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tensione continua

Medio Oriente: Israele-Iran, echi dopo Monaco

4 Apr 2018 - Andrea Jorma Buonfrate - Andrea Jorma Buonfrate

A metà febbraio, la Conferenza di Monaco, importante forum sul tema della Sicurezza, ha fornito indicazioni concrete di come i conflitti internazionali non stiano volgendo verso un ridimensionamento. Emblematica è stata la frase pronunciata dall’ex diplomatico tedesco e presidente della Conferenza, Wolfgang Scinger, secondo il quale “dal crollo dell’Unione Sovietica ad oggi mai il rischio di un conflitto tra grandi potenze è stato così alto”.

Un conflitto tiepido, il caso Israele – Iran
L’attenzione, durante la Conferenza di Monaco, si è focalizzata in particolar modo sul discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu, il quale, riferendosi a un drone abbattuto da uno squadrone di caccia F-16 ai confini dello Stato d’Israele, e in presenza di Mohammad Javar Zarif, ministro degli Esteri iraniano, ha dichiarato che Teheran è “la minaccia più grande per il nostro mondo”.

La scena, che ha ricordato quella svoltasi presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2012[1], è l’ultimo atto del conflitto ad alta intensità diplomatica fra lo Stato d’Israele e la Repubblica Islamica d’Iran. Osservando la situazione dell’area mediorientale, si deve considerare lo scontro oltre i confini dei due Stati, nelle implicazioni causate dalla guerra civile siriana e nell’ottica dell’evoluzione del ruolo degli Stati Uniti nella regione.

Un nodo caldo, la Siria
Il conflitto civile siriano ha visto una partecipazione rilevante dell’Iran. L’appoggio al governo di Assad come garante della stabilità e soprattutto in funzione dell’integrità territoriale della Siria, ha come obiettivo una gestione strategica territoriale migliore in caso di aperto conflitto con Israele. Il governo israeliano, invece, ha inizialmente mantenuto una posizione decisamente neutrale in riferimento alla questione siriana, il cui motivo principale è prettamente territoriale: fra Iran, Damasco e fazioni islamiche anti-Assad, il margine d’azione israeliano era piuttosto ridotto.

Il 2013 rappresenta il punto di svolta per gli israeliani, con l’intervento delle milizie Hezbollah in Siria. Lo storico rivale di Tel Aviv, dando sostegno al governo di Damasco, ha creato uno sbilanciamento nei rapporti di forza a favore del governo di Assad. La posizione israeliana è diventata, a questo punto, più incisiva. Ne è dimostrazione il drone abbattuto al confine, mostrato durante la Conferenza di Monaco e prova dei continui bombardamenti da parte dell’aeronautica israeliana ai convogli di rifornimento di Hezbollah in Siria. Il motivo principale della strategia israeliana è di impedire che le milizie libanesi, alleate con il governo iraniano, possano avere una posizione vantaggiosa sulle alture del Golan in un possibile scenario conflittuale.

Nuove alleanze: i ruoli di Stati Uniti e Arabia Saudita
La posizione di Israele alla Conferenza di Monaco ha ribadito l’atteggiamento prettamente anti-iraniano di Tel Aviv e sottolineato l’importanza per Israele di trovare alleati regionali oltre il supporto americano. Nonostante il ruolo di Washington quale guardiano dello Stato israeliano, il futuro della regione mediorientale in rapporto alla Siria vede la preminenza del ruolo russo, vicino al governo di Damasco.

Inoltre, l’Amministrazione americana risulta gravata ulteriormente dalla crisi nordcoreana, il cui riflesso sull’accordo sul nucleare con l’Iran può portare a un suo rinegoziato, con esiti potenzialmente esplosivi sulla stabilità dell’area mediorientale. Infatti, trovando favorevole a ciò solamente Israele, le politiche regionali potrebbero condurre ad una proliferazione nucleare incontrollata nella regione da parte iraniana. Bisogna considerare, inoltre, che il Trattato di Non Proliferazione (Tnp), vede dei due Stati solo l’Iran come firmatario, mentre Israele ha sempre dichiarato di volerne rimanere fuori.

Considerando la situazione in un’ottica più regionale, un avvicinamento verso l’Arabia Saudita, come ulteriore alleato, risulta essere per Tel Aviv un’opzione rilevante. Infatti, oltre ad ottenere il sostegno alle politiche anti-iraniane del Paese, condivise dalla dinastia saudita[2], lo Stato israeliano potrebbe consolidare la propria posizione regionale.

Israele e Arabia Saudita: convergenza o collaborazione?
Contatti fra i due Paesi sono già avvenuti, a partire dal meeting segreto fra Yuval Steinitz, ministro dell’Energia israeliano, con i rappresentanti del governo saudita. Questa tendenza verso la collaborazione in senso anti-iraniano, è stata confermata dallo stesso Netanyahu, il quale ha fatto anche riferimento ad un possibile scambio di intelligence fra i governi. Sotto il profilo economico si inserisce il progetto Neom, una sorta di città-hub sulle coste del Mar Rosso, costruita da Riad al confine con lo Stato israeliano. Questo progetto può essere l’inizio di una convergenza economica, la quale si aggiunge a quella politica, creando un fronte regionale opposto a quello iraniano.

In questo contesto, lo scontro seguirà le fazioni religiose, la sunnita composta da Egitto, Arabia Saudita, appoggiati da Israele e dagli Stati Uniti, e la sciita iraniana, che comprende Iraq e Libano, sostenuti dalla Russia[3]. Lo scontro, giocato sia a livello diplomatico che tattico-militare è estremamente delicato. L’unica certezza che si può avere dopo la Conferenza di Monaco è che il vantaggio geopolitico sarà ottenuto sul territorio siriano.

[1] – Nella quale Netanyahu mise in guardia gli Stati dell’Onu nei confronti dell’Accordo sul Nucleare con l’Iran, disegnando su un cartello una bomba atomica. Tracciò con una linea rossa il punto di non ritorno e di risposta israeliana a un possibile passo iraniano nella direzione dell’armamento nucleare.

[2] – Il giovane principe Mohammad bin Salman, wahabita e conservatore, leader dello Stato sunnita, considera l’Iran un nemico oggettivo.  Il maggior sforzo attuale dell’Arabia Saudita è a sostegno del governo yemenita, contro cui la fazione degli Huthi, gruppo sciita zahydista, sta combattendo una guerra civile con il sostegno del governo iraniano.

[3] – La Federazione Russa considera di grande importanza questa alleanza avendo la possibilità di accesso militare ed economico al Mediterraneo attraverso la Siria e il Libano.