IAI
Aspettando il B-21 Raider

Usa: nessuno rottama il vecchio e affidabile Boeing B-52

6 Mar 2018 - Marco Petrelli - Marco Petrelli

La Northrop Grumman, leggendaria società aerea statunitense, lo ha chiamato B-21 Raider e con molta probabilità anche questo nuovo bombardiere dell’United States Air Force (Usaf) entrerà nell’Olimpo dei miti militari a stelle e strisce. Le premesse, d’altronde, ci sono tutte. Nel 2016, anno della sua presentazione al mondo, l’allora segretario Usaf Deborah Lee James ricordò che “la nostra piattaforma di attacco di precisione globale di quinta generazione ci consentirà di avere una capacità di tiro mediante dei sensori in rete, con la quale tenere a bada gli obiettivi in un modo che il mondo e i nostri avversari non hanno mai visto”.

Bombardiere, sì, ma non solo: il nuovo prodotto di casa Grumman, infatti, è realizzato anche per la guerra elettronica, così da fondere in una sola macchina più funzioni e da fare del B-21 Raider una “fortezza strategica multiruolo”, seguendo un principio già applicato ai caccia Lockheed F-35 e F-22, entrambi capaci di adempiere alle specialità di caccia, caccia-bombardiere e di apparecchio per la electronic warfare. Ma a parte queste informazioni di massima, più interessante è capire se la Usaf ha davvero intenzione di sostituire la flotta di B-52 con il B-21, il cui costo per esemplare si aggira sui 550 milioni di dollari.

Dal Vietnam ai giorni nostri
Il Boeing B-52 è un aereo progettato negli Anni ’50 per sostituire il B-47 ‘Stratojet’, prodotto in circa 2000 esemplari fra il 1947 e il 1055, primo bombardiere strategico a reazione. Ancora prima, c’erano stati gli storici B-36 a turboelica che, a loro volta, avevano rimpiazzato i B-29 della Seconda Guerra mondiale. Il “52” mostra la sue doti di forza in Vietnam dove, fra il 1965 e il 1972, partecipa a numerose incursioni sul nord, subendo anche perdite (circa 24), ma infliggendo pesanti danni al nemico. Durante l’operazione Desert Storm, ai tempi della prima Guerra del Golfo, molteplici sono le missioni di volo, con un solo apparecchio precipitato per guasti tecnici. Un vero portento, dunque, capace di rovesciare le sorti di un conflitto: il carico (oltre 30 tonnellate di bombe e 20 missili AM nella versione “H”), l’autonomia (14 mila km) e il costo di 50 milioni di dollari ad esemplare ne hanno fatto, nei decenni, un perno delle guerre degli Stati Uniti al punto che il ritiro non è previsto prima del 2040. E vent’anni non passano in un attimo: perché allungare così tanto la vita operativa di un aereo che vola dalla metà degli Anni ’50?

È la stessa domanda che gli ufficiali della Usaf si sono posti quando è stata espressa la necessità di sostituire l’F-15 con il più moderno caccia da superiorità aerea F-22 capace, come accennato, di essere un vettore multiruolo. L’approvvigionamento dei nuovi velivoli è stato bloccato dall’amministrazione Obama per gli onerosi costi e F-15 continueranno, quindi, a volare per ancora un decennio al fianco degli F-35, nuovi ma meno costosi del “22”.

Il confronto con Mosca e gli Alleati
Ed è così che mentre gli Usa tengono sempre pronti negli hangar i B-52, la Russia continua a volare con mezzi che risalgono all’Unione sovietica quali, ad esempio, il Sukhoi Su-25 perno della campagna aerea contro il Califfato al fianco di elicotteri da combattimento Mil Mi-24, già leggenda durante il conflitto sovietico in Afghanistan (1979-1989). Certo, anche Mosca può contare su modernissimi caccia quali il MiG-35 e il Su-35, ma non può rinunciare alla numerosa flotta di altri Sukhoi, di Ilyushin, di Beriev, di trasporto come i Tupolev e gli Antonov che da decenni garantiscono piena efficienza operativa alla Vozdushno-Kosmicheskiye Sily.

Discorso diverso per gli altri Paesi i cui bilanci non sempre permettono il mantenimento di grandi arsenali. I membri della Nato, ad esempio, termineranno il processo di sostituzione dei caccia e caccia bombardieri con il Lockheed F-35 molto prima degli Stati Uniti, poiché i fondi delle rispettive Difese sono limitati. Al contrario, gli Usa – con 686 basi estere e circa 270 mila uomini dispiegati oltremare (dati del 2016) – hanno bisogno di una quantità di mezzi tale da sopperire alla sicurezza interna ed esterna. Ecco un altro motivo per il quale il B-52 volerà fino al 2040, accompagnato a terra dalle mitragliatrici di squadra Browning 1919 (il numero indica l’anno di progettazione) e in cielo dall’elicottero UH-1 che, seppure in un quantità estremamente ridotte, continua a prestare servizio.

Stesso discorso per gli equipaggiamenti della fanteria di molte nazioni, Italia in testa, che annoverano armi risalenti addirittura alla Seconda Guerra mondiale, come la MG 42 (Maschinengewehr 42, Beretta MG 42/59). Ci sono poi i più “recenti” AK 47 (Kalashnikov progetto del 1947) e gli M16 A2 americani, simboli della Guerra Fredda ancora diffusissimi, specie in realtà nelle quali l’influenza russa o la carenza di denaro per l’ammodernamento degli armamenti hanno spinto i governi locali ad approvvigionarsi dagli arsenali russi e statunitensi.

Pertanto, nessuna arma è definibile “vecchia” tout court, poiché la sua efficacia varia a seconda del contesto e del teatro nel quale è impiegata.

Nuove esigenze strategiche e classiche tattiche di combattimento
Discorso diverso quello sul fine dell’arma stessa: nel 2018 un bombardiere strategico è ancora indispensabile? La lotta al Califfato ha palesato il ruolo di primo piano della Rete, sfruttata da Isis con articolate e sempre più complesse attività di guerra psicologica per sopperire all’inferiorità numerica e tecnologica sul campo di battaglia. Nuove esigenze strategiche, dunque, che impongono un adeguamento dei sistemi d’arma e delle tattiche di combattimento mettendo così in discussione la centralità di una leggenda dell’aria come il B-52.

Eppure, gli americani lo terranno in linea per altri 20 anni. Perché malgrado sia molto ambizioso, il progetto del bombardiere B-21 richiede costi elevatissimi che difficilmente un’amministrazione può sostenere nell’arco di pochi anni. Pertanto, è plausibile che l’ingresso del futuristico Raider negli arsenali statunitensi avvenga progressivamente, affiancandosi e lentamente sostituendosi al “vecchio” B-52 fino alla data del suo meritato pensionamento.

Foto di copertina © Gene Blevins/ZUMA Wire