IAI
Domenica le elezioni

Colombia: presidenziali, la fragile pace con le Farc

25 Mag 2018 - Nicola Bilotta - Nicola Bilotta

Il 23 giugno 2016 è stato un giorno storico per i colombiani. Dopo 52 anni di conflitto, le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo (Farc) hanno deposto le armi. Eppure, il futuro del controverso processo di pacificazione nazionale è ancora in bilico, legato all’incerto esito delle elezioni presidenziali del 27 maggio.

Elezioni legislative, incertezza sul futuro
L’impressione che la pace con le Farc fosse divisiva si era già avuta il 2 ottobre 2016 quando il 50.2% dei colombiani votò contro l’accordo preso tra il governo di Santos e il gruppo rivoluzionario marxista delle Farc. Le elezioni legislative, tenutesi a marzo di quest’anno, hanno ribadito lo spirito tradizionalmente conservatore della Colombia.

Il partito dell’ex presidente Uribe, Centro Democratico, che si è sempre opposto agli accordi di pace, è risultata la forza politica più votata alla camera, guadagnando 13 seggi rispetto alla scorsa legislatura. Durante la campagna elettorale, Uribe è stato il leader più carismatico del fronte che si opponeva alla pace. Tra il 2002 e il 2010, quando Uribe servì come presidente colombiano, cercò di reprimere la ribellione delle Farc con una politica di dura repressione militare, scatenando però numerose critiche internazionali per la sistematica violazione dei diritti umani. Il suo delfino, nonché candidato alla presidenza per Centro Democratico, Duque, ha ribadito la sua volontà di modificare alcuni punti chiave dell’accordo dell’Avana.

Nonostante il Partido de la U, il partito del presidente Santos, abbia perso sette seggi al Senato e 12 alla Camera, diventando la quinta forza politica del Paese, la coalizione di partiti moderati che ha appoggiato il suo ultimo governo avrebbe teoricamente ancora la maggioranza nel nuovo Parlamento. Ma, già negli ultimi mesi, gli alleati più conservatori di Santos hanno iniziato a distanziarsi sui punti più sensibili dell’accordo di pace. Non solo Cambio Radicale lasciò la maggioranza governativa nel 2017, ma il suo candidato presidente, Germàn Vargas Lleras, sta attivamente facendo campagna elettorale per riformare gli accordi di pace. Anche il Partido Conservador nell’ultimo periodo è stato altalenante nel suo appoggio al governo, cercando di distanziarsi dalle clausole più controverse degli accordi di pace.

Nonostante ciò, il fronte delle forze politiche che appoggiano gli accordi di pace dovrebbe ancora contare su una maggioranza marginale nel nuovo Parlamento. Ma, essendo questi partiti ideologicamente contrapposti fra di loro, sarà difficile vederli cooperare per approvare le riforme necessarie per rispettare gli accordi di pace con le Farc.

La pace è ancora in bilico
La pace rimane una questione aperta lasciando al prossimo governo l’arduo compito di consolidare il fragile equilibrio raggiunto con il disarmo delle Farc.  Nonostante tra novembre 2016 e novembre 2017, il governo di Santos si sia giovato del cosiddetto “fast track”, un meccanismo che permetteva di approvare le normative essenziali contenute negli accordi di l’Avana con una procedura più rapida, solo 18.3% delle riforme istituzionali necessarie sono state approvate. Il prossimo governo dovrà quindi completare l’attuazione degli accordi di pace per stabilizzare il processo di normalizzazione civile degli ex guerriglieri delle Farc.

In particolare, sarà fondamentale capire come il prossimo governo si porrà nei confronti di due nodi centrali dell’accordo di pace ancora non affrontati o parzialmente implementati. In primis, l’approvazione di una riforma agraria che spezzi lo storico concentramento della proprietà terriera in Colombia. Una politica agraria che abbia come ultimo scopo la riduzione della povertà contadina e l’inclusione economica delle fasce più emarginate della società rurale colombiana.

All’accesso alla terra è anche intrinsecamente legata la problematica della coltivazione illegale della coca. Per sradicare le coltivazioni illecite, gli accordi dell’Avana propongono l’introduzione di una politica di sostituzione volontaria e alternativa delle piante di coca. Lo stato dovrà quindi garantire ai contadini e alle comunità rurali che affronteranno questa transizione produttiva una maggiore sicurezza contro il pericolo di ritorsioni dei narco-trafficanti e dei gruppi paramilitari. Inoltre, dovrà sostenere i contadini con dei sussidi pubblici per aiutarli nella riconversione delle produzioni.

Il secondo punto critico è l’impunità per gli ex membri delle Farc. Secondi gli accordi di pace, è stato istituito un organismo giudiziario indipendente, la Jurisdicciòn Especial para la Paz (Jep), che dovrà occuparsi dell’accertamento e delle responsabilità dei crimini commessi sia dalle Farc che dallo Stato durante il conflitto. I colpevoli saranno puniti, quando confessati i reati da loro compiuti, con pene alternative al carcere di cinque-otto anni mentre i responsabili di delitti politici avranno concessa l’amnistia o l’indulto. Questo tema è stato particolarmente dibattito durante la campagna elettorale, Duque ha già dichiarato di voler modificare l’accordo e di voler perseguire legalmente gli ex guerriglieri delle Farc. incontrando il favore di molti esponenti conservatori colombiani.

Nonostante le violenze delle Farc siano effettivamente cessate e il loro partito abbia partecipato alle elezioni, con scarsissimi risultati, si registra un clima di tensione nel Paese. I leader delle Farc hanno denunciato intimidazioni e soprusi contro i loro attivisti. Molti ex guerriglieri sono ansiosi per il loro futuro, spaventati che le promesse siglate negli accordi di pace non verranno rispettate dal prossimo governo. C’è quindi il pericolo che, in caso gli ex membri delle Farc si sentano minacciati, possano unirsi alle file dell’Eln, gruppo rivoluzionario armato ancora attivo nel Paese, o ai vari gruppi criminali che operano in Colombia. È imperativo che il nuovo governo si impegni a consolidare il processo di pace per non dilapidare lo storico risultato ottenuto con la pace dell’Avana. Sebbene, a volte, sia più facile fare la guerra che la pace.