IAI
Bilancio 2021-'27

Ue: Qfp; Nelli, “proposta non rivoluzionaria, ma coraggiosa”

4 Mag 2018 - Francesca Capitelli - Francesca Capitelli

“La proposta di bilancio della Commissione europea non è rivoluzionaria, ma sicuramente la definirei coraggiosa”. Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Istituto Affari Internazionali (Iai), commenta così il Quadro finanziario pluriennale (Qfp) Ue 2021/2027 trasmesso il 2 maggio da Jean Claude Juncker e Günther Oettinger al Parlamento europeo e al Consiglio dei Ministri dell’Unione.

Le cifre d’insieme
Nel complesso si parla di 1135 miliardi di euro, espressi in valori del 2018, pari all’1,11 % del prodotto lordo Ue a 27, lo 0,11% in più rispetto al settennato precedente. Questo livello di impegni si traduce in 1105 miliardi di euro in termini di pagamenti per gli Stati. “Se avessimo sono tenuto conto delle varie richieste dei Paesi, o avessimo solo fatto i conti a politiche invariate senza intaccare gli sconti o certe soluzioni specifiche per singoli Paesi, se non avessimo integrato il fondo per lo sviluppo e non avessimo tenuto conto dell’ammanco da 15 miliardi post Brexit, saremmo arrivati al 2% del Pil Ue e tutti avrebbero respinto le nostre proposte”, ha detto il presidente della Commissione Juncker.Qfp - proposta - Commissione

 

 

 

 

 

Il pacchetto deve ora essere discusso dai leader dei 27 Stati membri e approvato da Parlamento e Consiglio: improbabile la conclusione della trattativa prima delle prossime elezioni del Parlamento europeo, nel maggio 2019. Nel post Brexit, il piano di Bruxelles prevede più fondi per migranti, difesa, ricerca e programma Erasmus, che verranno finanziati a discapito delle politiche agricole e di coesione, per cui sono previsti tagli intorno al 5%.

Dopo la Brexit, tagli a Pac e coesione inevitabili
Con l’uscita di scena del Regno Unito, “era inevitabile che Pac e coesione vedessero ridotta la loro quota di finanziamenti”, commenta il presidente Iai, già commissario europeo e rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue.

L’Italia è uno dei beneficiari netti di queste due politiche: nello scorso settennato ha ricevuto 42 miliardi di euro di contributi europei, di cui la maggior parte sono stati destinati alle Regioni meno sviluppate. Per quanto riguarda gli interessi italiani, però, bisogna “approfondire la possibilità contenuta nel documento di utilizzare come criterio per la distribuzione delle risorse della coesione non solo il Pil pro capite, ma anche l’occupazione giovanile e la presenza di stranieri” chiosa Nelli Feroci. Entrambi i fattori permetterebbero all’Italia di compensare in parte la riduzione del volume complessivo di risorse a disposizione.

La novità dell’attenzione ai “beni pubblici europei”
Ma gli elementi di novità per il presidente IAI sono altri: prima di tutto una “nuova attenzione al tema dei beni pubblici europei per quanto riguarda i flussi migratori, la proiezione internazionale dell’Unione e la difesa”. Come secondo elemento innovativo, l’ambasciatore cita la condizionalità applicata al rispetto dello stato di diritto. L’Italia aveva fatto una proposta simile già un anno fa, ma secondo Nelli Feroci, nei termini presentati “è difficilissimo che passi”. Alla Commissione va, però, il plauso di averla proposta: ora, “è una responsabilità dei governi respingerla”

Per quanto riguarda le politiche migratorie la proposta di bilancio comporta un aumento da 13 a 33 miliardi di euro delle risorse, con premi previsti per gli Stati che mostrano maggiore solidarietà. I fondi per il programma Erasmus saranno raddoppiati, così come gli stanziamenti per il digitale e la ricerca che verranno incrementati dell’1,6%. Saliranno del 40% le risorse per la sicurezza, mentre per la difesa è previsto un esborso complessivo di circa 20 miliardi.

I fondi, oltre che dagli Stati, arriveranno anche dalle risorse proprie, sotto forma di tasse europee: nello specifico si tratta di “una tassa sulla quantità di plastica non riciclabile per Paese – 80 centesimi a kg -, il 20% dei proventi della vendita delle quote di emissioni di CO2 e un’aliquota del 3% sulla nuova base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società, una Corporate Tax”, spiega Nelli Feroci.

Le reazioni dall’Italia
Intanto dall’Italia arrivano le prime reazioni: la Confindustria ha fatto conoscere il suo parere sul bilancio attraverso una nota, in cui chiede che al centro venga messa la “competitività dell’Unione”. “Da questo punto di vista l’aumento delle risorse destinate alla ricerca e all’innovazione rappresenta un passo in avanti, ma bisogna fare ancora di più ed essere più ambiziosi. Per l’industria italiana è fondamentale mantenere la centralità della Politica di coesione e in generale dei finanziamenti destinati alle infrastrutture, che non vanno ridotti perché volano di crescita economica imprescindibile per il nostro sistema produttivo”.

Anche la Coldiretti si è espressa sui tagli alla Pac. Secondo il presidente Roberto Moncalvo “a pagare il conto della Brexit non può essere l’agricoltura”, settore chiave per vincere anche le nuove sfide poste da immigrazione e cambiamenti climatici. “Indebolire l’agricoltura, che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione, significa minare – ha sottolineato Moncalvo – le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro”.

Completamente negativi, invece, i commenti degli eurodeputati pentastellati. “Serve una reazione forte dell’Italia contro la proposta di budget europeo – ha detto Laura Agea, capodelegazione del Movimento a Bruxelles – I tagli alla politica di coesione sono inaccettabili perché colpiranno principalmente le aree più povere d’Italia. Secondo le nostre prime stime si tratta di oltre tre miliardi di euro di minori risorse investite”.

Via Twitter, il leader leghista Matteo Salvini, fino a poche settimane fa eurodeputato, fa eco alle posizioni 5 Stelle, lamentandosi dei tagli all’agricoltura che, a suo parere, permetteranno di finanziare “con 10 miliardi in più le politiche a favore dell’immigrazione. #maipiùservi”.

La Farnesina, invece, si è detta pronta a collaborare, dimostrando particolare soddisfazione per la centralità data ai flussi migratori da Bruxelles, che ne riconosce finalmente il carattere strutturale “accogliendo le insistenti richieste italiane di dotare l’Europa di un’autentica politica migratoria comune”.