Ucraina: Kiev punta sulla scuola nella guerra contro Mosca
Avdiivka è una piccola cittadina nell’est dell’Ucraina, ad una ventina di chilometri da Piazza Lenin, il centro di Donetsk ora sotto controllo pro-russo e in cui precedentemente alla guerra scoppiata nel 2014 viveva la maggior parte dei lavoratori delle fabbriche di carbone, prima industria della regione e seconda del Paese. La cittadina è uno degli ultimi “avamposti” ucraini prima della linea del fronte che divide ormai il Paese, nonché uno degli ultimi villaggi abitati a meno di 5 chilometri dalle trincee; molto vicina alla zona dell’aeroporto di Donetsk, luogo di violentissimi scontri nel 2014, cerca di richiamare quelle centinaia di persone che ne hanno abbandonato le strade e le case.
La vita cerca di scorrere in maniera tranquilla e routinaria, i grossi calibri di artiglieria sono sempre presenti; segnano i palazzi, le strade e si odono con costanza, tutto il giorno, tutti i giorni. Ciò che mantiene in vita la cittadina è, naturalmente, il giorno di paga, il mercato e la scuola; quest’ultima – più volte colpita dai cannoneggiamenti – è il luogo da cui l’Ucraina cerca di ripartire per rafforzare la presente e le future generazioni in virtù di una riconquista “tout-court” della propria patria.
Si riparte dall’educazione
La scuola e l’educazione, secondo le ultime mosse di Kiev, sono centrali nella guerra ai filo-russi. L’Ucraina oltre a rispondere ai tiri di artiglieria, alle incursioni di sabotatori e alle salve dei cecchini, cerca di respingere l’influenza di Mosca con l’introduzione di leggi di natura pedagogica che riguardano gli istituti scolastici di ogni livello.
Tanto quanto la Russia ha utilizzato per decenni la lingua per dividere il Paese slavo, per legittimare l’annessione della Crimea e giustificare la protezione militare dei cittadini russofoni, così l’Ucraina ha fatto leva sulla propria identità nazionale, rendendo il linguaggio il nuovo campo di battaglia e le scuole le nuove trincee. “L’istruzione è la chiave per il futuro dell’Ucraina”, ha dichiarato il presidente Petro Poroshenko a seguito della approvazione, lo scorso settembre, di una legge che ha fatto molto scalpore nei Paesi dell’ex spazio sovietico confinanti con l’Ucraina : la legge sull’“ucrainizzazione” della lingua nelle scuole.
Il provvedimento prevede che dal 2020, “dalla scuola media secondaria, tutte le discipline saranno studiate in lingua ucraina. Le minoranze nazionali avranno diritto eccezionalmente a classi separate, […], fino alla completa messa in vigore della riforma. Mentre l’istruzione in lingua russa scomparirà completamente”, ha spiegato Viktoria Siumar, deputata di maggioranza.
Ridurre il ruolo di Mosca in tutti i settori della vita ucraina è divenuto un obiettivo di sicurezza nazionale per Kiev, un tentativo in più di spingere il Paese al di fuori dell’orbita dell’Orso. Oltre a limitare l’insegnamento della lingua e tagliare ampiamente i programmi pedagogici contenenti la storia e la cultura russe, sono state imposte delle quote di lingua a livello televisivo, e persino chiusi due popolari social media di provenienza russa.
La difesa della Madre Patria fra i banchi
Ad Avdiivka, inoltre, l’educazione scolastica si sta rivelando una ulteriore linea di trincea contro l’espansione russa: qui, a ridosso della linea del fronte – dove, secondo un rapporto Unicef del giugno 2017, le scuole sono ancora obiettivi diretti di artiglieria pesante, è stata introdotta un’ora di lezione sulla “difesa della Madre Patria”.
Elena Markrinchuk è una donna di Donetsk molto energica, laureata in pedagogia e storia, con una peculiarità veramente interessante; oltre alla formazione accademica classica, possiede una grande professionalità nel campo delle informazioni militari, acquisita partecipando attivamente a training condotti dal Mossad, in Israele, in qualità di ufficiale del 72esimo Battaglione dell’esercito ucraino, di stanza nel Donbass. Elena, tutte le mattine, indossando la sua divisa mimetica si reca alla scuola n.7, per impartire la lezione di “difesa della Madre Patria”.
Come racconta Elena Markrinchuk, “oggi il mondo è regolato dalle informazioni ed esse sono divenute il nuovo campo di battaglia su cui si scontrano le parti”. La sua lezione è un vero e proprio repertorio della più vincente propaganda militare, con racconti dal fronte “delle cose realmente accadute, di cui sono stata protagonista, e non di quelle ascoltate dalla bocca di qualcun’altro”, tende a specificare.
La lezione non riguarda solo ed esclusivamente la propaganda, ma arriva a toccare argomenti di natura propriamente bellico-tattica; la posizione delle truppe, l’importanza dell’artiglieria, lo sbarramento, le strategia da trincea e, non da ultimo, la politica militare delle alleanze e il riconoscimento delle parti, i nemici e gli alleati. Il corso prevede anche una parte fisica con vere e proprie prove, sotto la diretta ed attenta supervisione di un istruttore dell’esercito ucraino.
Le reazioni dei bambini
Oksana, 13 anni, con la sua famiglia è tornata ad Avdiivka per la riapertura delle scuole dopo la proclamazione del cessate il fuoco nell’agosto 2017, ma mai di fatto rispettato. Con lei sono rientrati anche quasi 400 bambini insieme ai loro cari, come racconta la signora Ludmyla Tilina, direttrice della scuola n.7; “Il nostro istituto ha riaperto nel 2015, ed allora a venire a scuola c’erano solo 100 bambini, rispetto ai 700 totali del periodo pre-conflitto. Dagli inizi del 2017 la scuola è stata spesso obiettivo militare, ma ad oggi, riusciamo nuovamente ad assicurare istruzione a 330 alunni”.
Oksana è conscia del momento in cui vive e delle ripercussioni sul futuro, “da quando è scoppiata la guerra, le nostre vite sono completamente cambiate. Nel giro di qualche giorno alcuni compagni di scuola sono stati costretti a rimanere al di là del fronte, a scegliere altre scuole dove andare”. Nonostante questo, lei non è a favore di una separazione così marcata a livello educativo. In una maniera decisamente matura spiega che “questa continua opera di divisione porta, senza dubbio, ad una radicalizzazione sempre maggiore della situazione, ad un ricongiungimento con l’altra parte sempre più lontano; mettere l’uno contro l’altro non ha mai portato a conclusioni positive delle controversie.”
La bambina non si sente soddisfatta nello svolgere, per un’ora al giorno, una lezione che reputa inutile e per cui non nutre interessi. Lo stesso dice Viktor, 14 anni, il quale studia nella stessa scuola, la n.7, quella di Oksana. “Quando finisce la lezione della signora Elena (l’ufficiale dell’esercito) ne esco sempre rinvigorito, orgoglioso, e fiero di poter combattere per il mio Paese, ma questa sensazione dura poco. Non sono mai stato intenzionato ad arruolarmi nell’esercito e non credo che questo nuovo corso possa farmi cambiare idea”.
Foto di copertina © Riccardo Pareggiani