Taiwan: la grande esclusa dell’Assemblea dell’Oms
Sono 194 i Paesi che quest’anno hanno preso parte alla 71esima Assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità, in programma a Ginevra dal 21 al 26 maggio scorsi, dove i ministri della Salute e le delegazioni dei Paesi membri dell’Oms hanno partecipato all’incontro annuale, con la finalità di migliorare cooperazioni e comunicazioni nel campo sanitario.
Per il secondo anno consecutivo, Taiwan è stata però la grande esclusa dai lavori dell’Assemblea, a causa delle pressioni politiche esercitate dalla Repubblica popolare di Cina sull’agenzia speciale delle Nazioni Unite.
Le critiche di Taipei non si sono fatte attendere, e l’8 maggio il Consiglio per gli affari continentali (Mac) – l’agenzia di Taiwan che gestisce i rapporti ufficiali con la Cina – ha rilasciato un comunicato in cui si sottolinea che “l’Oms è un’organizzazione non politica che persegue i più alti standard di salute per l’umanità e che non dovrebbe servire unicamente alla volontà politica di Pechino”.
Le ragioni della mancata partecipazione
Il motivo dell’esclusione dalla 71esima Assemblea generale è arrivato proprio dall’agenzia dell’Onu che, con un comunicato, ha reso noto come manchi una collaborazione tra Pechino e Taipei sulla partecipazione di Taiwan ai lavori dell’Oms. A causa dei difficili rapporti politici tra i due Paesi, alle istituzioni sanitarie e ai giornalisti di Taiwan è stata per lungo tempo negata la partecipazione alle attività dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Si è dovuto attendere il 2009, grazie a un accordo con la Repubblica Popolare, per il ritorno di una delegazione di Taipei ai lavori dell’assemblea dopo un’interruzione durata 40 anni.
Perché allora da due anni Taiwan è esclusa dal palazzo di Ginevra? Lo ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang, pochi giorni prima degli inizi dei lavori. I rappresentanti di Taipei sono stati in grado di partecipare alle attività dell’Oms dal 2009 al 2016 perché il precedente governo di Taiwan riconosceva la politica dell’”unica Cina”. Tale orientamento è invece sconfessato da Tsai Ing-wen, dal 2016 presidente di Taiwan e leader del Partito progressista democratico, incline all’indipendenza da Pechino.
Le politiche sanitarie di Taipei
L’agenda politica di Pechino sembra abbia avuto un peso maggiore della prevenzione sanitaria e tutela della salute dei 23 milioni di cittadini dell’isola di Taiwan, nonostante nel 1995 sia divenuto il primo Paese in Asia a raggiungere la copertura sanitaria universale, attualmente con una spesa inferiore al 7% del Pil annuo. Inoltre, l’isola “ribelle” (come viene definita da Pechino) dal 1996 ha investito oltre 6 miliardi di dollari in aiuti sanitari internazionali di cui hanno beneficiato milioni di persone in 80 diversi Paesi, rispondendo in anticipo ad alcuni obiettivi dell’agenda di sviluppo sostenibile dell’Onu.
Taiwan, grazie al riconosciuto successo del sistema sanitario nazionale e al contributo offerto a livello internazionale, ha potuto contare sul sostegno di 23 Paesi membri dell’Oms che, durante il consesso, hanno espresso il loro dissenso sull’esclusione di Taipei dai lavori di Ginevra. Tra questi, rientrano gli ormai esigui partner diplomatici di Taiwan, come Palau, El Salvador, Haiti, Kiribati, Nicaragua e pochi altri, tutti uniti sotto il cappello dell’hashtag lanciato su Twitter #TaiwanCanHelp o #HealthForAll.
Il nuovo corso italiano
A sorprendere in molti è stato lo schieramento con l’amministrazione Tsai di 60 senatori italiani: 57 della Lega (tra i quali i neoministri Matteo Salvini e Gianmarco Centinaio), e tre di Forza Italia (Lucio Malan, Maria Rizzotti e Giancarlo Serafini), che hanno presentato un’interrogazione al Senato pochi giorni prima l’apertura dei lavori di Ginevra. La solidale azione dei senatori italiani mirava a conoscere le probabili iniziative che il governo avrebbe inteso intraprendere, sia direttamente, sia con gli altri partner europei, per porre fine all’esclusione di Taiwan dalle attività dell’Assemblea mondiale della sanità e dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel rispetto dei principi fondamentali dello statuto dell’Oms.
La natura inclusiva e globale dell’agenzia speciale dell’Onu dovrebbe garantire una cooperazione e partecipazione attiva di tutti i paesi nell’ambito medico sanitario globale, senza ostacoli di natura politica e ideologica. L’interrogazione dei senatori italiani, come il sostegno di 23 Paesi durante l’assemblea di Ginevra va visto come un atto importante a difesa dei diritti del popolo taiwanese e della sua libera democrazia, e può fornire interessanti indicazioni sulla politica estera del neonato governo.
Tsai, che dal momento del suo insediamento sta tenacemente conducendo una lotta contro l’oppressione di Pechino, ha sottolineato come non cederà alla “diplomazia del dollaro” cinese (utile a rubare partner diplomatici di Taiwan), ma sfrutterà le risorse nazionali per garantire il miglioramento delle condizioni sanitarie globali. Così, il 26 maggio scorso, giorno di chiusura dei lavori dell’assemblea, la presidente di Taiwan ha donato all’Organizzazione mondiale della sanità 1 milione di dollari per la lotta contro l’epidemia di ebola.