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Difesa collettiva

Nato: spendere di più, imperativo strategico per l’Europa

10 Mag 2018 - Valbona Zeneli - Valbona Zeneli

Per quasi settant’anni, la Nato ha dapprima creato e poi rafforzato i legami nelle relazioni transatlantiche, generando, in qualche modo, anche un senso di identità condivisa dell’Occidente. Per il 66% degli europei e il 62% degli americani, la Nato  rappresenta l’organizzazione essenziale per la difesa e la sicurezza. L’opinione pubblica sull’Alleanza è migliorata nel corso degli anni: dopo la caduta del comunismo in Europa, gli obiettivi e le priorità della Nato sono cambiate. In molte aree, si sono anche moltiplicati. Tuttavia, un’eredità dei tempi della Guerra Fredda rimane ancora oggi: lo squilibrio nella ripartizione degli oneri finanziari tra gli alleati.

Sebbene i contributi finanziari aggregati alla Nato siano aumentati nel tempo, gli Stati Uniti rimangono il Paese che fa registrare il maggior contributo all’Alleanza.

Nonostante la veloce ripresa economica dei Paesi europei dopo la Seconda guerra mondiale e la crescita della Nato dai dodici membri fondatori del 1949 ai ventinove del 2017, non tutti gli alleati hanno sempre contribuito secondo la quota di competenza.

Tra alti e bassi
Nella storia dell’Alleanza, il bilancio più sproporzionato nella condivisione degli oneri finanziari si è registrato nel 1952, quando gli Stati Uniti finanziavano il 77% della spesa totale. Dall’altra parte, la spesa militare più vicina alla parità si è registrata nel 1999, quando i fondi degli Stati Uniti costituivano “solo” il 55% della spesa totale per la difesa. Tale chiusura del divario è stata attribuita all’impegno a lungo termine dei membri europei della Nato durante i conflitti nei Balcani.

La pressione dell’attuale governo di Washington sui membri europei dell’Alleanza e l’invito a contribuire di più, non è una novità: si tratta di un dibattito iniziato già nel 1953, quando l’allora inquilino della Casa Bianca, Dwight Eisenhower, allertò che “la fonte americana si è esaurita”. Di conseguenza, i partner europei aumentarono il loro impegno per la difesa comune, ma gli Stati Uniti continuarono a farsi carico della maggior parte dell’onere finanziario.

La seconda ondata di questo tira-e-molla finanziario risale agli anni ’80, durante l’amministrazione Reagan. La quota degli Stati Uniti nel bilancio della Nato a quei tempo era del 63%. Nel 1977, gli alleati avevano accettato di aumentare le spese per le loro difese nazionale così da raggiungere il 3% del Pil; ma solo in pochissimi hanno mai raggiunto questa quota. Nel 1989, dopo scarsi successi nel convincere gli europei ad incrementare l’impegno nei confronti della Nato, la quota degli Stati Uniti rappresentava il 62% della spesa totale per la difesa collettiva. In seguito, con il miglioramento del clima geopolitico nelle relazioni Est-Ovest alla fine della Guerra Fredda, è arrivata la decisione di ridurre la spesa per la difesa nazionale al 2% del Pil.

Non solo Trump
Insomma, l’attuale dibattito sulla condivisione degli oneri non è certo iniziata con l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, benché lui abbia presentato, sin dall’inizio, le sue doglianze all’indirizzo degli alleati europei, come in occasione del suo primo vertice Nato, l’anno scorso a Bruxelles.

Già nel 2011, l’allora segretario di Stato alla Difesa statunitense, Robert Gates, aveva criticato i membri della Nato per non aver fatto la propria parte, perché l’Alleanza non è “una causa di beneficenza”.

Nel 2017, solo sei Paesi hanno soddisfatto i criteri del 2% (Stati Uniti, Grecia, Regno Unito, Estonia, Polonia e Romania). Non molto è cambiato per gli Stati Uniti, che continuano a tenere il 72% dell’onere del bilancio della difesa della Nato, contribuendo con 693 miliardi di dollari sul totale di 946 miliardi.

In Europa, i tre Paesi che spendono di più per la difesa (in termini nominali) sono Regno Unito (55 miliardi di dollari), Francia (44) e Germania (43). Insieme, i tre contribuiscono per il 15% del totale delle spese Nato.

La linea guida del 2% del Pil per le spese nazionali della difesa è un obiettivo ambizioso, anche se non vincolante. Comunque, dovrebbe essere considerato come un forte impegno politico degli alleati. Ciò è particolarmente significativo per i nuovi membri della Nato, Stati piccoli con economie poco sviluppate e capacità militari limitate. D’altra parte è molto importante capire come vengono spesi i budget della difesa rispetto ai nuovi investimenti o alla manutenzione operativa.

L’emersione di un ruolo per l’Ue
Una migliore condivisione degli oneri finanziari della Nato è inseparabile dalla smart defense. Con tante sfide prevedibili (e non) all’orizzonte, perseguire i concetti di difesa intelligente sarà un fattore determinante per colmare il divario tra requisiti della difesa e capacità dei membri della Nato.

Gli eventi recenti hanno evidenziato l’importanza dell’impegno politico, della fiducia e dell’unità tra gli alleati. La Germania è uno dei Paesi che stanno assumendo un ruolo importante in Europa per sostenere il “pooling and sharing” delle capacità della  difesa, mostrando una particolare attenzione all’efficienza.

A questo proposito, buone notizie arrivano ultimamente dal campo europeo, dopo che 23 membri europei della Nato hanno concordato, alcun mesi fa, di dar vita alla cooperazione strutturata permanente nel campo della difesa (Pesco). L’obiettivo principale della Pesco è di stabilire un quadro giuridico europeo vincolante e inclusivo per gli investimenti nel campo della sicurezza e difesa, includendo l’impegno comune di aumentare la spesa di bilancio in termini reali, lo sviluppo di capacità di difesa congiunte, investimenti in progetti condivisi, e il miglioramento della prontezza operativa.

L’ambiente geopolitico in Europa è cambiato. Le circostanze economiche sono diverse rispetto a settant’anni fa, quando gli Stati Uniti offrirono un grande impegno militare per la difesa e la sicurezza dell’Europa. Oggi, l’Unione europea è economicamente il blocco commerciale più grande e ricco del mondo. È integrato nell’economia globale e molto capace militarmente. Tuttavia, essa dipende dai sistemi di sicurezza globale, e di seguito deve assumersi maggiore responsabilità per proteggere se stessa e l’alleanza transatlantica.

Gli Stati Uniti si aspettano che i membri europei della Nato si impegnino a rispettare la loro quota di onere finanziario nell’Alleanza. E d’altra parte, l’attuale situazione di sicurezza europea lo richiede. Molte più sfide e minacce stanno ricadendo nel portafoglio europeo. L’aggressione russa in Ucraina e le sue aggressive attività militari nella regione del Baltico costituiscono un’argomentazione convincente per aumentare gli impegni del Vecchio continente nei confronti della Nato. Altre sfide includono i flussi migratori irregolari dal Nord Africa e dal Medio oriente, come le crescenti minacce di terrorismo e estremismo violento. Spendere di più per la difesa non è più un’opzione per i Paesi europei, ma un imperativo strategico.

Foto di copertina © Xinhua via ZUMA Wire