’Edap, il piano di azione per la difesa europea presentato nel novembre 2016, anche perché si avvicinano le elezioni europee del maggio 2019 e le nuove iniziative dovranno essere approvate entro l’inizio del prossimo anno. Già a partire dalle prossime settimane la discussione proseguirà a due livelli:

  1. Quello finanziario, perché dovranno essere fissate le risorse per le attività di ricerca e per quelle di sviluppo nell’ambito del Qfp 2021-27, il bilancio pluriennale europeo. Si ipotizzano un po’ più di 1,5 miliardi di euro l’anno (contro i circa 300 milioni di questo biennio): una cifra notevole, anche tenendo conto che è una voce di spesa nuova per l’Unione e che si dovranno scontare gli effetti della Brexit.
  2. Quello operativo, perché dovrà essere definito il Regolamento dell’Edf, il Fondo europeo per la difesa, in cui confluiranno i finanziamenti per la ricerca e per lo sviluppo, superando l’attuale disomogeneità e risolvendo alcuni problemi che sono rimasti sul tappeto a partire dalla gestione (ruolo di Eda e di Occar e degli stessi Stati membri) per arrivare al riconoscimento dei costi indiretti sostenuti dalle imprese. Ma dovranno anche essere difesi i risultati fin qui ottenuti perché alcuni Paesi e una parte degli esponenti europei potrebbero tentare di far rientrare dalla finestra quello che si è riusciti a buttare fuori dalla porta.

Il ruolo del Governo
Bisognerà, quindi, mantenere una costante e ferma attenzione su queste iniziative, continuando a perseguire gli interessi nazionali che, per altro, in questo caso collimano molto di più con quelli effettivamente europei rispetto a qualche altro Paese che, invece, tende ad usare la bandiera europea per mascherare i suoi esclusivi interessi.

L’Italia ha mantenuto nel campo della difesa un ruolo importante sia sul piano militare grazie all’impegno delle nostre Forze Armate in Italia e nelle missioni internazionali, sia su quello industriale grazie all’impegno delle decine di migliaia di dipendenti delle imprese grandi e piccole, sia, infine, grazie ad una parte dell’Amministrazione pubblica, civile e militare, che, nonostante le pastoie burocratiche, ha saputo gestire un mondo estremamente complesso.

Sarà compito del nuovo Governo, dopo aver verificato i risultati fin qui ottenuti, dimostrare di volere salvaguardare questo patrimonio nazionale, continuando a partecipare attivamente al processo di costruzione di un’Europa della difesa che fonda insieme interessi nazionali ed europei nel rispetto e a beneficio di tutti.