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In Canada l'8 e 9 giugno

G7: istruzione, è l’ora che i Grandi tornino a scuola

6 Giu 2018 - Simone Romano - Simone Romano

Ritorno concreto al protezionismo, tensioni internazionali diffuse, instabilità politica e grandi sfide globali come quella ambientale e tecnologica. Su quali tra questi temi dovrebbero concentrarsi in modo prioritario i leader dei Sette Grandi nel Vertice del G7 a La Malbè, in Canada, l’8 e 9 giugno? La risposta emersa nelle discussioni del summit del Think 7 / Ideas 7, svoltosi recentemente a Quebec City e cui l’Istituto Affari Internazionali ha partecipato, è chiara: su nessuna di esse in modo particolare. Ciò che i capi di Stato e di governo delle sette economie più avanzate dovrebbero fare è guardare oltre le questioni più urgenti e contingenti, concentrandosi sulla dimensione strutturale che lega molte delle maggiori sfide attuali: un mondo più pacifico, meno diseguale, più coeso e in grado di rispondere alle sfide della modernità è possibile solo tornando a dare un’importanza centrale all’ istruzione, soprattutto quella pre-universitaria.

L’ istruzione per una cittadinanza più consapevole e responsabile
Tre dei governi rappresentanti al Summit canadese sono riconducibili, in modo più o meno diretto, al malcontento popolare che ha trovato espressione in scelte politiche populistiche o di rottura. Il governo May seguito alla Brexit, la presidenza Trump negli Stati Uniti e il neonato governo italiano, autodefinitosi sin dall’inizio come governo del cambiamento.

Certamente le dinamiche economiche degli ultimi decenni, che hanno portato al progressivo impoverimento della classe media e alla crescente polarizzazione nella distribuzione dei redditi e delle ricchezze, sono fondamentali nello spiegare questa voglia di rottura espressa dagli elettorati di molti Paesi sviluppati, così come lo sono i molti errori delle classi dirigenti del recente passato. A ciò però va aggiunta la crescente incapacità per i cittadini di orientarsi in una società caratterizzata da dinamiche sempre più complesse.

La questione spesso dibattuta delle fake news e l’inasprimento del dibattito politico e istituzionale sono esempi di come molte tra le società più avanzate siano ormai caratterizzate in maniera preoccupate dalla dinamica descritta da Dunning e Krueger, con una convinzione nelle proprie visioni direttamente proporzionale all’incapacità di comprendere la complessità della realtà circostante.

C’è bisogno dunque di ridare centralità ad un istruzione che sappia favorire lo sviluppo culturale di cittadini consapevoli e responsabili prima ancora che di professionisti: cittadini in grado di comprendere criticamente la complessità che li circonda e la loro responsabilità per il bene comune, contribuendo allo sviluppo della loro comunità locale, nazionale e globale.

Il valore economico aggiunto di un nuovo umanesimo
Formare migliori cittadini ancor prima di professionisti più specializzati non corrisponde una scelta svantaggiosa a livello economico, tutt’altro. Fornire un metodo piuttosto che conoscenze tecniche specifiche vuol dire insegnare ad imparare, creando così professionisti più versatili e in grado di cambiare occupazione più agevolmente.

Considerando la crescente mobilità e dinamicità che caratterizza l’odierno mercato del lavoro, con lo sviluppo tecnologico che sempre più rapidamente crea nuove occupazioni distruggendone altre, si capisce l’opportunità di agire in tal senso. Nei prossimi anni le politiche di sostegno attivo al lavoro, volte a fornire formazione ai disoccupati in modo da agevolarne la ricollocazione, saranno tanto fondamentali per evitare l’ulteriore lacerazione del tessuto sociale quanto costose per governi spesso con poco spazio di manovra fiscale.

Un’ istruzione così riformata e non più depauperata favorirebbe la riuscita di questa politiche e ne ridurrebbe il costo. Inoltre, un’analisi economica di tale proposta di rinnovamento dei percorsi educativi non può prescindere anche dalla sua capacità di riduzione dei costi di lungo periodo dovuti a scelte poco consapevoli, quali quelli associati al processo di uscita del Regno Unito dall’Unione europea o a quelli derivanti dalla guerra commerciale che le scelte politiche del presidente Donald Trump stanno fomentando o ancora al flusso dei migranti.

Come fare
Favorire concretamente un’ istruzione in grado di formare cittadini più consapevoli e responsabili richiede un’azione progettuale complessa. Bisogna infatti agire su tutti i livelli, dalla scuola primaria a quella secondaria, cercando anzitutto di combattere la crescente tendenza alla settorializzazione della formazione.

In tal senso l’ istruzione scolastica pre-universitaria dovrebbe sempre mantenere la ricchezza dalla multidisciplinarità, cercando di non focalizzarsi esclusivamente sulle competenze tecniche più ricercate nel mercato del lavoro, ma insegnando ai cittadini di domani a capire e discernere le implicazioni delle dinamiche che li circondando e delle loro azioni per la comunità.

In secondo luogo, si dovrebbe maggiormente riconoscere, a livello economico ma ancor di più sociale, l’importanza strategica del ruolo dei maestri e dei professori. Ciò contribuirebbe nel medio periodo non solo a stimolare chi già opera in tale ruolo, migliorandone l’efficienza, ma favorirebbe anche una migliore selezione d’accesso a tali ruoli.

Sicuramente in Canada non si parlerà di istruzione e non si avanzeranno proposte simili, ma è tempo di guardare con onestà a come le nostre società stanno cambiando e di discernere le cause strutturali di lungo periodo di tale cambiamento, progettando soluzioni non facili ma lungimiranti, per far sì che il cambiamento che viviamo possa essere anche sinonimo di miglioramento.