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Politici e professori

Governo Conte: Italia, Europa e i sovranisti al potere

2 Giu 2018 - Francesco Bascone - Francesco Bascone

L’economista Cottarelli e la squadra di tecnici da lui proposta sarebbero stati ottimali per tenere in ordine i conti pubblici dell’ Italia e rassicurare l’ Europa. Ma solo nell’ipotesi, utopistica, che in Parlamento l’appoggio di forze moderate e le astensioni gli avessero consentito di durare sino alla fine dell’anno per fare approvare la legge di bilancio e, preferibilmente, anche una nuova legge elettorale.

Ma dal momento che quell’incarico aveva provocato non solo la rabbia di Salvini bensì anche la ri-radicalizzazione di Di Maio, si annunciava lo scenario peggiore: una campagna elettorale condotta dai partiti populisti all’insegna della liberazione dal giogo di Bruxelles, Berlino e Parigi; una polarizzazione fra sovranisti ed europeisti; una sconfitta dei secondi, accentuata dall’astensione prevedibile in periodo estivo. Probabili anche un sostanziale riequilibrio del rapporto di forze fra Lega e M5S, una salita al Colle di Salvini in modalità revanscista, una aperta sfida agli “eurocrati” e alla Germania “matrigna”.

Il prezzo pagato per evitare lo scenario peggiore
Molto saggiamente, dunque, il presidente Mattarella ha preferito recuperare l’opzione del governo politico, destinato a durare. Ha dovuto accettare designazioni discutibili: alle Politiche comunitarie il professor Savona può ancora essere una presenza scomoda, mentre Moavero ci starebbe meglio che agli Esteri; vari ministri hanno curricula e competenze scarsi; e la stessa scelta di un premier sconosciuto e sotto tutela lascia perplessi. Ma il presidente ha mantenuto il punto sul ministero dell’Economia e ha anche ottenuto dichiarazioni distensive di Conte e di altri sull’Europa e sull’euro.

Resta da vedere se si tratta di mero “lip service”, per suggellare la pace col capo dello Stato e placare i mercati, o invece di un ritrovato senso di responsabilità.

Qui va chiarito un punto: il problema non è solo la rinuncia a piazzare in un posto-chiave un fautore del ‘piano B’ e a portare l’ Italia fuori dalla gabbia dell’euro verso la libertà (libertà di svalutare, lasciare galoppare il deficit, stampare moneta, drogarsi di inflazione). Non basta che l’illustre economista smentisca di volere guidare un attacco frontale alla moneta comune e che i leaders populisti non propongano un referendum sull’Itexit, cio’ l’uscita dell’ Italia dall’euro.

Il pericolo dell’agnosticismo e la speranza d’una conversione al realismo
Pericoloso è anche il semplice agnosticismo: un disdegno verso i vincoli di bilancio, l’implicita accettazione del rischio di esplosione dello spread, dell’impossibilità di collocare le nuove emissioni di Btp e Bot, del ricorso all’emissione di una” nuova lira” inizialmente parallela all’euro ma destinata a svalutarsi rapidamente.Da questo punto di vista il governo appena varato ci permette forse di sperare in una conversione al realismo (è successo persino con Tsipras!), ma non offre certezze. Da un lato abbiamo i professori Conte e Tria, e l’esperto di affari comunitari Moavero, stimato a Bruxelles. Dall’altro la determinazione di Salvini e Di Maio a realizzare le loro demagogiche promesse elettorali e l’attribuzione al presidente del Consiglio del ruolo di mero esecutore del loro programma.

Le tentazioni da frenare e i vincoli da rispettare
Molto dipenderà dal titolare dell’Economia. Forse Tria riuscirà a convincere Di Maio che il reddito di cittadinanza può e deve essere riformulato come moderato ampliamento del già esistente reddito di inclusione, e rimandato di qualche anno, in quanto va prima creata una rete adeguata di uffici del lavoro. Più problematico è il nodo della flat tax voluta da Salvini (e da Berlusconi) e vista dallo stesso Tria con favore.Ancora più esplosivo è il proposito di abrogare la legge Fornero. Anche una revisione che non sia solo cosmetica ci farebbe perdere la fiducia dell’Europa e dei mercati.

Occorre il coraggio di dire che la tanto decantata ‘soglia cento’ (pensione a 60 anni per chi ha cominciato a lavorare a 20 anni, a 62 per chi è entrato a 24 anni, e così via), se non limitata ai lavori più usuranti, è assolutamente insostenibile, e incompatibile con la nostra richiesta di solidarietà rivolta ai partners comunitari. Sulle spalle del presidente Mattarella graverà il compito di ricordare al professor Conte e ai potenti vice-premier i vincoli costituzionali di cui a parole hanno riconosciuto l’esistenza: la copertura finanziaria delle leggi, progressività dell’imposizione fiscale, tutela del risparmio, rispetto dei trattati, integrazione europea.